Questa storia comincia in un vasetto. Sì, un vasetto come quelli per conservare le confetture o direste oggi come quelli per la Nutella. Fatto sta che mi trovavo in un vasetto. Ora qualcuno mi dirà ma i Doppelgänger non se ne stanno rinchiusi in vasetti. Beh, sapete cosa dico io? Questa è la mia storia e nella mia storia i Doppelgänger possono essere rinchiusi in vasetti.
In ogni caso, me ne stavo lì, nel mio vasetto quando all’improvviso il suddetto è approdato sull’Isola Illyon, si è rotto contro un qualche tronco o qualche sasso abbandonato sulla spiaggia e sono rotolata fuori. Ora voi non immaginate cosa sia la libertà dopo tanto tempo trascorso in un vasetto e sfido tutti voi a rimanerci dentro un vasetto. Ritrovata la libertà, ho cominciato a vagare nel mezzo dell’isola un po’ per vedere com’era fatta, un po’ perché ci si annoia a morte in un vasetto. E saltella saltella, scala un albero, entra in una finestra, mi trovo in una grande stanza piena di polvere e oggetti rettangolari. Gli oggetti rettangolari per la precisione sono quelli fatti di carta, con tante pagine piene di lettere e qualche volta anche qualche immagine. Si chiamano libri e per la precisione il posto in cui ero appena entrata era una biblioteca. Così ho cominciato a sfogliarli, a disseminarli sul pavimento e così via. Poi mi è capitato fra le mani questo piccolo libro dallo strano titolo, Il Vangelo dei Vampiri di James Vanore. Mi dico “perché no?” E quindi comincio a leggere.
Il cadavere di un uomo, trovato morto, apparentemente illeso se non per due piccoli fori sul collo. E qui già si comprende la tematica vampiresca se non la si era già capita dal titolo. In ogni caso la salma finisce come logica compete in obitorio sotto le “cure” (si fa per dire) del dottor Nathan Forester che, beh, si trova parecchio confuso dalla situazione. Pensando a un qualche assassino dal comportamento stravagante, o che forse si è un po’ troppo lasciato impressionare da certe credenze, si reca dalla professoressa Helen Norwich cercando di saperne di più su quei comportamenti che una volta potevano essere considerati comuni e che oggi sono considerati devianti. Questa lo indirizza verso un suo vecchio amico, Steven Lynus, il quale entra facilmente in confidenza con il dottore, che alla fine decide di rivelargli la vera ragione che lo ha portato fin lì.
*A questo punto consiglio a chiunque non voglia sapere altro sulla trama di saltare quanto segue e di passare direttamente al pezzo oltre la linea di demarcazione*
Scoperta la ragione che ha portato il dottore a parlare con lui, Lynus gli chiede dove sia il cadavere in questione, e di essere portato di corsa all’obitorio. Nonostante non ne capisce la ragione, il dottore acconsente e di lì a poco sono entrambi dinanzi al cadavere di Costello. Lynus vi si avvicina e avvicina al corpo anche un crocifisso recitando alcune parole in latino. Nella stanza si ha l’impressione di avvertire qualcosa di molto simile a un terremoto, ma Lynus rassicura il dottore che al di fuori di quelle mura nessuno si è accorto di nulla. Ed è qui che cominciano ad arrivare un po’ di spiegazioni che però saranno sapientemente diluite in tutto il resto del romanzo. Dal fatto che si tratti di vampiri che sì, esistono (ma questo lo avevate già capito), al fatto che essi siano i discendenti del Primum Malum (Primo Male) e su chi siano loro, Lynus e quelli della sua combriccola, riuscendo al fine col trascinarsi all’interno di questa combriccola anche il dottor Forester e la dottoressa Norwich.
