A chi non è mai capitato di dover acquistare qualche migliaio di bambini-soldato da dei mercanti di carne umana per costituire un esercito con cui riconquistare il proprio regno ancestrale? Sareste sorpresi di sapere a quante fregature va incontro chi non mastica l’alto valyriano così in voga tra l’aristocrazia della Baia degli Schiavisti…
Per risparmiavi delle figuracce o il bisogno di portare una Missandei di Naath sempre con voi, consiglio di rivolgersi all’associazione italo-valyriana del vostro comune di residenza. Nel caso ciò fosse impossibile, c’è sempre Duolingo.
Per chi non sapesse di cosa stia parlando, si tratta di una comoda e simpatica piattaforma, disponibile sia da web sia in formato di app, attraverso la quale è possibile esercitarsi gratuitamente con una serie graduale di lezioni di grammatica, sintassi e vocabolario, per apprendere le basi di una lingua (inglese, francese, russo… la lista è veramente lunga). Collegandosi al proprio profilo, è possibile creare e personalizzare un percorso di apprendimento con una serie di pacchetti giornalieri, ciascuno dei quali incentrato su un particolare aspetto della lingua in questione: tempi verbali, costruzione delle frasi, parole di uso comune, e così via.
Che c’entra in tutto questo l’alto valyriano? Beh, sulla piattaforma è possibile imparare davvero la lingua parlata dai Signori dei Draghi di Essos. Il merito è del linguista David J. Peterson, responsabile della creazione dell’idioma così come lo sentiamo nella serie televisiva de Il Trono di Spade (come anche del dothraki), nonché potenzialmente uno dei più grandi appassionati della saga di Martin attualmente in vita: come altro definire qualcuno disposto a compiere lo sforzo titanico di inventarsi un’intera lingua a partire dalla manciata di parole gettate alla rinfusa dallo scrittore nei libri de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco?
E badate bene, non sto parlando di un linguaggio farlocco con qualche parola buffa presa a caso dal finlandese: da quanto ho appreso negli ultimi quattro giorni di lezioni, l’alto valyriano ha quattro generi diversi (ma non maschile e femminile, apparentemente), nessun articolo, più casi del latino, e un complesso sistema di tempi verbali che ha imparato a fare a meno dei servili. Il tutto, come spiega Peterson a Geek.com facilmente deducibile dalle uniche due frasi “originali” in valyriano che abbiamo, ovvero “valar morghulis” e “valar dohaeris”.
Ora qualcuno probabilmente si chiederà a cosa mai potrebbe servire imparare l’alto valyriano? Per rispondere con le parole di Peterson, “è divertente”: male certo non fa, il tempo da dedicarci è ipoteticamente pari a cinque minuti al giorno, e devo ammettere che si prova una certa, irrazionale soddisfazione quando si iniziano a costruire le prime frasi. L’interfaccia di Duolingo certo aiuta in tal senso, con una serie di comandi rapidi e intuitivi e una barra dei punti esperienza che monitora i nostri progressi: le uniche pecche sono gli aiuti visivi per imparare le parole (delle noiose foto dal mondo reale, anziché illustrazioni del ben più interessante mondo del Ghiaccio e del Fuoco) e il fatto che l’app per smartphone al momento non implementi il corso (in fase di beta testing). In altre parole, se proprio volete parlare l’alto valyriano, per il momento vi dovrete accontentare di impararlo da PC.
Tolvys geros ilas!
–Federico Brajda–
[amazon_link asins=’B01HMMYP0Y,B00OV4W7XE,B00JLHH2M2′ template=’ProductCarousel’ store=’isolilly-21′ marketplace=’IT’ link_id=’b6339462-7eea-11e7-8e82-b1d4a59f204f’]