“I Porg mi fanno venire l’orticaria” dice John Boyega. E come dargli torto? Ma Daisy Ridley li trova adorabili, e ha perfettamente ragione. I pareri discordanti sui nuovi cosini pelosi di Star Wars si sprecano, quindi è il caso di fare un po’ di chiarezza.
Come ha doverosamente spiegato il regista Rian Johnson in una serie di tweet di cui proprio non potevamo fare a meno, i Porg sono una specie di uccelli marini (ispirati alle nostrane pulcinelle di mare) nativi del pianeta Ahch-To, di dimensioni e colori variabili e capaci di volare per brevi distanze. Ah, e un loro stormo è chiamato “murder”, con quel tocco leggermente dark che rende queste creaturine dei piccoli cinnamon roll omicidi: che marketing fantastico!
Insomma, lo abbiamo capito: i Porg sono mascotte fatte appositamente per essere pucciose e vendere merchandise. Questi cosini probabilmente non avranno alcun ruolo attivo nel film, e al massimo li vedremo aiutare casualmente in qualche scenetta comica, che servirà in qualche modo a giustificarne la presenza, del tipo: “Hanno passato un cacciavite a Chewbacca, impedendo che il Millennium Falcon esplodesse: visto che alla fine servivano a qualcosa?”.
Assolutamente terribile! La Disney sta proprio snaturando Star Wars, vero?
In realtà la storia è un po’ diversa: se Disney è sempre stata una fabbrica di giocattoli, la Lucasfilm non è mai stata da meno, e lo zio George non ha nemmeno aspettato l’uscita di Una Nuova Speranza (1977) per darci dentro con la vendita di merchandise. Infatti, il suo accordo con la Kenner per la produzione di piccole action figure dei personaggi di Star Wars risale al 1976, senza considerare che una serie di fumetti aveva già dato al pubblico un piccolo assaggio di Episodio IV, oltre al fatto che il film era stato sponsorizzato da Burger King: Lucas aveva fin da subito puntato tantissimo sul marketing a tappeto e sul merchandise rilasciato prima dell’uscita dei film.
Che poi il tutto sarebbe risultato in un’entrata di oltre 20 miliardi di dollari non se lo aspettava nessuno, e la Lucasfilm ha continuato a sfornare giocattoli di qualsiasi personaggio, animaletto o veicolo mai apparso su Star Wars. La cosa interessante è che spesso è proprio il merchandise a mostrare ai fan per la prima volta certi personaggi: nel 1998, ad esempio, fu rilasciata l’action figure di Mace Windu per stuzzicare l’hype su La Minaccia Fantasma (1999).
Ma perché limitarsi a vendere milioni di dollari di LEGO e giocattoli, quando si può lucrare sulla pucciosità e la simpatia, che conquistano proprio, ma proprio tutti? E se R2-D2, gli Ewok e il malefico Jar Jar Binks erano evidentemente volti a far ridere un pubblico molto giovane, BB-8 e i Porg puntano più in alto, ossia al potere supremo della pucciosità, capace di conquistare anche (e soprattutto) gli adulti che Star Wars nemmeno lo conoscono.
Insomma, il merchandise pesante e mascottoso non è una novità inserita dalla Disney, ma ci dobbiamo chiedere se l’influenza della casa di Topolino non porti ad accentuare questa tendenza, con sempre nuove mascotte inserite ad ogni film: solo ne Gli Ultimi Jedi, infatti, abbiamo i Porg, le Vulptex e BB-9E. Ciò che è veramente preoccupante, però, è che i Porg servano non solo a commuovere il pubblico, ma anche a tenere occupato Chewbacca, di cui Johnson ormai, morto Han Solo, non sa più cosa farsene.
Perché il problema dei soldi facili col merchandise e le mascotte comiche è sempre questo: fino a che punto la loro presenza non intacca la qualità dell’opera? Secondo i fan più datati, il primo cataclisma delle mascotte pucciose è datato 1983, con gli Ewok de Il Ritorno dello Jedi, capaci di prendere a sassate l’Impero. Ma credo sia opinione comune che il punto più basso delle macchiette comiche di Lucas sia stato toccato dal caro Jar Jar, che sa rendere la visione de La Minaccia Fantasma quasi insopportabile.
Ora, dubito che Disney farà sprofondare i prossimi film in tali livelli di disagio, ma ciò non toglie che, dopo un po’, diventi irritante essere trattati come amebe che comprano peluche di ogni animaletto adorabile comparso sul grande schermo (perché sì, i Porg lo sono!). Se non fosse che noialtri fan siamo davvero un po’ amebe che comprano merchandise: tra i LEGO degli Ala-X, la spada laser di Kylo Ren, i Funko Pop di Leia e il costume da Darth Vader, ognuno di noi è un po’ un pollo già spennato che non sa se chiedere più giocattoli o pietà per il proprio portafoglio.
Insomma, Star Wars è una macchina di merchandise basata (anche) sulle mascotte pucciose, e lo è sempre stata. Se continua a esserlo è perché noi continuiamo a comprare i suoi prodotti – e probabilmente il franchise morirà proprio quando smetterà di vendere i suoi adorabili pupazzi che ci fanno venire l’orticaria.
–Gloria Comandini–
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