Mettiamocelo in testa: Star Wars è la saga della famiglia Skywalker. È il più grande racconto epico della nostra epoca, dà vita ai nostri sogni, rappresenta noi e la nostra società. È mitologia vera, pulsante e, con l’uscita di una terza trilogia e dei vari spin-off, ancora da plasmare. Star Wars è l’epopea dell’uomo contemporaneo in tutte le sue sfaccettature, è una narrazione fondativa che racchiude il sentire comune e l’immaginario di milioni di persone. È, nel funzionamento e nelle intenzioni, il nostro racconto omerico, né più né meno. Però tutto questo è pur sempre raccontato attraverso le vicende della famiglia Skywalker. Appurato ciò, vorrei dire la mia riguardo una delle discussioni più laceranti dell’era moderna. Più lacerante del dibattito fra chi ha inventato davvero il telefono, tra chi vaccina o no i figli, tra onnivori e vegani, tra fragole con o senza panna. Il vero problema è cosa ci stia a fare La minaccia fantasma nell’universo di Star Wars.
Siccome credo di essere una delle cinque persone su questo pianeta a cui Episodio I sia piaciuto e che ne ha capito il senso – scusate la caduta di modestia – mi permetto di dirvi perché, secondo me, tutte le ‘ste critiche non s’hanno da fare. E lo farò rispondendo alle più comuni contestazioni mosse al film con cui George Lucas ci ha riportato nella Galassia lontana lontana dopo tanti anni. Perché prima di dire che qualcosa non ci piace, è giusto sforzarsi di capirla fino in fondo.
Inizio col dire la cosa più banale (che i più sembrano, però, aver dimenticato). La storia l’ha scritta Lucas, dunque ha il diritto di raccontarla come diavolo gli pare. Poi, una volta consegnata all’eternità, la storia può subire cambiamenti e diventare persino un Universo Espanso. Ma fino a quel momento, se non vi piace com’è raccontata, pazienza. È come dire che l’Inferno della Divina Commedia sia una figata e che il Paradiso sia una palla: chi avesse avuto il coraggio di dirlo in faccia a Dante come minimo sarebbe finito in bocca a Lucifero. Non puoi leggere l’opera fermandoti alla prima cantica. Non puoi perché perderebbe tutto il suo stramaledetto significato. Se guardi Star Wars lo guardi tutto, altrimenti non vale. Lucas ha sentito il bisogno di scrivere la genesi della famiglia Skywalker, come tutti noi abbiamo sentito il bisogno di sentircela raccontare. Perché TUTTI volevamo sapere di Anakin, di Luke e Leia, del passato di Obi-Wan. E lui ce l’ha raccontato, cosa volete di più?
Seconda cosa, e qua mi viene in aiuto Sheldon Cooper. Senza Episodio I che ne sarebbe delle trame di Palpatine per farsi eleggere Cancelliere? Come avremmo fatto a capire perché il destino di Anakin era scritto fin dall’inizio nei piani che la Forza aveva previsto? Che senso daremmo alla guerra galattica che muove l’intera trama della saga? Se questo film non vi piace perché ci sono tante parole e poche spade laser, beh, vi ricordo che in Una nuova speranza la spada laser la vedete quattro volte in croce, e Luke la usa solo per allenarsi sul Falcon. Senza dimenticare che in Episodio I assistiamo a uno dei duelli più leggendari dell’intera saga, quello tra Qui-Gon e Obi-Wan da una parte e Darth Maul dall’altra. Da orgasmi multipli.
A chi critica una certa mancanza di tecnica e una produzione discutibile (troppo lunga la gara con gli sgusci, personaggi un po’ piatti, ecc.) dico solo che bisogna andare oltre queste cose quando si parla di mitologia. Personalmente non ho stroncato Episodio VII perché scarso dal punto di vista tecnico. Che cavolo, ci sono degli effetti da panico! Non ho digerito il film perché manca di significati, non porta nulla di nuovo e di sentito come urgente in un universo che era già perfetto così. E invece La minaccia fantasma a questo bisogno di senso risponde eccome. Cioè, mostra Darth Vader, colui che compie la profezia, quando era un piccolo frignone, per farci vedere dov’era stato piantato il seme del male. Lo riuscite a vedere il senso del viaggio dell’eroe?
