È uno sporco lavoro quello del recensore di libri, anche se si tratta di quelli segnalati nella top ten del New York Times, ma qualcuno deve pur farlo. “Red Rising: Il Canto Proibito“, pubblicato nel 2014 e scritto dal ventottenne Pierce Brown, è da poco edito in Italia, grazie a Mondadori, e, come si intuisce, trattasi di un cavallo di battaglia che scalpita nelle classifiche mondiali già da un bel po’ di tempo. Quest’opera tende a rivoluzionare drasticamente il genere distopico (ma anche il sci-fi e il fantasy, presenti in qualche modo nel racconto). E ora vi dirò, in modo chiaro, onesto e oggettivo perché mi sono innamorata di questo primo capitolo della trilogia. Stramaledettamente.
GLI UOMINI NON SONO STATI CREATI UGUALI. E NEANCHE I LIBRI
“Avrei vissuto in pace. Ma i miei nemici mi hanno trascinato in guerra”. Leggendo questa prima riga del prologo, ho avvertito quella scossa elettrica che voi, divoratori di pagine, conoscete bene, quella che vi fa subito intuire che non dovete andare avanti nella lettura: volete farlo. Questo è il primo, e a parer mio il più importante, merito che ha “Red Rising – Il Canto Proibito”. Ogni riga è studiata, limata e incastonata come una gemma in un gioiello, intrinseca di una potenza enorme che cattura il lettore.
Partiamo dalla storia. Il racconto ci presenta il sedicenne Darrow, che vive sul pianeta Marte e che fa parte dei Rossi, la casta più bassa della società, minatori condannati a scavare nelle profondità del pianeta a temperature intollerabili, rischiando ogni giorno la propria vita. Ma Darrow lo vuole fare, sia perché è un Rosso, e quelli come lui sono forti e tenaci, sia perché tutti loro vengono convinti dai “capi”, gli Oro, di star compiendo un sacrificio che servirà a costruire un pianeta Marte migliore, abitabile per le nuove generazioni. A rincuorarlo per il sudore e sangue che versa c’è l’amore per Eo, bellissima e idealista Rossa come lui che, vissuta da sempre come sua amica, adesso è diventata sua moglie. I due vivono la vita che hanno sempre vissuto i Rossi, una vita fatta di sacrifici, dove Darrow si è sudato l’arduo e onorato posto di lavoro da SubInfero, lo scavatore per eccellenza, mentre a lei spetta l’ingrato compito di sperare che egli possa tornare vivo a casa la sera.
Tutto funziona, come la vita normale di ogni persona normale. Finché un giorno uno dei due innamorati non scatena le ire degli Oro ed Eo, convocata di fronte ai giudici, si scioglie in un canto dolcissimo, un canto proibito dalla Società che intona parole di rivolta e speranza. Lo stesso canto che era costato la vita al padre di Darrow. La trama si evolve continuamente, in modo logico, stupefacente, mai banale, e permetterà di scoprire come gli uomini non siano davvero stati creati… uguali. I colpi di scena si annidano come ragni tessendo una tela perfetta nella storia, senza falle, senza dubbi, la storia va avanti, evolve dentro le dinamiche che il nostro Darrow ha sempre creduto essere alla base della sua esistenza, sgretolandole completamente. La “trasformazione” che avviene nel personaggio è qualcosa di sfrontato, verso il lettore e verso la storia stessa. E per questo, terribilmente azzeccato.
SCRITTURA E DISTOPIA
Darrow si ritrova a essere qualcosa che non avrebbe mai creduto di diventare. Lentamente, il suo ruolo nella storia entra in un meccanismo più grande di lui, fino a incastrarsi nel “gioco” che muove le razze di questi mondi. Di sicuro gli adoratori del distopico correranno subito a fare i paragoni con altri libri famosi del genere, in primis “The Hunger Games“, ma i punti di contatto riguardano più l’attinenza al genere che il plot narrativo. Vi sarà infatti lampante da subito come la maturità della trama intera, i richiami alla cultura occidentale e l’abilità cesellante di Pierce Brown nell’inserirla, si discostino anni luce da qualsiasi altro distopico voi abbiate mai letto.
Gli unici intoppi che ho riscontrato si trovano agli inizi delle vicende narrative, dove incontriamo i primi nomi dei personaggi, che sono davvero tanti. Forse una sezione di note alla fine del libro, come accade per quelli Martin, avrebbe aiutato a ricordare un po’ di più nomi. Ma ormai voi lettori vi siete impigriti e abituati bene, diciamoci la verità, cosa ne sapete delle torture mentali di ricordarsi un intero Silmarillion senza guide! Quindi più che un intoppo, prendetelo come un allenamento. Anche perché la trama e la scrittura continuano ad aiutarvi nella memorizzazione dei nomi, e alla fine non avrete più problemi.
Altra cosa fondamentale: maschietti, questo libro è anche per voi. L’autore non ha seguito l’estenuante schiera di prodotti che vogliono puntare sulla storia “d’amore”. L’amore c’è, ovvio, ma non è pesante, non è banale o contiene romanticherie buone solo a far sbattere ciglia. Femminucce, non ringhiate: ho detto che l’amore c’è. E anche i bei fusti.
La scrittura di quest’autore è magia. Uso anche il mio ruolo di scrittrice, giornalista, laureata in lettere, lupa mannara, e di qualsiasi figura professionale possa rappresentare, per dirvi quanto questo libro mi sia piaciuto e mi abbia lasciato la voglia di rileggerlo. Personalmente, non mi capitava di innamorarmi di una serie letteraria da anni. Amatelo, odiatelo, lanciatelo e poi riprendetelo, stringete la copertina quando sentirete le lacrime uscire a fiotti, cercatelo dopo pranzo perché avete voglia di guardarlo più di qualsiasi episodio dei Simpson. Ma fatevi un favore. Leggetelo.
– Elisa Erriu –
Red Rising: Il Canto Proibito – Recensione
Isola Illyon
- La scrittura. Moderna, antica, una perfetta rappresentazione di come si scrive, in grado di far trattenere il respiro al lettore e scatenare i suoi sogni;
- I personaggi. Non li ho citati tutti perché li amo. Tutti;
- La trama. Accattivante, esaltante, ritmata. E per niente scontata. Ma vi rendete conto che mi ha commosso?
- L’assoluta bellezza dei richiami culturali. Un nuovo Alessandro Magno in una terra sci-fi;
- Qualche lettore può essere infastidito dalla grande quantità di nomi che incontra;
- L'ho già finito;