Abituati a spade laser, droidi, incrociatori imperiali, X-Wings e co-piloti pelosi, e considerato l’impatto emozionale che tutte queste cose hanno su noi spettatori e lettori, spesso dimentichiamo quale sia il motivo profondo per cui la saga di Star Wars si è fissata nell’immaginario collettivo assumendo i tratti di una vera e propria epica moderna. E intendo epica nel vero senso della parola, cioè un’opera che racchiude e trasmette il modo di pensare, di vivere, di sognare, di pregare e di amare di un’intera civiltà facendo ricorso alle immagini del mito. E come sappiamo, il mito è un’enciclopedia di modelli, positivi e negativi, che ci parlano di noi stessi e del nostro posto nell’universo, dando sfogo ad un bisogno antichissimo e innato dell’uomo che è quello di raccontare se stesso. Star Wars è tutto questo? Sì, eccome se lo è.
Assodato questo concetto, quale sarebbe allora il vero motivo per cui sentiamo così vicina a noi quest’opera, almeno tanto quanto gli antichi sentivano vicini i propri racconti mitologici? Mi prendo la responsabilità di quello che dico, potete tranquillamente insultarmi: il motivo è l’amore. Non il Millennium Falcon o il maestro Yoda, bensì l’amore, il sentimento universale che muove ogni cosa e dà forza agli eroi. Achille torna sul campo di battaglia per amore di Patroclo, Ettore affronta la morte per poter lasciare al figlio un mondo in cui vivere, Ulisse attraversa il mondo per tornare dalla sua sposa, Bruce diventa Batman per amore verso i genitori, Frodo lascia la Contea perché ama i suoi amici e non la vuole vedere distrutta. Anche noi, ciascuno a proprio modo, abbiamo sempre qualcuno o qualcosa da amare. E se ci pensate bene, in fin dei conti che cos’è Star Wars se non la storia dell’amore di un padre verso i propri figli e, soprattutto, verso la propria amata? Sì, va bene, c’è la profezia del prescelto che riporterà equilibrio nella Forza, le spade laser, i droidi e tutto il resto. Ma se Anakin non si fosse innamorato, se non avesse ceduto al più potente sentimento di cui sono capaci gli esseri umani, la più grande saga epica del nostro tempo non sarebbe tale. Sarebbe una storia diversa, ma non altrettanto potente e, soprattutto, non la sentiremmo così vicina al nostro modo di sentire. Non sarebbe mito.
Quindi, anche la storia ambientata nella Galassia lontana lontana non è priva di relazioni amorose, ognuna con le proprie peculiarità. Nella Trilogia Classica abbiamo seguito con curiosità la storia d’amore tra Han e Leia, una coppia a prima vista poco probabile, formata da una principessa e da un fuorilegge. Ma gli scambi di battute ironiche e di sguardi torvi tra i due a poco a poco lasciano spazio ad un sentimento di affetto, sostenuto anche dalla complementarietà dei due caratteri: canaglia carismatica lui, seriosa e altezzosa lei. Tutto questo sfocia nella dichiarazione d’amore di Leia a Han poco prima che lui venga congelato nella grafite. Grazie tante, principessa… Ma mentre il coronamento dell’amore tra Han e Leia non può che riempirci il cuore di gioia e tutt’al più dà all’intera trilogia una sferzata di realismo e di leggerezza tra i combattimenti con le spade laser, ciò che ci appassiona maggiormente dei primi tre film sono, da una parte, la cerca spirituale di Luke per diventare un Cavaliere Jedi e, dall’altra, gli sviluppi della sua misteriosa relazione con il signore oscuro dei Sith, Lord Vader. È proprio il legame tra Vader e Luke che porterà all’eucatastrofe finale: vedendo il giovane Jedi sopraffatto dall’Imperatore, il malvagio Anakin sente che l’amore per suo figlio supera la smisurata brama di potere che lo contraddistingue fino a quel momento, tanto da sacrificarsi per salvargli la vita e compiendo, allo stesso tempo, la profezia. Infatti, dopo che l’ordine dei Jedi era stato cancellato, la sconfitta di Palpatine/Sidious e la morte dello stesso Vader riportano l’equilibrio sperato nella Galassia e nella Forza. Amore 1 – Impero Galattico 0.
