In un’epoca che di demoni evidentemente non ne ha abbastanza, si sviluppano nuovi confini di astio e demonizzazione. Per noi tutti amanti dei giochi di ruolo, e nella fattispecie quelli riguardanti il fantasy, non è difficile imbattersi nella rete in blog di varia natura o in stralci di ricerche e pubblicazioni riguardanti la “pericolosità di Dungeons & Dragons” e giochi affini. Numerose sono le discussioni accese a riguardo e, come al solito, è davvero facile che pareri spiccatamente contrastanti trovino spazio in sterminate discussioni e commenti.
Si legge di “Psicosette”, di studi con risultati scientifici che danno come esito che questi giochi possano effettivamente portare ad un comportamento distruttivo e antisociale. Si arriva addirittura a riconoscere buona parte della letteratura Fantasy come un allontanamento dalla dimensione del giusto e del buono. Insomma, se ne leggono di tutti i colori, a partire dalle potenzialità di controllo mentale che questi giochi hanno, fino ad arrivare a sostenere che alcuni di essi abbiano contenuti anticristiani.
La domanda che mi sono posto riflettendo su questa vera e propria caccia ai giocatori è: la colpa di atteggiamenti aggressivi e anticristiani, nell’era della massificazione, della globalizzazione e dello sdoganamento di violenza, sessualità ed occultismo in ogni dove, a partire dalle televisioni per arrivare alle pubblicazioni cartacee (passando ovviamente per tutti i buchi della Rete), è davvero attribuibile ai GdR Fantasy, quali strumento di subdolo avvicinamento al male?
Si è arrivati al punto di stilare un decalogo di parametri per permettere ai genitori di riconoscere un Giocatore di Ruolo e sventare la minaccia prima dell’inevitabile, alimentando paranoie e congetture che in alcuni casi farebbero invidia ai più sanguinari inquisitori. In passato, pubblicazioni illustri di nomi altrettanto altisonanti hanno spopolato sulla rete, ultra commentati fra l’altro da giocatori giustamente indignati, che nell’articolo di cui vedete il titolo qui sopra, leggono della loro predicata pericolosità, e si ritrovano a far fronte all’ennesima discriminazione fomentata anche troppo spesso da fanatismi e congetture che trovano decisamente più ampia risonanza.
Googlando è possibile imbattersi in qualsiasi tipo di commento: a partire da quelli più moderati, fino ad arrivare a vere e proprie porcherie che non sono altro che l’esito di forti sentimenti di repressione e ricerca di un qualche tipo di cieca giustizia divina. Non sempre, ma decisamente troppo spesso, l’accento posto sulla questione è più grave di quanto non sia quello da apporre ad altre questioni sociali, decisamente più pericolose ed evidenti che non un critico con d20 su un povero coboldo.
Che ci sia la possibilità che il GdR, per via del livello d’immedesimazione, possa risultare effettivamente pericoloso non è ovviamente un dato da escludere, ma esporre l’argomento con determinati toni ad una sensibilità pubblica abituata ad essere sodomizzata dall’informazione aggressiva e d’impatto, significa realmente aprire la caccia ad una nuova categoria, cercare un nuovo nemico per una nuova crociata mediatica. L’aspetto veramente più triste di tutta la vicenda è, però, che questa demonizzazione amplificata è ciclica, un po’ come quella delle varie tragedie e di casi criminosi affini, o ancora come quella del rock che diventa la musica del demonio e dei satanisti. La solita minestra, riscaldata e sbattuta in faccia alla collettività per fomentare altro astio gratuito e quasi sempre ingiustificato.
È impossibile valutare quanto di tutto ciò sia vero e quanto invece sia frutto di questa stessa propulsione mediatica, ma ci troviamo indubbiamente dinanzi ad un altro conflitto che è destinato a durare in eterno. I giocatori si armino di dadi da 20, e coloro che sostengono che il gioco è il male continuino a puntare il dito su tonnellate e tonnellate di carta stampata con testimonianze annesse di “giocatori pentiti” che sono riusciti ad uscirne, e che lo scontro continui a botte di articoli, commenti, tweet e condivisioni.
Un’analisi lucida di questo fenomeno ha riportato alla mia memoria diverse sessioni di gioco, le ore passate sui manuali, a cercare incantesimi per cavarmi da situazioni improbabili o a creare interi dungeon da esplorare, come sono sicuro che molti di voi lettori abbiate fatto, facciate tutt’ora e farete in futuro. Magari una soluzione plausibile sarebbe smetterla di demonizzare e non vedere il male ovunque, ma rendersi conto di quello che la realtà dei fatti ci sbatte in faccia giorno dopo giorno.
– Antonio Sansone –