Fantasy e peti: due mondi quasi sempre separati, ora uniti. Sarà stato meglio così?
Orc Attack: Flatulent Rebellion. Avete letto benissimo e “Flatulent” ha proprio quel significato che tutti state pensando. Per quelli che probabilmente non ne avranno mai sentito parlare, Orc Attack è un gioco indie creato dalla Casual Brothers Game al loro debutto, disponibile su XBLA e PSN. Il videogame può a prima vista sembrare un classico hack ‘n’ slash fantasy, simile al più famoso Castle Crashers per alcuni aspetti, ma con degli elementi abbastanza innovativi. Innovativi ma inquietanti.
Brevemente, la trama: un gruppo di orchi dai nomi alquanto bizzarri (ad esempio Lord Poop, che per chi non masticasse l’inglese significa Lord Cacca) risultano essere tra gli ormai pochissimi della loro specie sopravvissuti all’inquinamento provocato dagli umani. Ciò li porterà ad acquisire poteri molto particolari, ovvero l’abilità di espellere gas intestinali con potenza inaudita o addirittura magie direttamente dal deretano. Volendo salvare la loro specie, organizzeranno una grande ribellione (grande nel senso di “loro quattro e basta”) per porre fine all’inquinamento atmosferico. Una trama alquanto banale se non per l’aggiunta dei peti distruttori, che dovrebbero dare un che di umoristico al tutto.
Ma di umoristico tutto sommato non c’è poi molto: l’ilarità si perde ben presto in una trama fin troppo lineare, anche se farcita di scenette simpatiche che sono abbastanza godibili. Per quanto riguarda il gameplay, lo stile è molto semplice e molto simile al suddetto Castle Crashers, con la differenza che, nonostante i poteri abbastanza divertenti derivati dai peti, diventa molto presto ripetitivo e non troppo coinvolgente. La situazione migliorerebbe con la modalità cooperativa online che, però, ha alcuni grossi difetti: basta che entri un terzo giocatore e già il frame rate crolla a picco. Si salva a mio parere la grafica che, per un gioco di poco più grande di un gigabyte, è più che discreta e molto colorata.
Andando avanti nel gioco, troviamo anche lati positivi. Ci sono molti elementi ruolistici che sono gestiti discretamente bene, come l’accumulo di esperienza e mercati dove comprare nuove armature e nuove armi. Il problema è che non importa quale personaggio voi scegliate, il suo stile di combattimento sarà sempre lo stesso, così come i suoi movimenti. L’eccezione saranno i peti, che si differenzieranno un po’ a seconda dell’orco prescelto. Lo schermo è spesso pieno zeppo di nemici e l’azione è frenetica, e sarebbe anche divertente se non fosse per il pessimo uso della telecamera di gioco che, molto spesso, sarà il vostro peggior nemico. Potreste finire per non vedere più il vostro personaggio mentre una trentina di cavalieri assetati di sangue cercano di farvi la pelle.
Come deducibile, Orc Attack non si rivela all’altezza di altri grandi predecessori indie e non, quali Castle Crashers, Orcs Must Die e The Cave. Non me la sento di dire che è un “pessimo” gioco nel vero senso del termine, dato che è comunque un indie e tutto sommato ci sono elementi discretamente elaborati e riesce anche ad intrattenere a modo suo. Ma è inevitabile che il confronto con altri giochi dello stesso tipo lo porti alla sconfitta. Tuttavia, si può riporre qualche speranza nei Casual Brothers: l’idea di fondo è abbastanza divertente e originale, anche se poteva essere sviluppata meglio e la creatività è sempre un buon punto di partenza.
– Giovanni Vietri –