Intanto sull’altro fronte, il vampiro assassino si occupa dell’educazione della sua nuova adepta Clementine Hillmond, studentessa universitaria animalista, non esattamente quella che potrebbe reputarsi una ragazza con un cospicuo gruppo di amici. Un po’ asociale, forse, in realtà abbastanza misantropa. Hostis humani genreris (nemici del genere umano), è questo il nome che i vampiri in questo romanzo danno a loro stessi, ed è a loro che va a unirsi Clementine. E ne diviene una sostenitrice sempre più convinta anche dopo la prematura scomparsa del suo mentore ad opera del dottor Forester.
A questo punto la storia si sposta su altri lidi e dagli States i nostri protagonisti cominciano la prima parte del loro viaggio verso, indovinate, indovinate un po’… ma Gerusalemme è ovvio. Insomma non abbiamo forse nominato il Primum Malum, il Santo Graal e tutto il resto? Ah, no, il Santo Graal non l’abbiamo effettivamente ancora nominato, ma visto che l’abbiamo chiamato in causa, ebbene vi dirò che è proprio quello che i vampiri, o meglio il Primum Malum, sta cercando: il Graal, il Sang Raal, il Sangue di Cristo o meglio del suo discendente nonché, AUDITE AUDITE, della Maddalena. E già, perché a quel che si racconta, la Maddalena e Gesù hanno avuto un figlio. Beh sì, non sarebbe la prima volta che se ne parla. Questa storia la nostra Helen la scoprirà sulla tomba della stessa Maddalena, in Francia, ed è quella che si vede rappresentata in un noto dipinto di Poussin, I Pastori dell’Arcadia.
Comunque sia, ora i vampiri credono che Helen sia questa discendente: ovviamente questa è opera dei, ehm, buoni Longinus (vi dice niente questo nome?), Lynus e compagnia. È una trappola, chiaramente, ma i vampiri ci cascano in pieno, forse perché saranno pure cattivi ma un po’ stupidi, e perché ovviamente un Primum Malum che si rispetti va a prenderla da solo, senza scorta e senza accertarsi che l’ambiente sia sicuro e soprattutto non ci sia nascosta da qualche parte una certa lancia. Insomma, sembra che un amicus (umano che serve un vampiro) serva soltanto a pagare le bollette. E quindi viene sconfitto il Primum Malum, di cui finalmente conosciamo l’identità, che è quella di Caiafa. Sì proprio quel Caiafa! Lui! Sì, il sacerdote. Matteo 26,57 o se preferite Giovanni 18,13. Ma sì, lo conoscete tutti quel libro là. La Bibbia o il Vangelo. Lui! Esattamente. Ora, ucciso il cattivo, scopriamo in finale anche chi sia anche l’erede della Maddalena, niente poco di meno che…. l’autista. Eh già, ve lo sareste mai aspettato? Io un po’ sì.
*Fine Spoiler*
A questo punto cosa dire? È senza ombra di dubbio una buona storia, ci sono elementi tali da mettere d’accordo amanti di vari generi, thriller, horror, storico religioso. Ci sono nomi importanti, altri per personaggi solo citati, che non hanno alcun ruolo se non di richiamo letterario/storico. Però, però c’è una pecca: il finale! Perché, caro Vanore, se posso permettermi di dare un consiglio, qualche parolina, qualche pagina e perché no anche qualche altro capitolo sul finale poteva essere speso. Sembra che sia stato fatto di corsa, così tanto per completare il romanzo. E dire che materiale su cui lavorare era già stato fornito ampiamente dai capitoli precedenti. Non mi sento di dare un giudizio negativo al libro, perché, ripeto, può essere davvero una versione interessante quella fornita dall’autore, ma santi numi, il finale lascia un po’ perplessi e fa perdere parecchi punti a tutta la trama. O forse sono solamente io ad essermi aspettata qualcosa in più. Può piacere a chi apprezza il genere insomma. Altra precisazione: all’uso del latino avrebbero fatto comodo un po’ di note a piè di pagina, tanto far comprendere al lettore istantaneamente il significato di quello che si legge, senza dover aspettare il personaggio che poi darà una spiegazione. Ma questa è una mia riflessione.
KeiLeela
–Eleonora Carrano–