Bentornati! Oggi abbiamo con noi un ospite speciale, Angelo Cardillo, l’autore de “Il Giglio“, di cui abbiamo parlato in uno dei nostri articoli precedenti.
Benvenuto sull’Isola Illyon, Angelo. Vuoi raccontare ai nostri lettori qualcosa di te?
Certo! Sono stato molto fortunato: grazie ai miei genitori, seppur con alcuni limiti, ho potuto coltivare i miei interessi, che sin da piccolo erano difficilmente condivisibili con i miei coetanei. Risultato? Bambino solitario e infelice? Assolutamente no, anzi. Ho avuto la fortuna di non frequentare troppi amici e difficilmente mi sono trovato parte del “gruppo”.
Questo mi ha sempre permesso di avere delle forti convinzioni e di pensare con la mia testa.
La scuola la vivevo come una vera e propria seccatura, spesso nel retro dei quaderni, scrivevo storie di fantascienza o fantasy. Peccato che molte siano andate perdute. Mi ricordo che, scoperto da qualche maestra, ero stato anche sgridato per questo comportamento “assurdo”.
Devo avere qualche grave problema con la realtà. Percepisco questa cosa, grazie a sogni fantasy (ne faccio a decine) e al fatto che tendo a non volermi arrendere a comportarmi come “sarebbe opportuno” fare. Sono piuttosto idealista e non sopporto le scorciatoie psicologiche. Un esempio per tutti: “l’occasione fa l’uomo ladro” da me modificata in “l’occasione palesa il ladro, l’uomo d’onore non avrà nessuna esitazione”.
Come hai cominciato a scrivere?
Sin da bimbo ho sempre considerato scrivere come un sistema per fermare il tempo. Tramite le parole, infatti, è possibile bloccare pensieri e sensazioni. La trovo una cosa fantastica. Quando rileggo i miei scritti, spesso mi vengono in mente suoni, luci e contesto nel quale le parole e i pensieri sono nati. Ho cominciato per gioco, invece che studiare.
Come è nato Il Giglio?
Spiegare come sia nato il racconto del Giglio mi è un po’ difficile. Ma grosso modo posso cercare di spiegare che in questo romanzo voglio affrontare alcune tematiche a me molto care. L’affetto, e come alcune persone sfruttino questo sentimento a loro esclusivo vantaggio. Questo compiendo, a volte, azioni terribili. Questa storia era comunque già prevista nel momento della stesura delle prime pagine di Sharagut (il primo romanzo in ordine cronologico di scrittura). Il Giglio è anche un mio tributo a quegli esseri che a volte riescono ad essere davvero fantastici, le donne. Sono molto soddisfatto della storia, a volte mi sembra di vedermele intorno.
Vuoi parlarci delle tue protagoniste?
Non penso sia il caso di parlare troppo di queste avventuriere. Probabilmente rovinerei il piacere di scoprirle. Ma una cosa la posso dire. A differenza di altre persone, loro, insieme, hanno avuto la forza di mettersi in gioco, di non fermarsi alla realtà che veniva loro imposta. Mi piace molto il loro cammino verso una nuova consapevolezza. Nel romanzo ci sono praticamente due fasi differenti: la prima forse è più interessante e più intrigante, ma la seconda ha davvero un contenuto in “umanità” molto migliore.
Quale personaggio senti più vicino? E che tipo di personaggio saresti all’interno del tuo stesso racconto?
Probabilmente Gashmog il Mago, personaggio che “il Giglio” incontrerà durante la storia.
C’è qualcuno a cui vorresti dedicarlo?
Sì, certo. Alle donne prima di tutto. Ma non semplicemente a tutte le “femmine” umane. Ma quelle che possono davvero portare questo nome. Persone che provano, sbagliano, ma che alla fine ci riprovano. Quelle donne leali e corrette, che vedono questi comportamenti come tesori da custodire, indipendentemente dal mondo.
Perché leggere Il Giglio. Un messaggio ai nostri lettori.
Mi verrebbe subito da rispondere: E perché no?
Ma sarebbe troppo semplice. Il Giglio è un racconto ambientato in un mondo fantasy medievaleggiante, che ha lo scopo di intrattenere, accompagnare il lettore durante i viaggi fisici e mentali delle due protagoniste. Permette anche di incrociare i vari eventi con altri romanzi della stessa catena “Al tempo dei Draghi”. Questo multiplo sistema di scrittura, permette anche di evidenziare come la realtà venga distorta e modificata a secondo di chi la vive e la racconta. In più, oltre alla storia, ci sono vari spunti per ragionare sulle cose di tutti i giorni e di come è possibile affrontarle.
–Eleonora Carrano–