In giro per la rete non mancano gli esempi di passione per il GdR allo stadio terminale: maratone su Twitch che sfidano la resistenza umana (e umanoide), gente che battezza i propri figli con i nomi degli eroi dei Forgotten Realms (e relativi tribunali quando i pargoli raggiungono l’età della ragione) e via di questo passo. Ma ogni tanto si scova anche qualche perla, come quella postata in rete da tale TheMightyJerd, utente di lingua anglosassone che si autodefinisce geek per scelta, alfiere “del sarcasmo, del Gioco di Ruolo e del fitness(?!?)”. Deliri a parte, questo simpatico Dungeon Master pare abbia in corso da circa un paio di anni una bella campagna di D&D Quinta Edizione che vede coinvolti sei tra giocatori e giocatrici, con i relativi personaggi approdati intorno all’ottavo livello e una trama in parte originale che si ricollega al finale di Tyranny of Dragons, cioè al confronto con l’Ordine del Soffio Purificatore (in pratica il Culto del Drago) intenzionato a risvegliare la Dea-Drago Tiamat da un cratere pieno di lava. E quale sarebbe la notizia, direte voi?
Semplicemente, il Dungeon Master in questione ha deciso di produrre, per l’occasione dello scontro finale, un bel plastico rifinito nei minimi dettagli del cratere di evocazione, con tanto di lava, accampamento nei dintorni, e rovine di una qualche struttura o castello vicino alla sommità: la qualità di questa creazione la potete giudicare da voi in base alle foto che vedete qui. Secondo lo stesso DM, la sessione finale sarebbe stata condotta nell’arco di otto ore, compreso il build-up, mentre la battaglia in sé ne sarebbe durata circa sei. Per ovvi motivi logistici il plastico ha ospitato esclusivamente l’ultimo scontro, escludendo quindi dal terreno di gioco la lotta tra gli eserciti di nani, elfi e città umane, e le tribù di goblinoidi asservite all’Ordine come da trama del finale di The Rise of Tiamat.
Ma in che modo è stata costruita questa meraviglia? Secondo quanto scritto nel profilo dell’autore stesso, la base sarebbe costituita da blocchi di schiuma poliuretanica (del tipo utilizzato come isolante per i tetti), appositamente intagliati e scolpiti con coltelli e taglierini vari a formare i vari profili del plastico, e poi incollati gli uni sugli altri a dare il profilo del terreno. La fase successiva è consistita nell’arricchire il tutto di dettagli con strumenti di taglio e carta vetrata per arrotondare alcune sporgenze, nonché una spruzzata di colla mista a sabbia per donare delle irregolarità alle superfici. Infine, c’è stata la fase di pittura con vernici laccate di vari colori per accentuare la sensazione di profondità dei dettagli, senza dimenticare il colore della lava, fino ad ottenere il risultato finale. Che ne pensate, Illyoners?
–Luca Tersigni–
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