Goblin e orchi sono sì caratteristici del mondo fantasy, ma sinceramente vi hanno fatto mai, come si dice in gergo, cagare in mano? Credo proprio di no. Per questo oggi parleremo di una delle creature forse più letali e terrificanti del mondo fantasy, il Basilisco.
Iniziamo subito col dire che nel corso degli anni questa creatura ha avuto notevoli rivisitazioni, e le leggende parlano di creature molto diverse l’una dall’altra. Partiamo, però dall’inizio.
Scheda tecnica:
Altezza media: Variabile (da pochi cm a 2m)
Lunghezza: Variabile (dai 20 cm a 8-9 m)
Peso: 1000-2000 Kg
Carattere: Aggressivo
Corporatura: Robusta – Simil Serpente- Simil Lucertola- Ibrido Serpente-Gallo
Armi: Numerosi denti aguzzi e veleniferi. Respiro velenifero. Sangue velenifero. Sguardo pietrificante o letale.
Intelligenza: medio-bassa
Segni Particolari: Di solito vivono in solitudine, a causa della loro elevata aggressività e della non necessità di accoppiarsi. Abitano ampi deserti, unici territori capaci di ospitarli.
Il primo che parlò di questa creatura fu Plinio il Vecchio, seguito poi successivamente da Lucano. Entrambi descrissero tale bestia come il “Re dei Serpenti”, nome dovuto a due motivi: il primo era legato al fatto che il Basilisco sembra possedere sulla testa una cresta bianca simile ad una mitra; il secondo, e più importante, era legato alla letalità dell’animale. Infatti secondo le leggende non esiste una bestia più pericolosa del Basilisco, capace non solo di uccidere, con lo sguardo o con le sue esalazioni, ma addirittura di generare intorno a sé un deserto facendo fuori ogni essere vivente nel raggio di chilometri.
Per quanto riguarda l’aspetto di questo essere infernale, possiamo individuare due scuole di pensiero:
- La prima, nata dalle parole di Plinio, descriveva la creatura come un serpente lungo circa 20 cm. Con gli anni le sue dimensioni sono andate via via aumentando, arrivando ai 6-7 metri di lunghezza. Di solito questi enormi Basilischi perdono il loro tratto serpentesco e si trasformano nel corso dei secoli in enormi lucertoloni alla Denver, con 4 o addirittura 8 zampe.
- La seconda scuola di pensiero crede che il Basilisco sia una creatura ibrida, nata dalla fusione di un serpente con un gallo. Questa idea nasce da alcuni bestiari del periodo medievale che descrivevano come il Basilisco potesse nascere e riprodursi. Secondo questi libri, un Basilisco nasce quando una gallina anziana depone un uovo perfettamente sferico. Per poter generare questa mostruosità l’uovo deve poi essere covato per ben 9 anni da due rospi. Una bella impresa insomma.
Nella letteratura fantasy più classica, sia cartacea che cinematografica, di solito viene preferita la prima descrizione (perché diciamolo, la seconda fa abbastanza ridere: vi immaginate il Basilisco di Harry Potter e la Camera dei Segreti metà pollo e metà serpente, con il maghetto che parlava il serpentese e il coccodese? Trashissimo).
Entrambe le descrizioni, però, sono concordi su un punto: tra tutte le creature mitologiche, il Basilisco è sicuramente una delle più infide e letali. Tra le caratteristiche che lo distinguono, forse la più famosa è la capacità di uccidere o pietrificare (in alcuni casi) con il suo semplice sguardo. Caratteristica che solo la arci-serpentosa Medusa può eguagliare. Pochi però sanno che un’altra arma letale dell’animale è il respiro, anche esso fatale per chiunque, per non parlare dei denti veleniferi e del sangue altrettanto tossico. Una vera e propria arma biologica versione fantasy.
Sembra anche che gli unici nemici di questi esseri siano gli specchi, che possono riflettere il potere del loro sguardo malefico, e le donnole, immuni al loro veleno e al loro potere (peccato che io donnole che divorano bestie di 6 o 8 metri non ne abbia mai viste!)
Bestia difficile da trattare insomma, forse tra le più crudeli esistenti nell’immaginario fantasy. Comunque, cari avventurieri, non preoccupatevi: se vedete nel buio del prossimo dungeon o nella notte arsa e tetra del deserto due punti rossi che vi fissano, non vi allarmate… sarà già troppo tardi!
Ulvrok, Macellaio della Luna
–Vincenzo Mirra–