Poi ci sono quelli che hanno da ridire perché il primo film della trilogia prequel funziona solo insieme ai due seguenti, in quanto visto da solo non racconta nulla di sensato. Ecco, qua alzo un po’ la voce. Vorrei che costoro mi dicessero quale altro film tra i primi sei episodi funziona da solo (per chi mi obietta “eh ma Episodio IV però…” ho già pronta la risposta). Scusate, ma è una cosa che va contro il concetto stesso di trilogia! La Compagnia dell’Anello che senso ha senza Le due Torri e Il ritorno del Re? E L’Impero colpisce ancora cosa mi rappresenta senza i film che vengono prima e dopo? Dai su, non perdiamo tempo e dite la verità: vi arrampicate sugli specchi solo perché non volete ammettere anche voi di odiare dal profondo del vostro cuore quell’idiota di Jar Jar.
Ecco, appunto, ora ci calmiamo e parliamo di Jar Jar. Faccio un passo indietro. La trilogia prequel ci porta indietro nel tempo, quando c’era la pace nella Galassia. Per sottolineare l’enorme salto socio-culturale, Lucas ha dato a questi tre film un’atmosfera da fiaba, luminosa e spensierata, che progressivamente si incupisce accompagnando e sottolineando la lenta e inesorabile caduta di Anakin nel vortice del Lato Oscuro: per me semplicemente una scelta geniale. Qui il contesto ha molta più importanza rispetto alla trilogia originale, allora più piatta proprio perché racconta di tempi cupi, e che tali restano. Mi permetto una parentesi per dire che in Rogue One l’importanza dell’atmosfera si sente ancora di più, e dà allo spin-off un gusto da vero western misto film di guerra riuscitissimo. Ecco, in una fiaba che diventa tragedia, in perfetto stile greco classico, non può mancare il matto del villaggio.
Lucas ha studiato, cari miei, si è documentato. Ha fatto sua la lezione di Joseph Campbell e del suo L’eroe dai mille volti molto più di qualunque altro regista, sceneggiatore o produttore cinematografico. Il pazzo è una figura fondamentale che rappresenta la parte più inconscia e istintiva di noi stessi; serve a esorcizzare il dramma con la comicità; è l’archetipo dell’irrazionale non fine a se stesso, ma con una funzione. Non voglio fare il saputello, però magari questa cosa vi era sfuggita ascoltando lo spagnolo misto italiano del nostro Gungan preferito.
Niente è per caso nell’universo di Star Wars, nemmeno Jar Jar, che tra l’altro in Episodio I porta l’aiuto inatteso agli eroi in fuga da Naboo (anche se tutti vi ricordate solo della sua mozione in Senato che rende Palpatine un dittatore a tutti gli effetti). Ecco, senza di lui Qui-Gon, Obi-Wan e Padmé sarebbero ancora bloccati là, come in un ingorgo stradale a Pechino. Trovate che Jar Jar non faccia ridere? Beh, ma non deve far ridere! L’irrazionale vi fa ridere per caso? La comicità ha sempre un significato profondo, semplicemente dice le cose in un altro modo. Che poi, se è solo questione di far ridere, non ditemi che Finn in Episodio VII sia simpatico con quelle sue battute tirate e continue, perché allora scrivo un altro articolo per dire quanto lo consideri il personaggio meno riuscito dell’intera saga.
Scherzi a parte, e comunque la pensiate, Star Wars è la cosa più bella del mondo e il fatto che accenda discussioni così piene di sentimento non fa altro che dirci ancora una volta quanto questa saga meravigliosa abbia a che fare con tutti noi. Quindi che la Forza sia sempre con voi, anche se Episodio I non è il vostro film preferito.
–Michele Martinelli–
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