Star Comics ha deciso di pubblicare in Italia Requiem of the Rose King, un manga dark fantasy di stampo storico. Andiamo quindi ad analizzare subito il primo volume, già in vendita dallo scorso 12 ottobre.
Requiem of the Rose King (Baraou no Souretsu il titolo originale) è uno shōjo manga in corso di pubblicazione realizzato da Aya Kanno. Amante dei drammi shakespeariani, in particolare l’Enrico VI e il Riccardo III, l’autrice è alla sua seconda esperienza di un certo rilievo, dopo i sei anni di Otomen. Nel raccontarvi queste cose, ho seminato anche due indizi che vi faranno facilmente capire la trama di quest’opera. Il titolo del manga e la passione della Kanno, infatti, portano inevitabilmente alla Guerra delle due Rose, lo scontro tra le casate Lancaster e York per la successione al trono d’Inghilterra. In questa cornice storica si dipana la storia del giovane Richard, il terzo figlio del duca di York, nato ermafrodita e per questo considerato “figlio del demonio”.
L’opera ha sicuramente il pregio di mettere parecchia carne al fuoco, non tanto dal punto di vista della trama, che è palesemente ispirata al Riccardo III di Shakespeare, quanto dai diversi contenuti che riesce a trattare. Innanzitutto abbiamo un substrato vero, che tratta eventi realmente accaduti con personaggi realmente esistiti. Su di esso si poggia la tragedia di stampo dark che ci mostra Riccardo III da bambino, sotto una luce diversa da quella a cui siamo abituati. In tutto ciò si mescolano perfettamente l’elemento soprannaturale e un tema molto difficile come l’ermafroditismo, entrambi gestiti in maniera ottima. Per questo motivo mi pare riduttivo classificare Requiem of the Rose King come uno shōjo (che, per chi non lo sapesse, è un tipo di manga rivolto a un pubblico prettamente femminile). Anzi, a me pare proprio un’opera che riesce a stare in equilibrio sul filo della sessualità, risultando adatto a tutti, nessuno escluso.
Un altro punto forte di tutta l’opera è la caratterizzazione dei personaggi, che conservano i loro ruoli fissi all’interno della storia senza creare confusione.
Da una parte abbiamo le figure “buone”, ovvero i due contendenti della guerra: Richard duca di York e il re Henry VI. Il primo accetta la condizione del figlio come farebbe un buon padre, gli dà il suo stesso nome, e lo tiene lontano dalle battaglie per salvaguardarlo. Il secondo, in pieno crollo psico-fisico mascherato da devozione religiosa, è il personaggio più simile e allo stesso tempo più diverso da Richard. Prova lo stesso senso di solitudine e malinconia del giovane, ma a differenza sua possiede un animo buono, ai limiti dell’immacolato.
Dall’altra parte, invece, abbiamo i personaggi portatori sani di malignità: Cecily, madre del piccolo Richard, e la regina Margaret. Difficile dire a chi delle due spetti il premio di “bastarda dell’anno”: entrambe hanno una cattiveria smisurata, nei confronti del figlio in un caso, e in quelli dell’umanità intera nell’altro.
In un’immaginaria rosa dei venti ai cui estremi ci sono questi quattro personaggi, il protagonista sta esattamente in mezzo a fare la banderuola segnavento. Montagne russe continue tra devozione per il padre e invidia per i fratelli, odio per il nemico (tanto da spingerlo a voler uccidere personalmente un re) e ammirazione ai limiti dell’infatuazione per un pastore che si rivelerà essere il re stesso. Un personaggio che il termine “tormentato” descrive perfettamente, in linea con quello che un dramma prevede.
Adesso, però, mi tocca passare alle note dolenti. Rimanendo sul tema “personaggi”, sono costretto a parlare male di una certa Giovanna d’Arco. Buttata nella storia sotto forma di spirito, si manifesta a Richard in quanto anche lei ermafrodita. Occhi da serpente e levitazione a parte, la prima domanda che mi sono posto è stata “perché?” – e devo ammettere che ancora adesso non so darmi una risposta. L’impressione è che la sua presenza sia totalmente ingiustificata: non è la proiezione di determinati pensieri o atteggiamenti negativi, né condiziona il giovane in alcun modo. Sta lì e ride. Senza senso, a mio avviso.
Passando ai disegni, invece, li ho trovati leggermente altalenanti. Molto dettagliate e curate le tavole con paesaggi ed elementi storici, molto meno quelle fantasy, già poche nel bilancio totale. Diverse scene sono a sfondo totalmente bianco o grigio, che tolgono un po’ il piacere della visione d’insieme e fanno concentrare unicamente sui dialoghi. Un po’ poco, come se la disegnatrice non avesse voluto osare troppo.
Se siete amanti del genere storico, dark o degli shōjo sarà una lettura piacevole. Se preferite il fantasy vero e proprio vi devo mettere in guardia sulla penuria di contenuti di quel tipo. In generale è un manga, a modo suo, diverso, che può rappresentare una valida alternativa alle letture classiche.
–Andrea Camelin–
Requiem of the Rose King Volume 1 – Recensione
Andrea Camelin
- I personaggi sono variegati e ben curati;
- I diversi temi trattati sono incastrati senza creare confusione;
- Non è un semplice shōjo;
- La presenza di Giovanna d’Arco è assolutamente inutile;
- La cura nei disegni è altalenante;
- Gli elementi fantasy sono poco sfruttati;
Dark, storico, fantasy. I primi due obiettivi sono sicuramente centrati, un po’ meno il terzo, abbastanza latitante all’interno della storia. La trama dell'opera non è originale, ma l’autrice ha saputo riadattarla in maniera più che buona per esaltare i contenuti, alcuni dei quali anche profondi. Sul giudizio finale, però, pesano sicuramente un paio di scelte apparentemente sbagliate, senza le quali Requiem of the Rose King risulterebbe più scorrevole alla lettura. Rimane, comunque, un manga alternativo da consigliare.