Era il luglio del 2013 quando Walt Disney Pictures aveva annunciato la volontà di produrre un remake del film di animazione “The Jungle Book” (“Il Libro della Giungla”) del lontano 1967, ultimo dei classici che ci hanno accompagnato durante l’infanzia ad essere girato dal grande Walt Disney, che morì durante la sua realizzazione.
A un paio d’anni di distanza, finalmente arriva qualche certezza: il film si farà, uscirà nelle sale il 15 aprile 2016, e sarà in live-action.
Insomma, live-action è una parola grossa. Diciamo che il protagonista, unico umano presente nella pellicola, sarà in live-action, interpretato dal giovanissimo Neel Sethi. Il resto dei personaggi, così come la maggior parte dei fondali, sarà un immenso capolavoro di CGI – sicuramente un capolavoro, visto i colossi di animazione che gravitano ormai attorno a casa Disney.
Immensi sono anche gli attori scelti per il doppiaggio originale. Bill Murray e Ben Kingsley saranno rispettivamente la voce dell’orso Baloo e della pantera Bagheera. I marveliani Idris Elba (Heimdall nei film di Thor) e Scarlett Johansson (la Vedova Nera) daranno la voce alla malvagia tigre bengalese Shere Khan e al pitone Kaa. Il simpatico orango Re Luigi parlerà grazie ad un altro gigante della cinematografia, Christopher Walker. Giancarlo Esposito (incondizionatamente amato nella serie tv Breaking Bad) sarà il paroliere del lupo Akela, mentre per Raksha è stata scelta Lupita Nyong’o (“12 anni schiavo” e “Star Wars VII – Il risveglio della forza”).
Dietro la macchina da presa troviamo Jon Favreau, che abbiamo potuto godere alla regia della trilogia di “Iron Man”. Per le musiche sono stati chiamati Richard M. Sherman, famoso per la soundtrack di “Mary Poppins” e che già si era occupato della colonna sonora de “Il Libro della Giunga” del 1967, e suo fratello.
Ma cosa troveremo in questa pellicola, a parte tanta, tanta, tanta CGI?
Essendo un remake, la trama ricalcherà il titolo animato noto a tutti, ma un ripassino non costa nulla.
Bagheera trova, nelle profondità della giungla dell’India, una cesta con dentro un bambino. La pantera porta subito Mowgli (“ranocchietto”) ad una lupa che ha appena partorito, e Raksha lo cresce insieme ai propri cuccioli, iniziandolo alla vita selvaggia.
Dieci anni più tardi, ritorna Shere Khan (una tigre mangia-uomini) e la tribù di lupi decide che il ragazzino dovrà essere condotto al villaggio degli umani: solo così avrà la possibilità di salvarsi dal temibile predatore.
Bagheera decide quindi di accompagnare Mowgli, ma il viaggio si rivela meno tranquillo di quanto prospettato. Nella prima notte di sosta, un pitone ipnotizza il bambino, tentando di mangiarlo.
Il giorno dopo, il protagonista cerca di unirsi a una pattuglia di elefanti guidata dal colonnello Hathi e sua moglie, e questo fa esplodere un litigio fra lui e la pantera, che se ne va lasciandolo solo.
Tuttavia l’incontro con il simpatico orso Baloo fa conoscere a Mowgli il bello di vivere una vita spensierata, inducendolo a desiderare di non lasciare più la foresta.
Baloo si prende la responsabilità di curare e difendere il ragazzino, ma viene ingannato da un gruppo di scimmie, che rapiscono Mowgli per portarlo al loro capo. L’orango Re Luigi propone un patto al ragazzo: se il bambino gli dovesse rivelare il segreto per creare il fuoco come gli umani, lo aiuterà a rimanere nell’amata giungla. Tuttavia Mowgli non ha la minima idea di come accendere un fuoco: sono Bagheera e Baloo a toglierlo dai guai, demolendo il palazzo di Re Luigi.
Bagheera rivela all’orso perché il ragazzo non può restare nel territorio, e Baloo tenta di convincere Mowgli a raggiungere il villaggio. Ma il bambino fugge e, durante l’incontro con un gruppo di maliziosi avvoltoi, viene attaccato da Shere Khan.
E come può andare a finire tutto questo allegro teatrino di bestie parlanti? Bene, mi pare ovvio. Dopotutto si tratta di un film per famiglie, che lo stesso Walt Disney ha voluto in linea con questa idea. Per arrivarci ha addirittura cambiato lo sceneggiato, la cui trama nelle prime versioni aveva il tono più drammatico, tetro e sinistro proprio dei racconti di Rudyard Kipling. Lo scrittore, originario dell’India e vincitore del Premio Nobel per la Letteratura, è appunto l’autore dei molti racconti che compongono i volumi “Il Libro della Giungla” e “Il Secondo Libro della Giungla”, pubblicati fra il 1893 e il 1895. Nelle raccolte, al contrario di quello che molti credono, solo otto racconti trattano del ragazzino Mowgli, mentre gli altri si alternano fra storie di soli animali e altre in cui compaiono anche gli umani abitanti dell’India. Una piccola curiosità: in entrambi i testi i capitoli pari sono poesie che riassumono e collegano il precedente racconto con il successivo.
Concludo con una usuale nota di cinismo, evergreen in situazioni come questa. Purtroppo, come nel caso di tante altre produzione degli ultimi tempi, non sentivamo davvero la mancanza di un remake de “Il Libro della Giungla”. Il punto è sempre lo stesso: fra film di animazione, live-action e serie tv tratti dall’opera prima, i prodotti sono talmente tanti che li conosciamo bene, troppo bene! E questa sensazione inevitabilmente si acuisce quando si tratta di favole, fiabe e leggende.
Che altro dire? Vi lascio al trailer, in attesa di capire cosa ne pensate voi di questa pellicola.
– Elena Torretta –