Buon 2016, amici! Iniziamo l’anno nuovo parlando de “La legge dell’oblio”, romanzo epic fantasy ma con forti influenze steampunk di Luca Simioni, presentato nel corso del Lucca Comics & Games 2015 ed edito da Limana Umanìta. Senza troppi preamboli, vi dico subito che la lettura del romanzo è stata davvero piacevole, risultato dell’ottimo mix fra una storia bella e coinvolgente e lo stile dell’autore, che con una scrittura semplice (ma che comunque non si fa mancare termini tipici del campo bellico), chiara e curata fino ai minimi dettagli, aiuta il lettore a immaginare ciò che sta accadendo, quasi come se si trovasse di fronte allo schermo di un cinema.
Siamo nella Marca Occidentale dell’Impero, ed è qui che gli wadi, un popolo di guerrieri noto per avere gli occhi di un rosso sanguigno e per la capacità di vedere bene al buio, vivono in una comunità-torre. La prima parte del libro ci trasporta subito nella dimensione in cui la storia prende il via, il deserto silenzioso, bianco e desolato dove, almeno secondo le vecchie mappe imperiali, non ci dovrebbe essere nient’altro che qualche sparuta oasi e i resti di antiche civiltà ormai scomparse.
Improvvisamente, però, poco dopo la presentazione del nostro protagonista, Mado, e dopo un breve scambio di battute tra lui (che ci viene presentato come uno dei più brillanti guerrieri) e Aga, l’anziano capitano delle truppe wadi, la comunità-torre viene attaccata da misteriose macchine: un nuovo nemico, sconosciuto e diverso dai soliti predoni che abitano le lande sabbiose, si è spinto fino ai luoghi in cui nessuno si prenderebbe la briga di mettere mai piede. È così che viene organizzata una spedizione con a capo Mado, il quale ha l’obiettivo di andare in avanscoperta e riuscire a dare un nome a questa minaccia di cui fino a qualche tempo prima gli wadi ignoravano l’esistenza. Il gruppo formato da cinque individui di razze diverse, sintomo di quanto l’universo narrativo creato dall’autore sia sostanzioso, dunque parte, ignaro di ciò che si ritroverà davanti e con l’unico scopo di capire l’origine di questo attacco e mappare i cambiamenti del deserto.
A questo punto il libro ci immerge nella descrizione del viaggio che Mado e i suoi compagni si apprestano a fare: il lettore, infatti, vede attraverso i suoi occhi, provando un senso di sorpresa nello scoprire assieme a lui elementi nuovi, come luoghi non segnati sulle mappe, abitanti sconosciuti di cui si ignorava l’esistenza e tanto altro. Ci ritroveremo dinanzi a nuove razze che popolano il territorio: gli stessi wadi sono affiancati dai senza sangue (di cui Brau, uno dei cinque membri del gruppo che accompagna Mado, fa parte), i niharj, i ganee, i mazar… Ma se da un lato c’è il piacere della scoperta che cresce, dall’altro incombe su ogni cosa la minaccia dello scoppio di una guerra di grandi proporzioni, un conflitto che metterà a serio rischio gli stessi wadi, che fino a poco tempo prima non vedevano che fin dove il loro avvistatore gli permetteva.
La seconda parte del romanzo costituisce il vero e proprio focus di tutta la narrazione: ora entriamo nel campo dell’azione e della strategia bellica, siamo anche noi guerrieri, e questa magia è possibile grazie al ritmo incalzante che scandisce la storia, in un crescendo d’azione, ma soprattutto di riflessione che ci accompagna fino alle battute finali. Dietro ad una guerra ci sono degli individui, non importa di quali razze essi siano, e a spingerli ci sono dei pensieri e degli ideali che li accecano a tal punto da non far loro pensare a tutto il male che la guerra porta, ma che contribuiscono ad accrescere il loro ego e i loro piani in maniera smisurata.
La storia insegna tanto e questo romanzo aiuta a riflettere, peraltro con tematiche che si sposano bene con le situazioni attuali che stiamo vivendo. Lord Tiberius, ad esempio, è determinato nel suo obiettivo di eliminare le diversità tra le razze unendole sotto un unico culto di cui lui sia rappresentante, e pur di farlo si spinge a sacrificare chiunque, mascherando la sua malvagità con la cortesia e il sorriso.
Mado siamo noi, Mado è forse il popolo, quello che è ignaro dei malvagi disegni dei potenti, che non è a conoscenza degli intrighi e dei giochi di potere, e che vive la sua vita cercando di proteggere le persone che ama.
Questa è solo una delle tante riflessioni che questo romanzo ci porta a fare, e la cosa bella è proprio questa: c’è davvero un’anima che vive in quelle 348 pagine. Oltre alla bravura per quanto riguarda lo stile di scrittura di Luca Simioni, che è chiara e constatabile, ogni lettore concluderà la lettura con diverse riflessioni, ognuna in base alla propria interpretazione e ai proprio punti di vista. Promuovo a pieno voti, dunque, “La Legge dell’Oblio” e mi auguro che possa trascinare anche voi verso il piacere della scoperta, ma soprattutto della riflessione.
– Alessia Bellettini –
La legge dell’oblio di L. Simioni – Recensione
Isola Illyon
- la storia è interessante, coinvolgente e soprattutto fa riflettere;
- lo stile è semplice, chiaro e ben curato;
- la struttura della storia mantiene l'attenzione del lettore sempre al massimo;
- non è adatto a quella fetta di pubblico che da un libro cerca solo intrattenimento senza sostanza;