Quella di “League of Legends” è una moda e una passione sempre in crescita che, volontariamente o involontariamente, sta segnando tutta l’industria dei videogiochi. Oramai nessuno può ritenersi ignorante su questa faccenda e, ancora peggio, ignorare l’importanza e l’esteso manipolo di giocatori. Su Illyon già si è analizzato il fenomeno e, trattandosi di un elemento molto delicato (soprattutto in Italia), ho deciso di riprenderlo ora che sono state rese disponibili le nuove skin “Project”. Ma cosa sono, e perché dovremmo parlarne? Continuate a leggere e lo scoprirete.
PREMESSA: Prima di evitare di scatenare un putiferio, ci tengo a precisare che l’opinione espressa nel seguente articolo è assolutamente personale e soggettiva, e questo articolo vuole essere solo un mezzo di comunicazione e raccolta di opinioni riguardo le skin. Vi chiedo, quindi, di rimanere civili e abbassare quelle lame!
Skin ≠ Skill
Ho sempre trovato il concetto delle skin abbastanza inutile di per sé, nonostante aggiungesse semplicemente un modo differente di vedere il proprio campione o di vedere in atto le abilità di quest’ultimo. Fondamentalmente, difatti, la skin in “League of Legends” altro non è che un aspetto: non migliora statistiche né rende più difficile all’avversario capire cosa stiamo facendo. In termini prettamente tecnici (a parte qualche rarissima eccezione), queste skin non cambiano nulla, né ti fanno giocare meglio.
Sono sostanzialmente inutili.
Ma, ma, ma. Esistono anche skin che portano in gioco di più. Insomma, se proprio devono modificare qualcosa, che lo facciano per bene: le skin Project, per una volta, ci riescono. Oltre a inserire una modifica all’aspetto dei campioni (Leona, Fiora, Lucian, Zed, Yasuo e Yi) e all’aspetto delle loro skill, o abilità, gli aspetti Project inseriscono anche alcune modifiche ai minion. Diciamo che sono delle skin che potrebbero almeno in parte valere i soldi che si spendono per acquistarle. Ribadendo comunque che le skin sono fondamentalmente inutili (nessuno obbliga a comprarle, quindi chi vuole lo fa, e se è felice così tanto meglio – un giocatore felice flammerà meno e sarà meno tossico), queste sono comunque migliori di altre. Facendo un paragone, ad esempio, tra Ashe Rubacuori e Ashe Predone, si capisce quanto la prima sia superiore alla seconda. Costava davvero tanto inserire un’animazione per le abilità (magari inserire le frecce rosse, o grigie) e per il teleport back, così da renderla un po’ speciale? A quanto pare sì.
Parlandoci chiaro, non si tratterebbe nemmeno di un gran lavoro da parte di Riot, considerando anche l’enorme business creato intorno ai Chroma Pack che, come ci ha già spiegato TerenasIII, si basa fondamentalmente su dieci minuti di lavoro su Photoshop. Questa è ora la domanda alla quale i posteri cercheranno di rispondere: quei dieci minuti lì valgono i vostri soldi? Ci sarà chi dirà di sì, chi dirà di no, chi dirà “puoi giocarci lo stesso, non cambia nulla quindi taci gg wp easy fgt”. Nonostante l’opinione soggettiva dell’individuo giocante, ritengo sempre che a tale sforzo equivalga uguale somma di denaro ed uguale retribuzione, sia questo sforzo fisico o mentale. Per un cambio di palette non sborserei dieci centesimi, figuriamoci cinque euro. Discorso differente è invece quello che riguarda le Ward (o Guardiani); considerando che non sono un grafico 3D e saprei a malapena come creare qualcosa per un videogioco (e anzi, se c’è qualche esperto tra i lettori è più che autorizzato a lasciare la propria opinione qua sotto), non ho idea se effettivamente quanto lavoro richieda la personalizzazione di queste ultime.
Ma anche questa è un’opinione esclusivamente soggettiva e completamente slegata al gioco di “League of Legends”, che comincia a prendere in considerazione la branca del gusto personale e della gestione delle proprie finanze, più che un parere oggettivo su potenzialità di campioni e abilità. Per questo è sempre meglio prendere questi argomenti con le pinze e cercare di rimanere cauti di fronte alla possibilità di poter offendere i gusti di qualcuno che, magari, non ha fatto (giustamente) le nostre stesse scelte.
Considerando (e tralasciando il precedente discorso) quello che è successo, con Project siamo però davanti ad un progetto senza dubbio studiato a tavolino, e ad un lavoro impegnato da parte di casa Riot ma, soprattutto, ad una sorta di indirizzo alquanto piacevole. Se, difatti, questa tipologia di skin fossero solo le prime di molte altre skin ad uscire, non potrei che esserne contento e probabilmente comprarle, considerando la personalizzazione che queste apportano al gioco. Più aspetti Project quindi, e meno “Ashe predone”, per intenderci. Ma, giusto per chiarire, Ashe è solo un esempio di ciò che è stato fatto a moltissimi campioni dal 2014 all’indietro.
Termino quindi l’articolo lasciando a voi la parola: condividete questo punto di vista, oppure ritenete che sia sbagliato? Avete mai acquistato una skin per poi pentirvene? Comprereste altre skin simili a quelle dell’Evento Project (esempio: Freijlord, o Commando)?
– Yari Montorsi –