Dopo aver recensito il suo racconto, facciamo quattro chiacchiere assieme ad Ilaria Pasqua, autrice de Il Giardino degli Aranci – Il Mondo di Nebbia.
Dopo la recensione sul racconto che la nostra Ilaria Pasqua ha pubblicato (che, ricordiamo, potete rileggere cliccando qui), ed in attesa di apprendere non solo come si svilupperanno le avventure di Aria e dei suoi amici in quel mondo distopico che ha ideato, concentriamoci sull’autrice e cerchiamo di apprendere qualcosa di più su di lei, anche per cogliere meglio lo spirito del racconto.
Pertanto, diamo spazio alla nostra intervista.
È giorno, un’alba carica di significati che ti desta. Una calda luce ti riscuote, dopo una notte trascorsa sulla sabbia invitante della spiaggia. Il vento sussurra, rinfrescandoti, mentre i primi uccellini cantano la loro personale lode al nuovo giorno. Cara Ilaria, sperando che ora tu sia rilassata, ti diamo il benvenuto su Isola Illyon! Puoi presentarti brevemente, in modo che i nostri utenti e lettori possano dire di conoscerti un po’ meglio, alla fine di questa conversazione?
Grazie a voi per l’invito! Dopo aver conseguito la laurea triennale e specialistica al Dams, ho finalmente avuto tempo per seguire anche dei corsi di scrittura. Amo alla follia il cinema, perciò ho studiato anche sceneggiatura e devo dire che per i libri mi è servito tantissimo.
Leggo moltissimo, adoro i fantasy, i distopici e la fantascienza, ma leggo davvero di tutto, sempre entro certi limiti, ovviamente.
L’interesse per la scrittura si è approfondito sicuramente durante l’Università, la spinta finale me l’ha data un mio professore che mi ha incoraggiata ad approfondire, ed è ciò che ho fatto. Una volta iniziato non sono riuscita più a fermarmi, è come se avessi aperto una fessura in una diga. E ora passo il mio tempo a inseguire le mie idee… una bella faticaccia, ma non me ne pento.
Ciò che mi è venuto più naturale è scrivere storie fantasy e distopiche, penso siano perfettamente nelle mie corde, è la mia chiave di lettura della realtà. Penso che a volte le storie fantasy riescano a scandagliare la realtà meglio di quanto facciano quelle reali.
Ora non so assolutamente come potrei vivere senza, e vedo tutti gli anni in cui non ho scritto come tempo tolto a me stessa, ma alla fine credo che ognuno debba prendersi il suo tempo, se ho iniziato in quel periodo ci deve essere stato un motivo, una molla che è scattata, qualcosa che sicuramente non si può forzare. Succede quando deve succedere.
Iniziamo a conversare un po’ di più della tua ultima fatica: Il Giardino degli Aranci- La Città di Nebbia. Un racconto lungo o un romanzo breve? E le avventure descrittevi avranno un seguito?
Ma no, lunghezza standard, dai! Sì, certamente, i tre protagonisti finiranno in un’altra delle realtà, ma completamente diversa dalla precedente. Non sarà un mondo di nebbia, dove il tempo non scorre e dove le sofferenze sono annullate, anche se hanno un punto in comune: oltre all’altro protagonista che ha dato il titolo al libro, ogni realtà creata è sempre il frutto di una sofferenza, una debolezza.
Vediamo di approfondire il discorso sui personaggi: Aria, Henry, Will e Isaac, tra i principali su cui concentrarci. Si dice che un autore tenda a identificarsi nelle proprie creature. Vale anche per te? E in chi ti identifichi maggiormente e perché?
Sicuramente ho infuso alcune delle mie caratteristiche a ognuno dei miei personaggi, ma sono solo delle sfumature. Nessuno di loro mi somiglia. Sono un po’ Aria e un po’ Will, di sicuro. Ma Aria è una tipa tosta e a volte molto egoista. Will è all’apparenza molto pacato e forse indifferente, ma è il miglior amico che si possa avere. Pensa agli altri, si prende cura di loro senza farsi notare. Io non sono loro, spesso i personaggi riflettono caratteristiche che si vorrebbero avere. Attraverso loro vivo possibili me che non esistono.
Come è scaturita l’idea di creare un racconto come quello che hai narrato? E credi di poter identificare delle contaminazioni principali che possono aver ispirato/caratterizzato il tuo racconto ed il mondo descrittovi?
Ero in montagna a fare una passeggiata e ho visualizzato un ragazzo con dei piccoli serpenti intorno alle braccia che rappresentavano tutto ciò che di brutto gli era successo nella vita… era Will. E da quest’immagine ho sviluppato la storia, che poi ha preso tutta una sua direzione, anche se l’immagine iniziale delle sofferenze di una vita è diventata il substrato, il senso, il cuore della storia.
Sicuramente ce ne sono, ma avrei difficoltà a individuarle. Dalle tantissime letture, dai film, dalle serie tv, dal mondo che ci circonda si raccolgono suggestioni che ti rimangono dentro; tutto ciò che si vede, alla fine, viene digerito dalla mente, e ciò che resta di importante va a far parte del tuo bagaglio culturale, e viene utilizzato in seguito, sotto diverse forme. In fondo la lente attraverso cui ognuno osserva e interpreta la realtà è diversa.
