Un tempo, nell’Europa dell’est, con la parola striga si indicava una fata, ma la verità che si nasconde dietro questa figura è travestita da molteplici volti, superstizioni, leggende…
Striges – La promessa immortale è il titolo del nuovo romanzo di Barbara Baraldi, edito da Mondadori, già autrice della serie Scarlett e altri racconti come Lullaby – La ninna nanna della morte, La casa di Amelia e La collezionista di sogni infranti.
Striges è fondamentalmente un tributo alla figura della strega nel corso del tempo e la scoperta di questa figura e della sua storia e di come, ancora, la visione di essa sia cambiata più e più volte. Zoe, la protagonista, è una strega, o meglio scopre di essere tale al compimento dei suoi diciassette anni. Un’eredità di famiglia derivata dalla madre scomparsa anni prima, e che quindi farà riaffiorare una serie di rivelazioni portandola a dover frugare nel suo passato, non solo attuale, ma anche quello di una vita precedente. Dovrà scoprire il mondo fatto di magia, conoscere quelle capacità che sono sempre state parte di lei. Per fortuna Zoe non è sola, ha una stella dalla sua, perché c’è un’altra cerchia di streghe, le Arpie, che sembra essere particolarmente interessata alla protagonista. E poi ci sono gli Inquisitori, l’antico ordine che da secoli dà la caccia alle streghe depredandole dei loro poteri, e Zoe si è innamorata proprio di uno di loro. Eppure lei ha sempre conosciuto il volto di Sebastian, era già lì, nei suoi disegni di bambina. Come può la persona che ha sempre amato essere la stessa che potrebbe ucciderla?
Una storia d’amore, dunque, e di stregoneria, la storia di due mondi posti a confronto, quello delle streghe e quello degli Inquisitori. La protagonista sta nel mezzo, con i suoi dubbi, le sue incertezze, le sue domande e il suo cercare di capire qualcosa di nuovo, prima di tutto su sé stessa. La storia d’amore, in realtà, diventa anche un po’ il pretesto per permettere al lettore di affacciarsi in questo mondo che, è evidente, l’autrice conosce alla perfezione. Del resto la menzione di testi come il Malleus Maleficarum e personaggi storici ne dà conferma anche a chi è del tutto estraneo a questi argomenti. Chi invece un po’ di cultura ce l’ha, riesce facilmente a stabilire collegamenti, e anche a scoprire qualcosa di più. Il testo del resto è scorrevole, e quindi permette una facile comprensione a ogni tipo di pubblico. Singolare senza dubbio è il ruolo che ha l’Inquisizione in questo libro. Se si è sempre pensato di vederli come coloro che la magia la ripugnano o comunque la ritengono un elemento da debellare, in questo romanzo ce ne sono di quelli che portano via il potere alla strega per accrescere sé stessi. E questa è sicuramente una vera novità rispetto alla visione che hanno avuto precedentemente. Il potere rubato, inoltre, rimane come un marchio sulla loro pelle, un tatuaggio che rappresenta simbolicamente la strega alla quale è stato portato via. Ma è la stessa autrice ad aver ammesso di amare i tatuaggi. Quanto alla protagonista, l’elemento di grande caratterizzazione sicuramente sono i suoi occhi gialli, come quelli di un gatto o una civetta. “Il problema non sarebbe esistito se fossi nata civetta o gatto, pensavo. Ma ero una bambina e, non potendo trasformarmi in una civetta e volare via, una mattina avevo graffiato Michele come un gatto.“Un gatto rosso, specifica più avanti, perché a differenza degli altri gatti quelli rossi sono più selvatici, perché più visibili e quindi costretti a difendersi. La scelta di questo dettagli, del resto, ci è stata spiegata dall’autrice stessa nell’incontro al Cavacon 2013.
Altro punto a favore è l’ambientazione completamente italiana: il romanzo si svolge nella Milano dei nostri giorni, e c’è perfino una scena, non vi diremo quale, ambientata all’interno del Duomo.
Barbara Baraldi è dunque un’autrice eclettica tanto riesce ad armonizzare elementi differenti in un’unica trama. L’amore per l’esoterismo che le è sempre appartenuto, quello per la musica (perché il romanzo sembra sempre essere accompagnato da una traccia musicale), quello per la letteratura (nella citazione di Paolo e Francesca), con anche pillole culturali e storiografiche: tutto si fonde perfettamente creando così questa storia che piace forse proprio per la sua grande varietà di elementi. C’è un po’ di Barbara Baraldi anche in questo romanzo, ma del resto, un bravo scrittore, o in questo caso scrittrice, non è colui che mette ciò che ama in quello che scrive? Non è forse proprio scrivendo di quelle che sono le proprie passioni che si può dare un’anima allo scritto stesso?
-Eleonora Carrano-