Dal grande pacco delle “belle cose” che Square Enix ha annunciato per questo anno, è saltato fuori anche un altro spin-off basato sulla nota saga di jRPG Dragon Quest, chiamato Dragon Quest Builders. Dico “un altro” perché poche settimane fa vi avevo già parlato (proprio qui) di Dragon Quest Heroes, analizzando come questo gioco (anch’esso spin-off) tentasse di mettere un po’ di pepe sul brand discostandosi dagli episodi principali della serie, che qui in Occidente non hanno mai avuto grandissimo successo, al contrario del Giappone, dove i giocatori ne provano un amore viscerale. Vi avevo parlato dello stile musou, di come i combattimenti ricordassero la serie Dynasty Warriors, di come poteva rappresentare un buon connubio tra jRPG e gioco action e di come, magari proprio per questo misto di più generi, avrebbe potuto avere una buona accoglienza in America ed Europa.
Con Dragon Quest Builders Square Enix vuole tentare ancora di più di fare breccia nei cuori dei videogiocatori occidentali, ponendogli di fronte un qualcosa di totalmente diverso: si tratta, infatti, di un mix tra quello che è il tratto distintivo di Toriyama (e che ha sempre caratterizzato gli eroi di DQ), e quello che si può definire come una sorta di Minecraft. Ancora una volta il ragionamento dell’azienda deve essere stato: come possiamo far appassionare gli occidentali, che non amano tanto lo stile e il gameplay di DQ, alla saga? Facciamo così, uniamo i tratti distintivi del nostro titolo a qualcosa di semplice e facilmente riconoscibile, proprio come Minecraft
Il titolo di Mojang ormai ha un po’ di annetti sulle spalle, ma nel corso del tempo ha saputo ritagliarsi un’ampissima fetta di mercato, e da un’idea semplice e banale il team di sviluppo ha raggiunto il successo: pensate che nel luglio del 2011 erano ben 11 milioni gli utenti registrati al gioco!
È vero che molti titoli “simil-clone” hanno tentato di cavalcare l’onda del successo di Minecraft, ma nessuno è riuscito a raggiungere i numeri da capogiro ottenuti dal titolo originale: forse è proprio per questo che, per quanto riguarda Dragon Quest Builders, Square Enix ha pensato di sviluppare qualcosa che, seppur prendesse ispirazione da Minecraft, alla fine se ne discostasse strettamente. Cosa offre, dunque, di così tanto diverso? Innanzi tutto vi parlo del “team” che è dietro questo titolo: senza nulla togliere a Mojang, in questo caso si può contare come sempre su Akira Toriyama per il character designer dei personaggi (chi ha già giocato altri DQ o altri titoli un po’ più datati come Chrono Trigger e Blue Dragon, sa già cosa trovarsi di fronte), mentre il director è Kazuya Niinou (che si occupò anche di Etrian Odyssey), supportato dalle musiche di Koichi Sugiyama, altro nome storico per quanto riguarda la saga di DQ. A differenza di Minecraft, questo titolo ha una storia molto approfondita, il che è fondamentale poiché le azioni che si compiono sono proprio legate alla trama. Il protagonista, da come è possibile vedere, sembra essere una sorta di Link (è praticamente vestito quasi uguale!) di The Legend of Zelda, ma in Toriyama-style, con l’abilità di poter creare e modificare qualsiasi oggetto o materiale. Il suo scopo è quello di ricostruire le terre di Alefgard (chi ha giocato i primi DQ le ricorderà sicuramente, visto che sono il setting del primo titolo, e viene anche citato nei due successivi) che sono state distrutte dal malvagio Dragonlord, incoronatosi sovrano e che ha costretto gli umani ad abbandonare quei luoghi. Tocca quindi al giocatore, un piccolo protagonista visibile in terza persona, dover dare un senso al suo potere, potendo usufruire di un’intera mappa totalmente rimodellabile. Ovviamente non ci si ritrova di fronte ai famosi cubi ormai divenuti popolarissimi a livello mondiale – non saranno pixellosi e, urge ripeterlo, questo non è Minecraft! Il gameplay è molto semplice: cliccando sul terreno si ottiene un blocco di terra e così via, ed è possibile spostare ogni blocco per creare varie possibilità di costruzione. Ovviamente non mancano elementi classici da RPG: il personaggio ha la possibilità di crescere di livello aumentando così le proprie potenzialità, che in questo caso non riguardano super mosse o magie, ma sono tutte incentrate sul crafting. L’eroe, che si deve anche occupare del cibo, avendo bisogno di nutrirsi, ha uno slot per l’arma principale, mentre gli oggetti disponibili vengono disposti in fila nella sezione dello schermo più bassa. Il resto lo potete immaginare: più si eliminano nemici, più è possibile farmare le risorse necessarie.
Oltre, quindi, alla semplice costruzione, bisogna anche occuparsi di farmare quel tanto che basta per poter trovare nuovi oggetti che facilitano il processo di “building”, per il quale si possono – anzi, si devono! – seguire dei progetti prestabiliti che permettono di affiancare agli edifici costruiti dall’utente anche altri che risultano indispensabili per il conseguimento di determinati scopi. Gli edifici, inoltre, sono abitabili da PNG la cui presenza risulta molto importante dal punto di vista narrativo.
L’uscita di Dragon Quest Builders è prevista per il 28 gennaio 2016 su PlayStation 3, PlayStation 4 e PlayStation Vita, e la domanda che un po’ tutti si saranno posti è: riuscirà a farsi spazio nel campo delle avventure dinamiche/sandbox di cui Minecraft è il sovrano indiscusso? È chiaro che DQ Builders si ispira a quest’ultimo, ma da quanto si vede sembra anche che tenti di distanziarsene cercando di aggrapparsi a quella che è sempre stata l’anima del brand, ovvero il gioco di ruolo.
Chissà se piacerà ai giapponesi stessi, da sempre affezionati a DQ proprio per il fatto che sia rimasto uno dei pochi esempi di jRPG puro nel genere, e non vedo l’ora di scoprire come sarà accolto in Occidente, dove oltre Minecraft sono tanti i giochi che seguono le stesse dinamiche, specialmente nel campo mobile. Voi che ne pensate?
– Alessia Bellettini –