Aria è la chiave ma è anche la causa di ciò che accade? Il suo bisogno di rifugiarsi, ad un certo, punto in una realtà consolatoria e più consona ai suoi desideri e speranze, eclissando la sofferenza, si può definire giustificabile anche con riguardo all’età, ma anche un azzardo?
Non proprio la causa: ogni persona è responsabile della sua presenza in quel mondo. Aria è una come tanti altri, ma è l’unica che inizia a interrogarsi sul mondo in cui vive, anche perché l’ha sempre fatto. Lei non è mai stata il tipo di persona che nasconde la testa sotto la sabbia, l’ha fatto una volta sola e le è stato fatale. Un azzardo, figlio di un bisogno che l’ha resa cieca. Non riusciva a vedere altro che la fuga. Il dolore, ma anche un senso di colpa ben celato, l’aveva spossata a tal punto che quella sembrava l’unica strada per ricominciare sul serio. Una strada sbagliata, come dice anche lei durante la storia, “non naturale”, un’opzione del genere non doveva proprio esistere. Come si dice… una scelta può cambiare totalmente una vita.
Premesso che ovviamente non desideriamo fare spoiler ai nostri lettori, anche per non togliere il gusto di scoprire il mondo a cui hai dato vita, credi di poterci dire qualcosa che prossimamente ci attenderà nei successivi racconti? E vedremo rivelato il segreto dei Cinque Sacerdoti?
Sono sempre terribile con gli spoiler, ma giuro che stavolta terrò la lingua a freno. La nuova realtà in cui piomberanno è anti-Aria che più anti-Aria non si può. Aria sarà messa alla prova di nuovo, ma stavolta in una maniera differente. Ne approfitterò per analizzare ancora più a fondo i miei personaggi. Per quanto riguarda i Cinque Sacerdoti… è un sì, sono stata vaga nel primo libro proprio perché nel secondo avranno un ruolo importante, e volevo evitare di far cogliere elementi che non desideravo assolutamente svelare subito. Racconterò la loro intera storia, e darò spiegazioni sulla nascita e sull’essenza stessa del mondo di nebbia.
Un’ultima domanda prima di lasciarci: hai consigli per chi, come te, desidera e culla il sogno di pubblicare qualcosa di proprio? Il selfpublishing può essere la risposta oppure si rischia di passare inosservati? Quando, secondo te, una casa editrice può davvero scegliere di scommettere su di uno scrittore esordiente?
L’unica cosa è crederci e impegnarsi a 360 gradi, senza lasciarsi abbattere dalle tipiche frasi: “ci sono più scrittori che lettori”, “c’è la crisi”, “agli editori non interessano gli esordienti” e via dicendo, né da nessun altro, alla fine chi deve crederci sei solo tu. Il self publishing ha i suoi lati positivi e negativi, sicuramente, ma i positivi eclissano i negativi, a mio parere. Da una parte è una comodità perché permette a chiunque di saltare quel ‘passaggio intermedio’ rivolgendosi direttamente ai suoi lettori, dall’altra farsi conoscere, leggere, recensire e costruirsi una piccola cerchia di lettori, da soli è molto difficile. Dal canto mio ho visitato numerosi blog e conosciuto tantissime persone deliziose che si sono prestate a dare una mano e che non smetto di ringraziare. Insomma, il selfpublishing è sicuramente molto gratificante ma davvero faticoso, perché bisogna diventare, oltre che scrittori, anche editori di se stessi, e non è facile, si deve passare tantissimo tempo a fare ricerche, tempo che poi viene tolto alla scrittura. Si va avanti a piccoli passi e si deve avere tanta pazienza. Poi c’è anche il fattore spesa: bisogna occuparsi seriamente dell’editing, perché non si può pubblicare un lavoro senza farlo passare per le mani di un professionista, copertina compresa. Io vedo il selfpublishing come un trampolino, sì è vero: gli scrittori che scelgono questa strada sono sempre più, ma è anche vero che le possibilità sono infinite. E poi chi impedisce allo scrittore di cercare un editore mentre si autopubblica? Molto spesso gli editori fanno scouting proprio tra le autopubblicazioni, anche perché hanno la possibilità di leggere già il feedback dei lettori. Penso sia la forza della storia, la sua sincerità, e ovviamente la scrittura, a spingere gli editori a scommettere su un esordiente, e sicuramente anche la vendibilità che è brutto a dirsi, lo so, ma un libro non può essere autoreferenziale. Si scrive per se stessi ma anche per i lettori. Con questo non intendo però piegarsi alle logiche di mercato… io sono sempre dell’idea: scrivi solo di ciò che ami, di ciò che ti piace profondamente. Per fortuna ho trovato un editore, La Ponga Edizioni, per il mio primissimo lavoro, e questo mi ha incoraggiata a proseguire, a migliorare e soprattutto mi ha spinta a nutrire speranze per i successivi. Con il mio nuovo lavoro, Susan & Susan, sto sfruttando tutte le strade possibili, ed è ciò che consiglio: battete tutte le vie praticabili con tenacia e immensa pazienza, senza perdere fiducia in ciò che scrivete, e soprattutto non escludendo a priori una possibilità perché difficile, senza rischiare non si può raggiungere nessun risultato.
Si ringrazia l’autrice per essersi intrattenuta con noi.
– Leo d’Amato –