Un’analisi attenta del rapporto cinematografico con la letteratura, la poetica e i personaggi dei film de Il Signore degli Anelli e di Avatar, nel libro “Terre di Mezzo” di Giuseppe Grossi.
È arrivato qui sull’isola, in una cassa galleggiante, un testo misterioso, che ha lo scopo di strutturare l’analisi di due film appartenenti uno al genere fantasy, l’altro al fantastico: Il Signore degli Anelli ed Avatar. Giuseppe Grossi, lo scrittore del libro in questione, dal titolo ” Terre di Mezzo. Poetiche e metafore tra Avatar e il Signore degli Anelli“, è stato ricercatore presso l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo dopo essersi laureato in sociologia, è un autore radiotelevisivo e copywriter e attualmente è uno dei critici cinematografici dei colleghi della testata online mymovies.it.
Affrontare un testo di sociologia ai profani può incutere timore, ma leggere le riflessioni e le analisi presenti in questo volume, che conta un centinaio di pagine, non solo è una piacevole lettura chiara e pulita, ma è anche l’appassionarsi a tutta una serie di riflessioni che inducono il lettore ad osservare questi film da ottiche diverse. Anche se Avatar non rientra nel genere che trattiamo, ho letto d’un sorso tutto il libro, rimanendo affascinato da tanti elementi e collegamenti che avevo ignorato finora.
Il Signore degli Anelli viene studiato e analizzato nello specifico, nel rapporto trasversale tra i media che lo hanno trattato come il libro e il film, e nel collegamento con l’autore che, vivendo il suo contesto storico ha tracciato una trama che lo riflettesse. Tolkien, figlio del suo tempo, riflette i tumulti che storicamente avvenivano intorno a lui nella creazione del mondo della terra di mezzo, dei malvagi e dei conflitti, mentre la macchina del male sauronica forgia armi e da vita a temibili Uruk- hai. Lo scopo del libro è quello di partire quindi, dagli elementi noti per spingersi in una comprensione più alta e globale.
Peter Jackson è riuscito nell’ardua impresa di rendere su schermo lo stesso realismo che accompagna il lettore di Tolkien. La sua messa in scena è spettacolare, agevolata da incredibili effetti speciali, ma calati in un contesto assolutamente credibile per realismo e rievocazione di una storia fantastica. Durante la visione del Signore degli Anelli e Lo Hobbit non si avverte mai la sensazione posticcia della ricostruzione artificiale, ma soltanto la rievocazione di un mondo che sembra davvero esistito.
Vengono approfondite le tematiche dell’eroe, dei suoi limiti e dell’impossibilità di farcela da solo, elemento caratterizzante del protagonista di entrambi i film, per poi passare alle figure antagoniste, alle dinamiche e ai significati sottesi che le animano nella costruzione dell’impalcatura del nemico del “bene”. Bene e male si scontrano, in dicotomiche suddivisioni dai confini decisamente labili, la cui fragilità è dovuta ad elementi come l’anello, che rappresenta un elemento di corruzione, anche per gli eroi più puri oppure alla stessa razza umana-americana presente in Avatar dove l’umano Jake appartiene al gruppo degli invasori e quindi del male.
Immancabile inoltre, il discorso allegorico, su tutti i simboli, i segni e gli indizi presenti nell’iconografia cinematografica delle stesse pellicole. Dal mondo che ruota intorno ai protagonisti ai dettagli della ambientazioni, delle razze, dei volti umanizzati e non, troviamo un florido campo di referenti significativi e allegorici. Chi ha visto le pellicole in questione, vivrà con interesse la lettura di quest’opera che, nel suo piccolo formato e nell’onestà delle sue parole, induce ad ampie riflessioni per i fan del cinema o per coloro che hanno seguito ad esempio, il processo letterario di Tolkien. A noi è piaciuto molto, e lo stiamo divorando tutti qui sull’isola. Vi consigliamo quindi la lettura, per riuscire ad andare oltre il già visto per guardare con occhi nuovi queste fantastiche sequenze di fotogrammi così cariche di epicità e significati.
Trovate il libro sul sito ufficiale della casa editrice. Buona Lettura.
-Luca Scelza-