Casomai vi venisse in mente di aprire una scuola per giovani Jedi, o comunque un istituto che insegni a padroneggiare l’uso delle spade laser, fossi in voi lascerei perdere. Ne sa qualcosa Michael Brown, imprenditore che secondo i legali di Lucasfilm avrebbe violato le leggi sul copyright e registrato nomi e marchi senza autorizzazione, tanto da finire in tribunale.
Ma entriamo più nel dettaglio. Il “Jedi di New York” ha fondato nel corso degli anni la “New York Jedi” e la “Lightsaber Academy”, scuole per giovani mutanti “consorzi di esperti di spade laser con 50 anni di esperienza nell’insegnamento di tecniche di combattimento Jedi”. Ed è proprio la seconda ad essere al centro di questa spinosa controversia. In realtà di scuole, o nella maggior parte dei casi Associazioni, che insegnano l’arte del combattimento di Star Wars ne esistono numerose in giro per il mondo. Anche in Italia ne abbiamo una, la LudoSport (qualche anno fa intervistammo uno dei responsabili, Ugo Cesare Tonelli, qui). Il problema sorge quando fai parlare così tanto di te da attirare l’attenzione della Lucasfilm e della sorella maggiore Disney.
Ecco, quindi, che adesso lo scontro si sposta sul terreno della magistratura. L’esposto depositato dalla casa di produzione è secco, conciso ed estremamente chiaro.
“Gli imputati utilizzano regolarmente senza autorizzazione marchi commerciali della Lucasfilm nell’ambito delle loro imprese. Tra le altre attività illecite, gli imputati usano un logo che è quasi identico a quello dell’Ordine dei Jedi della Lucasfilm, così simile da creare confusione… Di forma rotonda, con sei ali ai lati (tre per lato) e una stella a otto punte con la punta superiore allungata e quella inferiore a creare una linea orizzontale”
Come si suol dire, l’hanno toccata piano! Vi sembra un po’ esagerato? Può darsi, ma non sta a noi giudicare. Il fatto è che già qualche anno fa Michael Brown aveva fatto innervosire i vertici dell’ex azienda di George Lucas, tanto da spingerla a chiedere all’imprenditore di regolare la propria posizione, cessando allo stesso tempo di sfruttare i marchi senza licenza. Insomma, uomo avvisato mezzo salvato! Per contro, quest’ultimo aveva provato a registrare il marchio “Lightsaber Academy Inc.”, ma senza successo. E arriviamo, dunque, ai giorni nostri, con il colosso americano che ha richiesto formalmente un’ingiunzione permanente, un rimborso per i danni subiti o, in alternativa, due milioni di dollari per ogni violazione di copyright. Decisamente una bella gatta da pelare, a meno che chi ha presentato l’esposto non decida di lasciar cadere l’accusa.
Tutto ciò riporta a galla la solita questione degli scontri tra fan e case produttrici. Solo rimanendo in tema Star Wars, basti ricordare le visioni contrastanti di George Lucas e dei cultori su alcuni episodi, o le critiche mosse per le edizioni alternative dei film uscite nel corso degli anni (come quella del 2004 in formato DVD che conteneva delle scene diverse rispetto all’originale).
Vero è che quando qualcosa entra così tanto nella cultura di massa, come in questo caso Jedi e spade laser, è assai difficile mantenere quel confine tra qualcosa che sia proprietà esclusiva di chi ne è l’artefice/creatore e qualcosa di allargato a tutto il pubblico. Forse ci andrebbe un po’ più di buonsenso da parte di tutti, in modo da evitare queste inutili diatribe.
–Andrea Camelin–