A quasi un anno dalla recensione del titolo originale, torniamo a parlare de Le Cronache di Populon, gioco di ruolo nato dalle menti di Mattia Sarti, Dario Landi e Giulio Niccoli, questa volta soffermandoci su Cuore di Drago, la nuova avventura basata sullo stesso universo.
L’opera si apre in maniera inizialmente confusionaria per chi non conosce Populon. Come i racconti di un Troll, però, lentamente arriva a essere chiaro e conciso, snocciolando una morale e una trama ben costruita e delineata. L’avventura comincia nell’Iskendur, quel frammento di terra già approfondito sul manuale base, segno indelebile di quanto si stia andando a lavorare sempre più “dal grande al piccolo”, e di quanto questa zona sia cara ai suoi creatori. I consigli da parte degli autori sono molti, ed è facile collegare Cuore di Drago a una eventuale campagna già in corso (dopotutto la maggior parte dell’approfondimento pre-avventura si svolge proprio nell’Iskendur).
Si comincia su binari predefiniti (cosa che non ho molto apprezzato, nonostante sappia che sia necessario per partire in modo credibile) con una corsa giù per il fiume con alle spalle persone poco raccomandabili (d’altronde, vista anche la location, era quasi una certezza incappare in certi dentati tizi loschi), fino a un evento inaspettato che spinge i PG a muoversi liberamente in una zona tanto dettagliata quanto pericolosa e vasta, alle prese con malvagità antiche e future.
La storia rappresenta il nucleo di questo compendio di 170 pagine in bianco e nero. Nessuna suddivisione in zone con i colori dei draghi patroni, questa volta, ma Cuore di Drago si può comunque dividere in due parti, forse una più interessante dell’altra, ma nessuna necessaria all’altra per funzionare correttamente. L’avventura è ben scritta: alcuni paragrafi sono narrati da una voce esterna, limitata a rappresentare i fatti come distanti e in maniera razionale; altre volte, invece, viene lasciato spazio a un dialogo diretto, a frammenti di diario o di incantesimi. Tutto ciò aiuta a entrare nel flusso dell’avventura legando colui che scrive a colui che legge. Ciò presuppone anche una certa pazienza da parte del lettore: le vicende, infatti, sono narrate con grande quantità di dettagli, e ciò può infastidire alcuni Master, che potrebbero sentire soppressa la propria vena creativa.
Ogni personaggio non giocante ha un suo spessore, viene rappresentato da un ritratto e da una breve descrizione; quelli cardine sono ovviamente studiati e originali, interessanti quanto unici, mentre quelli di contorno sono accettabili, anche se a volte sembrano essere presi a piene mani dagli standard un po’ stereotipati del fantasy canonico.
Unica nota davvero negativa sta forse nell’organizzazione del manuale: le descrizioni dei PNG e i loro ritratti sono stati piazzati dopo la narrazione dell’avventura, richiedendo al lettore continui spostamenti a fine volume per poter avere una chiara idea di chi si stia parlando. Una presentazione, una riquadratura o un paragrafo a margine avrebbero sicuramente aiutato di più.
In definitiva, con Cuore di Drago Populon si riconferma essere un prodotto di qualità, costruito con interesse e attenzione da parte degli autori. Dategli una possibilità.
–Yari Montorsi–
Le Cronache di Populon: Cuore di Drago – La recensione
Yari Montorsi
- Ben scritto, immersivo al punto giusto;
- Due avventure in una, l'una indipendente dall'altra;
- Scontri e interazioni ben calibrati;
- Un ulteriore approfondimento sull'ambientazione;
- Consultazione delle schede dei PNG piuttosto scomoda;