“Lord of the Rings meets Planet of the Apes; only, with dogs”. ll Signore degli Anelli che incontra il pianeta delle scimmie, ma con dei cani. Al posto delle scimmie. Questo, nelle parole del creatore Eddy Webb, è Pugmire, il nuovo gioco di ruolo prodotto dalla Onyx Path in collaborazione con il succitato autore. Costola della White Wolf (o meglio, di molti suoi ex-dipendenti) nata circa cinque anni fa, la Onyx ha sempre lavorato come licenziataria di molti prodotti legati al World of Darkness. Con Pugmire, però, sembra cambiare radicalmente direzione, incamminandosi sul sentiero dei giochi originali all’insegna di una cifra stilistica audace.
L’universo di Pugmire richiama vagamente quello dei romanzi di Gene Wolfe: il regno degli Uomini appartiene al passato, e attraverso la polvere dei secoli (o forse dei millenni?) i cani sono sorti come nuova razza dominante. Fin qui non c’entra niente con Urth, lo so: il paragone regge laddove nel mondo del futuro si torna in parte al passato, a quel medioevo fantasy che pare essere lo sbocco obbligato per qualunque declinazione RPG del genere. Comprese quelle post-apocalittiche. Con dei cani che impugnano le balestre. Ma in fondo il cliché è perdonabile: sullo sfondo dell’ampiamente già visto (compresa una versione rivista del classico d20 system), si installa un universo del tutto nuovo, dove canidi vagamente antropomorfi riscoprono le meraviglie perdute del passato. Dotati di magia e spade a doppio filo, considerano reliquia ogni cosa che possa essere appartenuta a quegli antichi Uomini che vedono come Divinità. Probabilmente ai loro occhi una sveglia è un idolo sacro.
So che è nell’aria, perciò liberiamocene subito: l’idea di poter giocare un gioco di ruolo nei panni di un animale a quattro zampe solleticherà i più lerci di voi. Se vi piacciono i furry, comunque, questo potrebbe davvero essere il gioco giusto, perché di uomini qui neanche l’ombra. In compenso c’è una miriade di razze di cani diverse, ciascuna con il proprio preciso inquadramento nella società canina del domani. Potevano mancare i gatti, in un mondo del genere? Ovviamente no: eppure, per quanto acerrimi nemici, con gli occhi di un osservatore imparziale non sono altro che creature incomprese. Nulla a che vedere con i ragni demoniaci, gli scheletri posseduti e l’ampio campionario di irrinunciabili mostri veri e propri: questi ultimi sono malvagi e senza appello.
Per il resto, la morale di un cane di Pugmire è quella di uno che abbia rielaborato i concetti di “buono” e “cattivo” dei suoi antenati. È una delle tante meravigliose sottigliezze che emergono da più di un elemento di ambientazione, a cominciare dal Codice, sei regole a cui qualunque bravo cane deve conformarsi e che comprendono “essere un bravo cane”, “mordere solo chi ti mette in pericolo”, “proteggere la tua casa” e “riportare ciò che è stato lasciato indietro”. Nel semplicistico quadro etico dipinto dal gioco c’è da chiedersi se ci sia spazio per personaggi dalla morale sfumata: probabilmente sì. Se esiste un codice, è perché qualcuno non è in grado di conformarvisi spontaneamente.
Il gioco ha avuto un successo strepitoso su Kickstarter, sfondando del 700% l’obiettivo prefissato e arrivando a 128.000 dollari ad ancora 30 giorni dalla fine. Contribuendo è possibile accedere ad una versione early access del manuale, nel quale gli amanti del WoD potranno certamente ritrovare l’impronta tipica dei prodotti White Wolf. Come ci ricorda Eddy, gli occhi con cui guardare questo mondo sono quelli del suo abitante medio: si va dai più classici brevi racconti introduttivi alla vera e propria articolazione in forma narrativa di alcune parti del manuale.
Il trend dei giochi di ruolo zoocentrici non è nuovo. Il Richiamo di Gattulhu (di qui vi abbiamo parlato qui) ha riscosso un discreto successo, al netto delle critiche dei Lovecraftiani più integralisti. Critiche che, comunque, aprono a una riflessione: perché? L’idea di rivoluzionare il punto di vista su un tema classico apre a molte possibilità, ma forse suggerisce anche l’esaurimento di un genere che cerca di riciclarsi in forme potenzialmente ridicole. Non lo intendo in senso dispregiativo: Mini Vampiri è un gioco bellissimo, anche se non proprio “di ruolo”, e sicuramente non si prende sul serio. Pugmire invece sì. Da quel che è possibile vedere, però, sembra essere all’altezza del compito. La vera domanda a questo punto è: chi è un bravo cane? sei tu un bravo cane?
– Luca Pappalardo –