Un Cavaliere dell’Apocalisse che imbraccia un fucile? È quello che stranamente succede adattando ai giorni nostri il Mistero di Sleepy Hollow, tra qualche settimana sui vostri fantastici schermi!
Remake, reboot, readaptation… ultimamente si fa un gran parlare di questi terminazzi pomposi, prestiti della lingua d’Albione entrati a far parte del linguaggio comune del Bel Paese. La differenza di significato è irrisoria, sottile quanto una lamina di mithril. Perché, ormai, il caro vecchio “rifacimento” non fa certo così tendenza, se detto in un contesto dove a) in un agglomerato sociale di X individui si parli di film e telefilm di recente/prossima uscita, e b) tu, povero nerd/spugna seriale/spugna cinematografica, ci tieni a fare bella figura, dimostrando che tutte le migliaia di ore di entertainment visivo che ti sei sciroppato sono servite a farti una buona dose di cultura (visto? ho sforato anche io con l’inglese).
La verità, ragazzi, è che, ormai, nel 21esimo secolo le idee, quelle originali, nuove di pacca, sono finite da un pezzo, e stiamo veramente raschiando il fondo del barile o, come detto altre volte, strizzando i sassi. Massì, rielaboriamo tutto, dal Corvo, a Robocop, ai Pokémon! Che tanto i fessi si bevono tutto (d’altra parte non c’è altro…)!
E allora, se qualche mese fa vi presentavamo Dracula – La Serie TV, partita manco a farlo apposta in questi giorni in terra a stelle e strisce, oggi non possiamo che proporre al vostro raffinato palato di veri intenditori televisivi Sleepy Hollow, telefilm nuovo fiammante (per modo di dire), basato sull’omonimo racconto dello scrittore americano Washington Irving, pubblicato nel 1820 all’interno della raccolta Il libro degli schizzi (vai con le battutine a doppio senso).
Celeberrimo e ipersfruttato racconto, aggiungerei, dal momento che i più attenti di voi avranno già alzato una mano, dal fondo dell’aula, per chiedere con vocina supponente “ma non è forse lo stesso racconto da cui è tratto il film di Tim Burton del 1999, con protagonisti Johnny Depp e Cristina Ricci?”. Bravi, isolani secchioni, vi siete meritati una cioccorana. Occhio che scappa, eh!
Irving ebbe il merito e il genio di rielaborare le innumerevoli leggende medievali britanniche, come quella irlandese del “Dullahan” (letteralmente dark man, uomo oscuro), o del romanzo Sir Gawain e il Cavaliere Verde, riportato in auge nientepopodimenoche dal mito, J.R.R. Tolkien, grazie al suo infinito lavoro di critica letteraria.
Nel 1949 la Disney produsse un film d’animazione indirizzato perlopiù ad un pubblico infantile, dal titolo “Le avventure di Ichabod e Mr. Toad”, fino a giungere al suddetto capolavoro burtiano, vero mix di arcano, atmosfere gotiche e sanguinolento soprannaturale, condito da una spruzzata copiosa di componente investigativa (visto che all’epoca non esisteva CSI Miami) e dal piacevole retrogusto di lieto fine. Tutto ciò ha contribuito a farne un film mai noioso, invecchiato egregiamente nel corso di quasi 15 anni.
Spese due doverose parole sui predecessori del telfilm, basta parlare, lanciatemi i compon il filmato!
Ma cosa cambia, in sostanza, in questa nuova, moderna reincarnazione della Leggenda? Non molto: Ichabod Crane (Tom Milson), ex professore di storia ad Oxford ed agente spia di George Washington all’epoca della Rivoluzione America, si risveglia in epoca contemporanea, assieme al Cavaliere Senza Testa, da lui decapitato 230 anni prima, con il quale condivide un misterioso legame di sangue. Accompagnato dall’agente di polizia Abbie Mills (Nicole Beharie) e guidato dallo spirito della sua defunta moglie Katrina (Katia Winter), Crane dovrà fermare a tutti i costi Il Cavaliere, rivelatosi in realtà Morte, uno dei Quattro dell’Apocalisse, intenzionato a portare il caos a Sleepy Hollow ed estenderlo al mondo intero. Banale? Banale…
Ragazzi, lo ammetto, tralasciando l’enorme valore affettivo che mi lega alla pellicola del ’99, diciamocelo, c’è un solo motivo per seguire davvero SH: la strega redhead, Katrina! Poteva mai mancare, come cliché sexy? Ma che peccato…
Il punto è un altro. Tornando allo Sleepy Hollow di Burton, c’è da dire che aveva un intrinseco pregio, di non leggera importanza. Il fatto stesso di essere un film, ne faceva un microcosmo fatto e finito, dove il dipanarsi della vicenda iniziava con i titoli iniziali e finiva coi titoli di coda. Il Cavaliere ha riavuto la sua testa, il complotto maledetto è stato spezzato, i cattivoni puniti, Ichabod e Katrina vanno a New York, due cuori e una capanna: vissero tutti felici e contenti. Un film è come una biglia di vetro: avete mai visto una biglia di vetro sfaldarsi, rotolando su un piano? Ovviamente no, perché a livello strutturale è unitaria, compatta. Il difetto di una serie televisiva è proprio l’opposto: il suo prolungarsi nel tempo. Non a caso molte ottime produzioni vengono cancellate per uno sviluppo approssimativo o per mancanza di coerenza con la stessa idea primaria, perché “si perdono per strada”. Mi viene al volo in mente il caso di Flashforward: idea geniale, partito col botto, milioni di spettatori, impronta da kolossal, proseguito malissimo e finito nello scarico dopo una stagione.
E quindi, alla luce di tutto ‘sto ragionamento, vi chiedo: ma Sleepy Hollow funzionerà? È chiaramente una paraculata commerciale. Quello che ci chiediamo (e vi chiediamo) è molto semplice: il portare ai giorni nostri atmosfere e archetipi tanto radicati in un universo medieval-settecentesco, adattando alla nostra smartphonautomobilistica routine quotidiana una serie di componenti magiche e fantastiche, può sì essere intrigante, “figo”, ma se alla lunga si dimostrasse controproducente, stancasse, arrivando ad un inevitabile flop – leggasi cagata pazzesca? Palla agli sceneggiatori.
Fatto sta che se il compromesso fra trama e diacronia mi porta ad un Cavaliere senza spada, in versione Terminator che più tamarra non si può, allora direi che non ci siamo proprio…
Sleepy Hollow è in arrivo, dal 19 novembre prossimo, per tutti gli abbonati Sky Italia, sul canale FOX.
Qualcuno cantava “if you never try, you’ll never know”… quindi, fateci sapere cosa ne pensate e se gli darete una chance: questa settimana, in omaggio per voi, una tela ad olio del Cavaliere, a grandezza naturale, firmata dal nostro grafico Alessandro Ranaldi!
– Mario Venezia –