GdRristi di tutta Italia, gioite: dal 15 settembre scorso sono disponibili finalmente anche da noi, grazie alla casa editrice Tre60, due dei romanzi ambientati a Golarion, facenti parte della collana “Pathfinder Tales”. Uno di questi è “Il Signore delle Rune” di Dave Gross, che andremo ad analizzare.
Già autore di altre avventure ambientate a Golarion, Gross è uno scrittore e game designer che ha collaborato, oltre che con Paizo, anche con la Wizards per Dungeons & Dragons, cimentandosi nella scrittura di romanzi ambientati nei Forgotten Realms. È un giocatore e profondo conoscitore delle regole e dei mondi di cui racconta, e questo salta subito all’occhio leggendo “Il Signore delle Rune”.
La storia è molto scorrevole, e presenta descrizioni accurate e dialoghi quasi sempre naturali: la trama parla del Conte Varian Jeggare, mezz’elfo centenario proveniente da Cheliax, e della sua guardia del corpo tiefling, Radovan. Si comincia, ovviamente, nel più semplice dei modi: un libro misterioso, un morto, e uno strano furto. Varian e la sua guardia del corpo si trovano così a dover risolvere il caso, lasciando la città in cui si trovano, e cercando l’aiuto di mercenari e vecchi amici per poter scoprire cosa stia realmente accadendo. L’avventura è, in sé per sé, semplice, quasi banale in alcuni momenti, ma considerata l’epicità del racconto, le forze messe in gioco, la quantità di personaggi inseriti e la cura nel delineare un profilo accurato di ognuno di essi, forse la scelta di non imbarcarsi in una narrazione troppo articolata è giustificabile.
I capitoli del libro sono divisi tra i due personaggi principali, uno a testa per tutto il romanzo, così da lasciare ai lettori un’immagine a tutto tondo della storia. Da una parte abbiamo il Conte, Varian, nobile perfettamente cosciente del suo status, altezzoso e saccente, che finirà per essere vittima e carnefice di se stesso, oltre che degli eventi. Dall’altra parte c’è Radovan, un umano con sangue di demone nelle sue vene, che inizialmente appare come un personaggio quasi di contorno (nonostante sia certamente quello con cui è più facile identificarsi), salvo poi dimostrare, nel corso della storia, di nascondere più di quanto non sembri. Non è la solita spalla ironica, insomma, ma un vero e proprio comprimario.
“Il Signore delle Rune” esplora il rapporto, duramente messo alla prova, tra Varian e Radovan, tra un conte e la sua guardia del corpo, ma anche quello tra due amici. Ovviamente, oltre all’esplorazione non mancheranno battaglie degne di Pathfinder, con momenti che sfioreranno addirittura l’assurdo, tra inseguimenti, scontri, draghi e incantesimi. Tutta questa epicità ai limiti del paradossale potrebbe risultare fastidiosa a chi non è abituato all’high fantasy: qui la magia c’è, è tangibile, non è quella cosa oscura e misteriosa raccontata solo nelle leggende de Il Trono di Spade. Ci si può trovare davanti a eserciti di orchi spuntati dal nulla, tempeste di fulmini e piogge di ghoul nel giro di pochi capitoli: d’altronde si tratta di un’avventura su Golarion, e si è giustamente immersi in questo mondo che tiene conto delle regole del gioco originale.
Purtroppo nel libro non manca qualche problema: quello maggiore è il fatto che, pur essendo un romanzo stand-alone, non è la prima avventura di Varian e Radovan. Dave Gross ne ha scritte altre quattro, tutte precedenti a questa. Nel caso de “Il Signore delle Rune” ci si trova quindi davanti a due personaggi già molto sviluppati, con un passato in comune di cui non si riesce a cogliere tutte le sfumature, trovandosi a volte persi in citazioni del passato. È un peccato, perché leggendolo si ha la sensazione di trovarsi davanti alla parte finale di un’avventura più grande, la chiusura di un’altra storia. Funziona bene come romanzo indipendente, ma probabilmente la lettura dei capitoli precedenti avrebbe aiutato a immergersi meglio nella trama. Non possiamo far altro, dunque, che sperare di mettere presto le mani anche sugli altri.
–Caterina Gastaldi–
Il Signore delle Rune di D. Gross – Recensione
Caterina Gastaldi
- Due protagonisti ben costruiti, così come il loro rapporto;
- Storia epica che si inserisce bene nel mondo di gioco, senza ignorarne regole e mitologia;
- Tono in linea con lo spirito di Pathfinder, con momenti divertenti e ridicoli e altri toccanti e più seri;
- La storia, agli occhi dei lettori più navigati, può rischiare di risultare troppo semplice;
- Le descrizioni a volte danno l'impressione di essere ripetitive;
- Solo chi ha letto gli altri libri della saga (non disponibili in Italia) riuscirà a cogliere tutte le citazioni e i rimandi;