L’etichetta editoriale di Robert Kirkman, della quale abbiamo già avuto modo di parlare, ci propone oggi una storia a cavallo fra il fantasy puro e l’urban-fantasy: Birthright. Si tratta di una serie che negli Stati Uniti sta riscuotendo un buon successo, e che saldaPress ci propone in Italia, insieme ad altri prodotti selezionati dalla collana Skybound di cui sopra. Quando ho messo gli occhi sulla copertina dell’edizione brossurata non ho saputo non riconoscerlo: gargoyle (o creature simili) in volo con delle rovine alle spalle e lo sguardo spaurito di un ragazzino che stringe uno spadone più alto di lui. Che sia arrivato il momento per un fantasy genuino che sappia realmente rimescolare le carte in tavola?
Il primo numero di Birthright (uscito il 13 novembre scorso), dal titolo “Ritorno a casa”, ci introduce nella vita di Mikey Rhodes e nel dramma della sua famiglia. Il giorno del suo compleanno, durante un tipico pomeriggio americano padre-figlio, il bambino si perde nella foresta grazie ad un lancio troppo cattivo del genitore. Dopo essersi inoltrato nel bosco, il piccolo Mikey però scompare completamente. Il presupposto della storia infatti è un dramma familiare in epoca moderna, con tanto di padre che viene accusato d’omicidio e si dà all’alcool, dal quale consegue inevitabilmente una famiglia sfasciata. Niente di nuovo, sembra: il tutto fa pensare al bambino che si rifugia nella sua fantasia e vive l’avventura dei suoi sogni. Sbagliato. Questa situazione serve da trampolino per raccontare un’avventura che non si presenta come la classica lotta bene – male … o forse sì? Ecco la sensazione che ho provato. Quell’effetto che lascia il lettore sospeso e curioso, di fatto, al punto di convincerlo ad andare avanti.
A sconvolgere la logica del classico fantasy è proprio il fatto che Mikey riesce a tornare indietro, ma sotto forma di uomo e non più di bambino. Un chiarissimo ibrido fra Conan il Barbaro e Mad Max, vestito, a voler dar retta ad una delle battute stesse del fumetto, “come uno scarto de Il Signore degli Anelli”. Il viaggio dell’Eroe quindi inizia quando l’avventura è (apparentemente) terminata. Il male è stato sconfitto e Terrenos, il mondo nel quale il bambino viene trasportato, è stato messo in salvo; ritorna anche lo schema delle predestinazione, decisamente rivisitato pur senza essere stravolto (il titolo “Birthright” è un chiarissimo richiamo a questa stessa tematica). Nel primo volume capiamo che sarà proprio questo “ritorno a casa” a fungere da perno e a rendere il protagonista eroe e antieroe al tempo stesso: da una parte c’è l’egoismo e la voglia di ritornare alla propria esistenza, anche se questo significa pagare un prezzo molto caro; dall’altra abbiamo invece la lotta per la salvaguardia della libertà e, nello specifico, del nostro pianeta. Già dalle prime pagine si capisce che la narrazione ambientata nel nostro “universo” è preponderante: è quella, insomma, di un urban-fantasy molto promettente, che sa far collimare in modo serio il fantastico con il drama che tanto va di moda in questo momento. Joshua Williamson, lo scrittore della serie che in passato ha collaborato con DC Comics, Marvel Comics ed altre etichette importanti, caratterizza tutti i personaggi senza sottovalutare i vari imprinting emotivi: il padre amorevole e disposto a tutto per aiutare il figlio, la madre troppo razionale e sconvolta per poter pensare che “quell’uomo” sia il suo piccolo, e il fratello che, con il progredire della storia, sembra trovare la complicità che solo un legame di sangue può dare. Gli ingredienti ci sono tutti e, nonostante a tratti le battute siano scontate e non troppo scorrevoli, gli sconvolgimenti della trama e l’idea di base reggono benissimo l’urto: che sia per la strana alchimia che si crea fra le illustrazioni (di un ottimo Andrei Bressan, colorate da Adriano Luca) ed il testo o per il tratto piuttosto dolce delle illustrazioni che sanno proprio di fantasy, questo volume riesce a far perdere nella lettura, fino ad arrivare al finale che insieme a tanti altri elementi inevitabilmente incuriosisce e apre diverse prospettive al resto della narrazione.
Proprio quest’ultima prosegue in maniera spedita – quasi una prerogativa dei fumetti di genere –, ma devo ammettere che in questo caso si rivela una pecca: in alcuni punti, infatti, si ha l’impressione che gli eventi si susseguano a ritmo troppo serrato. Una serie di salti temporali nella storia non sempre sono resi perfettamente: mi fanno ripensare a stacchi che su pellicola avrebbero funzionato meglio. Se a questo ritmo al quale non è facilissimo abituarsi aggiungiamo anche qualche difficoltà come flashback su vari livelli (e in vari universi, è il caso di dire), ne risulta una lettura non troppo fluida. Non lasciatevi però impressionare dalla cosa, perché pagina dopo pagina questo difetto risulta sembrare sempre più legato soltanto all’introduzione del racconto. Forse meno fretta nel presentare il personaggio avrebbe attutito questa sensazione, ma ciò non toglie che il prodotto riesca comunque a convincere il lettore a proseguire.
Se il dovere di un buon racconto fantasy è di intrattenere e rendere reale qualcosa di fantastico anche per un solo momento, Birthright ha sicuramente il potenziale necessario per riuscire a farlo, senza deludere le aspettative dei lettori e introducendo un elemento che potrebbe entusiasmare gli amanti del genere, come noi isolani d’altronde.
Continueremo sicuramente a seguire le avventure del nostro piccolo (non)eroe Mikey, senza ombra di dubbio. E voi?
– Antonio Sansone –
Birthright, volume 1 – Recensione
Antonio Sansone
- Il finale classico di un'avventura fantasy si trasforma nell'incipit di un nuovo viaggio urban-fantasy;
- Le illustrazioni e le colorazioni sono davvero meritevoli;
- Ottimo compromesso fra disegni e narrazione;
- Sceneggiatura labirintica, pronta a smentire puntualmente ogni certezza ed ogni ovvietà che il lettore possa immaginare;
- Capace di risultare innovatore quanto basta pur mantenendo quel retrogusto da evergreen fantasy;
- La narrazione non è sempre fluida e la fretta in alcuni punti potrebbe ingannare i lettori poco attenti;
- Alcune battute potevano essere più naturali, l'impressione è quella che alcuni scambi seguano dei binari già tracciati;
- Non ingrana molto velocemente;