Se dico Il Signore degli Anelli, qual è la prima cosa che vi viene in mente? Magari qualcuno penserà a quella parziale delusione che è stata l’ultima trilogia de Lo Hobbit, o a Ian McKellen in visita al Festival del Cinema di Roma, oppure, come me, si troverà a fischiettare la colonna sonora de La Compagnia dell’Anello, a partire dalla prima traccia, The Shire. In ogni caso, non importa quanto siate puristi, le immagini mentali che vi verranno in mente avranno sempre un po’ a che fare con la mitica trasposizione cinematografica diretta da Peter Jackson, con i paesaggi mozzafiato della Nuova Zelanda e gli occhioni blu di Elijah Wood.
C’è stato però un tempo, antecedente al 2001, in cui le prime immagini che ci sarebbero balzate in mente pensando al capolavoro di J.R.R. Tolkien sarebbero state legate a tre grandi illustratori. I primi due sono John Howe e Alan Lee. Il terzo, che ha ormai raggiunto fama mondiale ed è stato l’illustratore ufficiale anche delle opere meno conosciute di Tolkien, si chiamava Roger Garland, e purtroppo ci ha lasciati lo scorso 26 ottobre, dopo tre anni di lotta contro una brutta malattia del motoneurone. Anche se la sua opera è sconosciuta ai più in Italia, noi di Isola Illyon vogliamo porgere un sentito omaggio al maestro, ricordando i suoi lavori.
Classe 1950, Garland è figlio del Somerset, ma ha vissuto per tutta la vita in Cornovaglia, ispirato dalle scogliere impervie e dai colli spazzati dal vento di Tintagel, mitica dimora di re Artù. Insieme alla moglie Linda, anche lei artista e illustratrice di Tolkien, per tantissimi anni ha lavorato alla materializzazione visiva dei mondi fantastici che vedeva nella sua mente, spesso tratti dai grandi capolavori della letteratura britannica di tutti i tempi – dal ciclo arturiano fino, appunto, al mondo di Arda. Amante dei simbolisti francesi e dei pre-raffaeliti, con la sua linea netta e il suo stile paesaggistico straordinariamente dettagliato, ha realizzato le copertine di numerose edizioni originali delle opere minori del Professore: sue sono le cover de I Racconti Incompiuti e di altre stupende produzioni di Tolkien, come Il cacciatore di draghi, Le avventure di Tom Bombadil e Il fabbro di Wootton Major.
Molti di voi si ritroveranno certamente sui propri scaffali le recenti edizioni della Bompiani, che sulle copertine mostrano immagini dai colori foschi e terrosi, che richiamano molto la sensibilità cromatica dei film di Jackson. I disegni di Garland sono tutta un’altra storia: attraverso le sue forme nitide, i colori saturi, e la plasticità delicata delle sue figure umane e animali, traspare una propensione al fiabesco onirico che richiama in parte quella del film La Storia Infinita del 1984. Roger Garland andava fiero di questa sua personale interpretazione visiva della Terra di Mezzo perché, come ha detto lui stesso, mentre quasi tutti gli illustratori successivi sono stati nel bene o nel male influenzati dalla visione di Jackson, lui ha potuto traslare il mondo di Tolkien dalla pagina direttamente alla sua mente, usando unicamente il filtro della sua formazione artistica, nonché quello della sua vivida immaginazione.
I bellissimi oli di Garland e di sua moglie Linda, una settantina circa dei quali sono visibili in un’esposizione permanente presso la Lakeside Gallery di Launceston, in Cornovaglia, riportano in vita la sensibilità autentica di Tolkien per il medioevo fantastico della mitologia norrena, con le sue atmosfere limpide e rarefatte, rese attraverso i colori freddi ma accesi del linguaggio pre-raffaelita, filtro moderno di un medioevo immaginario. Se li comparate ai disegni del Professore, un po’ rigidi e ingenui, troverete molte somiglianze. Probabilmente, se Tolkien avesse studiato grafica e design come Garland, avrebbe dipinto esattamente come lui.
Buon viaggio, Maestro, e grazie.
–Francesca Canapa–
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