Per capire a fondo il perché del cambiamento improvviso di Vader alla fine di tutto, dobbiamo però tornare al principio, quando Lucas ci mostra una storia d’amore seria e profonda, curata con la grazia di una fiaba di altri tempi e non più in stile commedia americana come quella tra Han e Leia. Sto chiaramente parlando dell’amore tra Anakin e Padmé. Non possiamo comprendere appieno il significato della saga prescindendo dai tre episodi che compongono la Trilogia Prequel in cui, con i toni leggiadri e sognanti di una fiaba appunto, viene svelata ogni cosa sul giovane Jedi che sarebbe destinato a cambiare la Galassia e che, invece, cede per sempre al Lato Oscuro. Non vi piace Jar Jar? Beh, ve lo tenete! Non dimentichiamo che la figura del pazzo che affianca l’eroe è presente in quasi tutte le tradizioni mitologiche del mondo. Vi annoiano gli intrighi politici? Poco importa, sono essenziali per comprendere come si sia arrivati alla situazione di guerra civile tra Impero e Ribelli. Ma non volevo parlare di questo! Torniamo ad Anakin e Padmé.
Il loro è fin dal principio un sentimento d’amore poetico e tragico che ripercorre le tappe della più classica tradizione cortese e cavalleresca. Per il giovane Anakin è amore a prima vista e le sue prime parole nella saga – Tu sei un angelo? – potrebbero essere state pronunciate da Petrarca in uno dei suoi sonetti. Ma le loro strade si dividono poco dopo essersi conosciuti e solo dopo dieci anni si ricongiungeranno in una situazione totalmente diversa: lei è ormai una senatrice navigata e fervente sostenitrice della Repubblica, lui un ragazzo guidato da un fortissimo istinto, bisognoso di quell’affetto che non ha più ricevuto una volta lasciata la madre e ribelle nei confronti del proprio maestro, Obi-Wan. Anakin arriva a confessare i propri sentimenti apertamente, con una vena lirica che gli fa pronunciare parole per niente scontate che sembrano veramente un sonetto, altro che le stronzate di Moccia: Sono ossessionato da quel bacio, che non avresti mai dovuto darmi; Ho una ferita nel cuore, e aspetto che un altro bacio la rimargini; Tu mi sei entrata nell’anima, che si tortura per te.
Ma Padmé inizialmente non cede, convinta che la loro sarebbe una relazione impossibile. È solo quando odio, paura e rabbia iniziano ad impossessarsi del giovane, scatenandosi assieme sul pianeta Tatooine nel massacro dei predoni Tusken che avevano torturato a morte la madre, che finalmente lei capisce di non poter fare a meno di Anakin e viceversa – ricordiamoci, in questo senso, anche delle parole della principessa: Non ho paura di morire, sto morendo un po’ ogni giorno da quando sei rientrato nella mia vita. Ma la bravura di Lucas sta nel conferire alla coppia un’aura romantica classica, senza che esse appaia scontata o banale. Lei è un angelo, ma non certo sdolcinato, perché è pur sempre una principessa guerriera che sa badare a se stessa.
Lui, perdutamente innamorato, non è di certo il classico cavaliere senza macchia. Anzi, ha un demone dentro, è dilaniato dal dolore della perdita e dal fatto di aver fallito nel salvare la madre, proprio lui che dovrebbe diventare il Jedi più potente. E la conseguente riflessione sul vero significato del potere della Forza culminerà più avanti nelle fatidiche parole Imparerò a impedire che la gente muoia, alle quali segue l’ormai inevitabile caduta. Comunque, i due si sposano in segreto su Naboo, in un’atmosfera fuori dal tempo, e così sembra concludersi secondo il più tipico degli schemi il percorso che dal colpo di fulmine iniziale, attraverso sogni d’amore e brevi momenti vissuti assieme, conduce ad un lieto fine con tanto di bambini in arrivo. Solo che – e qui sta la svolta geniale di Lucas –, mentre Beatrice conduce Dante per il Paradiso, Padmé porta involontariamente Anakin all’inferno. Ormai accecato dal Lato Oscuro, il giovane Skywalker non distingue più l’amore dall’odio, tanto da confondere l’estremo tentativo di aiuto da parte della moglie con una immaginaria congiura ordita da Obi-Wan, attentando alla vita della moglie stessa, costretta ad un parto d’emergenza al quale non sopravvivrà.
Il resto della storia lo conosciamo già, senza questa caduta la profezia non si sarebbe potuta avverare. È il destino – o la Forza – che muove tutti i fili. Qui-Gon Jinn aveva ragione, Nulla accade per caso.
– Michele Martinelli –