The Legend of Zelda: A Link to the Past / Four Swords (2002)
Come vi avevo anticipato nello scorso appuntamento, col primo Zelda per GameBoy Advance Nintendo ha deciso di rendere omaggio a quello che è da tanti considerato come uno dei migliori episodi della saga, A Link to the Past, sviluppando (in collaborazione con Capcom) un porting dell’originale versione uscita su Super Nintendo. Chi l’ha perso al tempo, dunque, ha avuto l’occasione di recuperare questo gioiello in formato portatile, ma anche chi aveva già completato l’edizione SNES ha trovato delle novità, come un dungeon extra, l’aggiunta della voce di Link (tratta da Ocarina of Time), la traduzione italiana, modifiche varie alla funzione di alcuni oggetti e piccoli aggiustamenti al gameplay. La chicca del gioco, però, è probabilmente la seconda modalità inclusa nella cartuccia, chiamata Four Swords, primo vero esperimento di Nintendo nel proporre una modalità multiplayer per una delle sue saghe di punta. Di cosa si tratta? In pratica qui fino a quattro utenti possono collegare i loro GBA (ognuno munito di una propria cartuccia) per affrontare dei dungeon in compagnia, col solito principio cooperazione-competizione: infatti collaborare è necessario per risolvere enigmi e affrontare i boss, ma quando sullo schermo ci sono tante rupie, non si guarda in faccia a nessuno e ci si lancia ad arraffarne quante più possibile, così da ottenere il miglior punteggio. Rispetto agli altri giochi della serie, qui Link può portare con sé soltanto un oggetto alla volta – spada esclusa, chiaramente – costringendo il giocatore a selezionarlo in base alla situazione e in base a quelli disponibili in quel momento nelle vicinanze. Potenzialmente si può giocare per molte, molte ore, visto che gli ambienti e gli enigmi vengono generati ad ogni partita in maniera casuale. Per quanto riguarda la storia, è più che altro un pretesto, anche se Nintendo è riuscita a ficcarla lo stesso nella cronologia ufficiale degli eventi: Link e Zelda sono al cospetto della Quadrispada, quando il sigillo dell’arma si spezza e libera Vaati, una creatura oscura che rapisce la principessa con l’intento di sposarla e fugge via con lei. Link viene raggiunto da tre fate che gli insegnano ad usare il potere della Quadrispada: il giovane rimuove l’arma dal piedistallo, creando così tre copie di se stesso, e partendo con loro alla ricerca delle quattro fate che gli potranno garantire l’accesso al palazzo di Vaati. Personalmente ho avuto modo di giocarlo con un amico e vi assicuro che, come in Four Swords Adventures, ci si diverte veramente tanto: Nintendo ancora una volta ha dimostrato di non avere rivali nella realizzazione di giochi multiplayer, nonostante non sia affatto facile “tradurre” una serie votata da sempre esclusivamente al single player, come è Zelda. Su questo sono stati d’accordo anche i redattori di videogiochi di tutto il mondo, promuovendo a pieni voti questo bundle.
The Legend of Zelda: The Minish Cap (2004)
In lavorazione presso Capcom già dal 2001, solo 3 anni dopo approda su GBA un nuovo ed esclusivo capitolo di The Legend of Zelda, chiamato The Minish Cap. La storia di questo episodio fa parte della trilogia della Quadrispada, che include anche il suddetto Four Swords, e Four Swords Adventures per GameCube, ma è antecedente a questi due capitoli: nel corso della festa dedicata al popolo dei Minish, piccole creature che secondo alcune leggende in tempi antichi avrebbero aiutato un eroe a salvare il mondo dall’oscurità con una spada forgiata per lui, viene organizzato un torneo di spade, che vede come vincitore uno strano cavaliere chiamato Vaati. Alla cerimonia di premiazione, tenuta alla presenza dell’originale Spada dei Minish, Vaati si avventa sull’arma nella speranza di ottenerne il potere, ma ciò non avviene, e la lama si distrugge spezzando il sigillo di un forziere che conteneva tutte le malvagità incatenate secoli prima dall’eroe della leggenda. Deluso, Vaati pietrifica la Principessa Zelda e fugge con lei. Essendo Link l’unico in grado di vedere il popolo dei Minish, viene incaricato dal Re di Hyrule di raggiungere le foreste dei piccoli esserini e convincerli così a forgiare di nuovo la lama capace di sconfiggere Vaati, sigillando così ancora una volta il male.
Anche questo gioco segue la scia dei vecchi capitoli portatili, sfruttando però le potenzialità offerte dall’hardware del GameBoy Advance: la telecamera di gioco è più vicina alla superficie, offrendo un colpo d’occhio molto più piacevole. Il cappello a forma di uccello che vedete sulla testa di Link è Egeyo, l’unico strumento che il nostro eroe ha a disposizione per rimpicciolirsi e poter visitare il regno dei Minish (ma anche quello degli umani, visto completamente sotto una nuova prospettiva). Tornano armi e oggetti classici, affiancati da alcune novità, come dei guanti a forma di zampe di talpa (utili per creare percorsi attraverso i muri) o la Giara Magica (che risucchia oggetti e nemici, per poi “sputarli” a mo’ di proiettili). In più, proseguendo nell’avventura, i poteri della spada di Link gli permettono di creare delle copie di se stesso per risolvere enigmi in determinati punti dei dungeon, e lungo tutte le ambientazioni si trovano dei pezzi di medaglioni, i Frammenti di Gioia, che ricomposti sbloccano eventi in specifici punti della mappa (come l’apparizione di scrigni o l’apertura di porte sigillate).
Per il lancio, Nintendo si diede data decisamente da fare: era possibile acquistare il gioco anche in bundle con uno speciale GameBoy Advance SP color oro, prodotto in sole 25.000 unità. E non finisce qui, perché chi acquistò questa edizione limitata della console aveva anche la possibilità di trovare all’interno della confezione un ticket che dava diritto a ricevere gratuitamente un secondo GBA SP placcato in oro 24 carati, prodotto in soli 7 esemplari! Anche questo Zelda fu acclamato da critica e pubblico, riuscendo a superare il milione di copie vendute in soli 4 mesi.
Bene, anche per quanto riguarda gli Zelda apparsi sul mai troppo lodato GameBoy Advance – una console che ha soddisfatto decisamente gli appassionati di fantasy, converrete con me – abbiamo finito. Concludo informandovi che Four Swords è attualmente recuperabile nella versione Anniversary, sia su Nintendo DSi che su 3DS (scaricandolo in digitale tramite eShop), con incluso un nuovo dungeon, un livello di difficoltà aggiuntivo, e la possibilità di giocare anche in single player. Minish Cap è stato inserito, invece, nella Virtual Console del Nintendo 3DS, purtroppo scaricabile (gratuitamente) soltanto per gli utenti che hanno comprato la console al lancio, come premio di “fedeltà” per coloro i quali non hanno atteso il famoso taglio di prezzo della console. Non mi chiedete perché non sia stato rilasciato a pagamento anche per tutti gli altri poveracci!
– Mario Ferrentino –