Premessa 1: tenterò di trattenermi il più possibile, ma per raccontare la trama di ogni libro finirò sicuramente col fare qualche piccolo spoiler: non odiatemi troppo!
Premessa 2: all’interno della recensione potrei citare anche le edizioni americane dei libri. Quando leggerete il nome in inglese, tenete a mente che sto parlando del volume “unico” originale, mentre i nomi tradotti si riferiscono alle suddivisioni fatte da Mondadori con l’uscita italiana.
No, non ci siamo dimenticati del nostro ciclo di recensioni che mirano a coprire tutta la saga de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco: abbiamo solo voluto darvi occasione di gustare per bene la quarta stagione della trasposizione televisiva di HBO, prima di tornare ad addentrarci nel cuore delle vicende partorite dalla sadica mente di zio George. Oggi sotto la nostra lente di ingrandimento passa Tempesta di Spade, ovvero il primo dei tre libri italiani che formano A Storm of Swords, terzo volume originale della serie. Ma prima di analizzare il libro e scoprire se Martin sia riuscito a centrare nuovamente l’obiettivo, andiamo a dare un’occhiata alle situazioni in cui si trovano i nostri eroi.
I Guardiani della Notte sono sul Pugno dei Primi Uomini, e vengono decimati da un attacco dei non-morti. Jon Snow, che si trova invece con i bruti, conosce finalmente Mance Rayder, il famoso Re Oltre La Barriera, che lo mette più volte alla prova per capire se davvero il ragazzo abbia deciso di tradire i suoi confratelli per unirsi a lui; in più, si innamora di Ygritte, la donna che l’ha condotto lì. Catelyn, che nel frattempo è a Delta delle Acque, decide di liberare Jaime Lannister e il cugino Cleos Frey, suoi prigionieri, inviandoli insieme a Brienne di Tarth ad Approdo del Re con dei messaggi per la regina Cersei, facendogli giurare non solo di non combattere più contro i Tully e gli Stark, ma anche di liberare le sue due figlie Sansa e Arya. Quest’ultima, però, non è ad Approdo del Re: fuggita insieme a Gendry – bastardo di Robert Baratheon –, sta cercando un modo per tornare dalla madre a Delta delle Acque. Intanto, al suo ritorno, Robb presenta a Catelyn Jayne Westerling, la ragazza che ha sposato per dimostrare il suo onore dopo che lei gli aveva donato la sua verginità. La madre gli ricorda, però, dell’alleanza che aveva stretto con i Frey, ed è certa che il vecchio Walder sarà molto contrariato per la situazione.
Ad Approdo del Re troviamo un Tyrion convalescente, dopo la ferita subita nel corso della Battaglia delle Acque Nere, un profondo taglio sul volto che il Folletto crede non sia stato accidentale ma frutto di un ordine della sorella, che approfittando della confusione della battaglia potrebbe aver ordinato a uno dei suoi uomini di far fuori il fratello. Intanto nella capitale sono giunti i Tyrell, in occasione del matrimonio tra Margaery, fresca vedova di Renly Baratheon, e Re Jeoffrey. La nonna di Margaery, Olenna, propone a Sansa di sposare Willas, erede di Alto Giardino, e la ragazza, felice di poter finalmente lasciare la città e i Lannister, accetta. Nel frattempo Davos Seaworth, dopo la Battaglia delle Acque Nere, si risveglia su uno scoglio nel mezzo della baia, e viene salvato dal pirata Sallador Saan, al quale rivela l’intenzione di uccidere Melisandre, che crede essere la fonte di tutti i guai del suo Re. E la bella Daenerys? Ottenute alcune navi dal Magistro Illyrio Mopatis, si prepara ad invadere Westeros, ma non prima di essersi recata ad Astapor, la città di schiavisti, dove spera di potersi procurare un esercito di Immacolati, fortissimi eunuchi guerrieri.
Anche questa volta, tanto di cappello al nostro George: per l’ennesima volta è riuscito a confezionare un prodotto scritto in maniera pulita e scorrevolissima. Ad ogni capitolo si delineano sempre di più le personalità dei vari protagonisti: si riesce a conoscere meglio Jaime Lannister, così come salta fuori l’inesperienza dovuta alla giovane età di Robb. La storia a questo punto non accenna a voler rallentare e, anzi, continua a scorrere veloce e intrecciarsi, in un crescendo di situazioni che dovrebbe mettere d’accordo sia gli appassionati della saga, che possono star certi di trovare quanto di meglio poteva tirare fuori Martin dalla sua penna, sia chi aveva riscontrato dei rallentamenti nel ritmo degli ultimi due volumi. Certo, non manca qualche piccolo momento dispersivo – dopotutto l’autore racconta non solo gli eventi che riguardano i personaggi più importanti, ma anche quelli di contorno –, ma si tratta di digressioni necessarie ad espandere il mondo “vivo” nel quale Martin ci ha immerso, e di “seminare” in vista di evoluzioni della saga che, ne sono certo, non ci deluderanno. E chi crede che la serie si stia dilatando troppo: sappiate che i libri originali previsti sono sette, perciò mettetevi l’anima in pace e auguratevi soltanto che mantengano tutti questa qualità!
– Mario Ferrentino –