Quando si parla di trasposizioni letterarie al cinema, siamo abituati a immaginarci risultati che quasi mai eguagliano gli intenti degli scrittori, che ne alterano la qualità e che risultano, per chi ha amato i libri, deludenti. Ci sono poi rari casi in cui il processo si ribalta, e il film assume un connotato di gran lunga più importante del libro. Uno di questi casi è 2001: Odissea nello spazio.
Tutti quanti conosceranno il film di Stanley Kubrick del 1968, considerato all’unanimità uno dei capolavori del cinema di fantascienza. Sono invece di meno quelli che avranno letto l’omonimo romanzo di Arthur C. Clarke da cui l’opera è tratta, probabilmente messo in secondo piano dalla luce del regista di Shining che, come sappiamo, è enorme e abbagliante.
Ebbene, questo è un errore imperdonabile, perché tra le due opere c’è un legame più profondo di quanto si possa pensare, e a ricordarcelo ci pensa Fanucci Editore, che da poco ha riproposto in libreria una ristampa dell’opera, tradotta da Bruno Oddera, e che con piacere vado ad analizzare.
Tutto ebbe principio con un racconto di Clarke intitolato La sentinella, una storia che accennava all’evoluzione umana portata avanti dagli alieni e che colpì molto il giovane Stanley, il quale propose allo scrittore una collaborazione per la stesura di un lavoro a quattro mani che espandesse le tematiche dell’opera. Regista e autore si misero a comporre in contemporanea la sceneggiatura e il romanzo, andando di pari passo e confrontandosi più volte fino al raggiungimento, quattro anni dopo, di un risultato finale comune. Possiamo dire che in quegli anni si è consumata una delle collaborazioni più straordinarie della storia dell’uomo, poiché ha dato vita a due capolavori balzati in vetta alle correnti mediatiche del nostro tempo, cinema e letteratura.
2001: Odissea nello spazio è un libro la cui storia abbraccia quella dell’uomo in senso largo. Il viaggio ha inizio in epoca preistorica, dove gli ominidi delle caverne vengono spinti a compiere un balzo evolutivo da un misterioso monolito. Molti anni dopo, nel 1999, il parallelepipedo viene trovato per una seconda volta sotto la superficie lunare: nel momento in cui viene portato alla luce, si attiva la sua funzione primaria, quella di inviare un segnale verso Saturno. L’uomo ancora una volta viene spinto a viaggiare, motivato da nuova speranza e innata curiosità.
Il viaggio, però, è assai pericoloso, e viene messo a repentaglio dall’imperfetta tecnologia umana, che per poco non rischia di mandare tutto all’aria. Hal 9000, il supercomputer di bordo, va in collisione con le sue direttive e perde la bussola, mettendo in pericolo le vite dell’intero equipaggio. Alla fine l’unico sopravvissuto è David Bowman, che riesce a resettare Hal e a continuare il suo viaggio verso Giapeto, una delle lune di Saturno, dove scorgerà un ultimo monolito, quello che gli consentirà di compiere il balzo finale verso il raggiungimento di una nuova forma fisica e spirituale.
Il libro, per sua stessa natura di lavoro a quattro mani, è estremamente simile alla trasposizione cinematografica, non solo nella storia ma anche nello stile. Clarke ci regala dettagli minuziosi delle scene, dilatandone spesso i tempi al punto da renderci in grado di immaginarle con molta facilità. La vita nello spazio di Bowman e Poole è un esempio lampante dell’amore per i dettagli: essa procede lentamente, una meticolosa routine che accresce il senso di spiazzamento quando Hal interviene e la interrompe. Le finezze sono sia visive che sonore, date le continue citazioni alle opere di musica classica che si odono anche nella pellicola, portando lo spettatore/lettore a vivere emozioni multisensoriali. Ma l’apice della poesia arriva sul finale, dove Clarke è in grado di dare il meglio di sé andando anche oltre l’intento originale di Kubrick: se il film è infatti criptico ed enigmatico (per taluni addirittura incomprensibile), il libro risulta invece estremamente chiarificatore. Ma non vado oltre, per evitare qualsiasi tipo di anticipazione a chi volesse cogliere l’occasione di questa nuova edizione per recuperare il romanzo.
Il libro, comunque, è il primo di una quadrilogia. Se vi state ancora domandando se valga la pena leggere un romanzo di cui tutti ormai conoscono la storia trasposta in un capolavoro del cinema, la risposta è assolutamente sì. Molte immagini che Kubrick non ha potuto realizzare per motivi tecnici, trovano piena realizzazione nell’opera letteraria, che assume dunque una sua identità scevra da paragoni. Clarke si dimostra un anticipatore, con una storia che ancora oggi non mostra segni di invecchiamento, ma che anzi risulta un piacere estremo per la nostra sete di immaginazione.
L’editore ha anche specificato che si occuperà della pubblicazione italiana dell’intera quadrilogia, ovviamente sia in formato cartaceo che in ebook.
–Andrea Carbone–
2001: Odissea nello spazio – Recensione nuova edizione Fanucci
Andrea Carbone
- Una nuova edizione (anche in ebook) era proprio quello che ci voleva;
- Il libro approfondisce e perfeziona le tematiche che Kubrick aveva solo accennato;
- La fantascienza di Clarke risulta essere ancora originale dopo mezzo secolo;
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