Il successo crescente che la serie di Dark Souls ha avuto nel corso degli ultimi anni ha dimostrato che no, non è vero che l’utenza si è rammollita, e non è vero che per poter riuscire a far completare un videogame a un giocatore medio, gli sviluppatori debbano settare un livello di difficoltà base ben più basso di quello, per esempio, di dieci anni fa. Dunque, cari amanti dei Soulslike (ormai un vero e proprio genere a sé stante), approcciatevi senza timore a Nioh, l’ultima fatica di Team Ninja disponibile da qualche settimana in esclusiva per PlayStation 4, in quanto si tratta di un titolo che basa il suo gameplay proprio su quello della saga di FromSoftware.
Partiamo dalla trama: Nioh è ambientato in una versione alternativa e fantasy del Giappone feudale, precisamente nell’epoca Sengoku, noto periodo storico che vedeva diversi piccoli feudi in costante lotta tra loro. Il giocatore veste i panni di William Adams, un samurai occidentale che si ritrova a viaggiare per il paese lottando contro gli yokai, demoni della cultura locale.
Per quanto di base il titolo, come già detto, si presenti con una struttura simile a quella dei Dark Souls, ci si accorge da subito come sia più orientato verso il genere action. Le missioni, in questo caso, non permettono la stessa libertà di spostamento dei titoli FromSoftware, nonostante anche qui i percorsi prevedano la possibilità di imboccare diverse strade (spesso collegate tra loro) per raggiungere un determinato obiettivo. Sempre dai Souls sono stati ereditati i Templi, dove salvare la partita ed eventualmente potenziare personaggio, armi e abilità, l’Amrita, la “valuta” rilasciata dai nemici sconfitti, che si perde una volta che si viene uccisi e che resta ad attenderci nel punto in cui si è deceduti (ma che scompare nel caso si muoia prima di riuscire a recuperarla), il Ki, la stamina che regola la possibilità di eseguire determinate azioni (come attaccare, schivare e correre), e ovviamente il grado di difficoltà decisamente ostico.
Ciò che colpisce maggiormente di Nioh, comunque, è il sistema di combattimento, votato sì all’azione, ma che non disdegna un certo tatticismo. Ogni tipologia di arma presente (ce ne sono cinque) permette di essere utilizzata in tre posizioni, una alta (particolarmente indicata per infliggere molti danni, ma più lenta), una media (bilanciata tra danno e velocità), e una bassa (meno incisiva in quanto a danni, ma più veloce nell’esecuzione). A ciò aggiungete arti magiche, abilità passive e devastanti attacchi lanciati grazie ai propri spiriti guida, e vi accorgerete quanto sia divertente sperimentare ogni volta approcci diversi, cosa che Nioh permette senza problemi (e anzi, incoraggia a farlo), non legando il giocatore a nessuna classe predefinita.
Altra importante meccanica del combattimento è il Ritmo Ki. Dopo un attacco, William viene circondato da una luce azzurra: premendo il tasto R1 col giusto tempismo, si può recuperare una parte della stamina consumata col colpo appena effettuato. Non c’è bisogno che vi dica come questa funzionalità possa spesso fare la differenza tra la vita e la morte.
Oltre alla Storia e alle missioni secondarie (nella maggior parte dei casi dei riempitivi che ho trovato piuttosto noiosi), Nioh offre anche alcune modalità multiplayer. La più interessante è sicuramente quella che permette di farsi assistere durante una missione da un giocatore: per farlo bisogna sacrificare un oggetto e sperare che ci sia qualche utente che, da parte sua, abbia selezionato di partecipare a una partita. Nel caso l’accoppiamento vada a buon fine, l’altro giocatore si unirà alla sessione in corso. Si può giocare con gli amici anche al di fuori della modalità Storia, svolgendo ad esempio battaglie in stile orda, e Team Ninja non si è voluta far mancare nulla aggiungendo anche una modalità multiplayer asincrona, dove scegliere una fazione e combattere per accumulare punti e portarla alla vittoria. Niente di eccezionale, ma se consideriamo che solo il single-player non vi porterà via meno di 35 ore, capirete come queste aggiunte assicurino un’ottima longevità.
Tutto bello, dunque? Purtroppo no, anche Nioh ha qualche difetto. È impossibile non notare texture a volte in bassa risoluzione e cali di frame rate un po’ troppo frequenti. Certo, il gioco permette di selezionare la modalità grafica in base alle preferenze dell’utente (una con un dettaglio grafico più basso ma a 60fps, una a dettagli maggiori ma a 30fps, e una a dettagli alti e frame rate dinamico), ma la situazione non migliora di molto. Inoltre, c’è l’impressione che il livello di difficoltà non aumenti in maniera progressiva, ma abbia sbalzi continui che tendono a disorientare il giocatore, il quale spesso si trova ad affrontare boss particolarmente ostici e frustranti, salvo poi trovarne in seguito uno decisamente più semplice da abbattere. Inoltre segnalo una traduzione italiana in alcuni punti claudicante, certamente non in grado di cambiare l’esperienza di gioco, ma in un certo senso fastidiosa.
Non lasciatevi comunque spaventare: al netto dei problemi segnalati, Nioh si presenta come un’opera imperdibile per i fan di Dark Souls, che possono così esplorare un’ambientazione nuova e divertirsi con un gioco impegnativo e appagante, ma anche come un’occasione per chi stava aspettando il momento giusto per avvicinarsi a questo genere di titoli. Team Ninja supera la prova a pieni voti, dunque.
–Mario Ferrentino–