Con gli strascichi del divorzio fra Hideo Kojima e la casa di produzione Konami (ve ne aveva parlato il nostro Davide in questo articolo), arriva domani in tutti gli store ‘Metal Gear Solid V: The Phantom Pain’, quinto capitolo “ufficiale” della vastissima produzione di videogame appartenenti al franchise ‘Metal Gear’. Questa saga è legata a doppio filo alla figura, da sempre un po’ istrionica e provocatoria, del geniale sviluppatore giapponese, e a maggior ragione per questo motivo ha fatto scandalo il tentativo di repulisti, se non di vera e propria damnatio memoriae, attuato dalla software house, che è giunta a cancellare il nome di Kojima e del suo team dalle copertine e dal materiale promozionale del videogioco. Ma cosa sappiamo effettivamente di questo videogame, alla vigilia dell’uscita? Dobbiamo aspettarci qualcosa di veramente rivoluzionario, o piuttosto un “more of the same” rispetto ai titoli precedenti? Mamma Illyon, per vostra fortuna, è qui per fornirvi tutte le risposte che cercate.
La serie non ha probabilmente bisogno di presentazioni. Iniziata nel lontano (non anagraficamente, beninteso) 1987, divenuta tridimensionale e approdata su console nel 1998, ‘Metal Gear’ racconta una storia di azione, guerra, spionaggio, con tratti weird, fantascientifici e fantasy, a tratti ucronica, ciclopica, talmente intricata e ricca di colpi di scena da mettere a dura prova gli appassionati de ‘Il Trono di Spade’. Il tutto ruota sempre intorno ai famigerati Metal Gear, dei carri armati bipedi, tradizionalmente ispirati ai lucertoloni preistorici, devastanti nei combattimenti a corto raggio, ma anche capaci di scagliare testate termonucleari da qualunque parte del globo senza rischiare di essere individuati. La storyline della saga è da considerarsi, allo stato, conclusa con ‘Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots’, gioco uscito nel 2008 su PlayStation 3 che chiudeva il lunghissimo arco narrativo.
A distanza di sette anni, dopo il discutibile esperimento di gioco-teaser ‘Ground Zeroes’, ‘The Phantom Pain’ arriva a colmare un buco piuttosto cospicuo nella linea narrativa, senza lesinare, com’è un po’ nella tradizione di Kojima, qualche incongruenza con il canone consolidato, addirittura con un totale restyling della figura di Big Boss. Questi, “il più grande soldato del Ventesimo Secolo”, è uno dei personaggi più carismatici e affascinanti dell’intera saga, nella quale ha interpretato, di volta in volta, il ruolo di antagonista, comprimario e vero e proprio protagonista (in quest’ultimo caso, nello specifico, in ‘Metal Gear Solid 3: Snake Eater’, ‘Metal Gear Solid: Peace Walker’ e ‘Metal Gear Solid: Ground Zeroes’): in ‘The Phantom Pain’ lo ritroviamo privo di un braccio (sostituito da una protesi bionica che precorre decisamente i tempi) e con una sorta di corno luciferino che gli spunta dalla tempia. Queste curiose aggiunte alla già iconica benda sull’occhio sono le caratteristiche di “Punished Snake, una leggenda caduta” nel 1984: il gioco è infatti ambientato a distanza di nove anni dal finale di ‘Ground Zeroes’, dopo la distruzione della Mother Base e dei Militaires Sans Frontières ad opera della misteriosa XOF, un attacco nel quale anche Big Boss è stato ferito ed è finito in coma.
Il prologo di ‘The Phantom Pain’ – chi ha già avuto il privilegio di provarlo lo descrive come altamente drammatico e crudo – vede appunto Big Boss risvegliarsi dopo anni di coma in un ospedale, attaccato dai misteriosi “Those who don’t exist”. Il nostro, a malapena in grado di camminare, dovrà riuscire a scappare a raggiungere l’eterno amico-rivale Revolver Ocelot, che lo aiuterà a riprendersi e a portare avanti la propria vendetta a capo dei mercenari Diamond Dogs. Si comincia dall’Afghanistan, ma come è ormai consuetudine in ‘Metal Gear’ non ci si ferma lì. La novità, però, è che ‘Metal Gear Solid V’ ha assunto le caratteristiche dell’open world, promettendo di concedere al giocatore una libertà inedita rispetto a quanto visto finora nel resto della saga.
Si tratta di un approccio senza precedenti: da un lato, rispetto a quanto visto finora, possiamo dire che le meccaniche stealth alla base dei primi giochi non sono del tutto scomparse, ma anzi si ripresentano implementate, con la possibilità di strisciare, accucciarsi, scalare i tetti e sfruttare le ombre per evitare lo sguardo delle sentinelle o i fasci di luce dei proiettori. In tutto ciò si inseriranno nuove dinamiche, basate sull’alternanza del ciclo giorno-notte (con la possibilità di attendere l’ora più favorevole per compiere un’incursione) o su un nuovo sistema meteo molto realistico (le guardie avranno un campo visivo limitato nel caso di forti piogge o di tempeste di sabbia). Anche la fauna locale e l’ambiente circostante potranno essere sfruttati per mimetizzarsi o per mettere fuori combattimento gli avversari.
Un’altra semplificazione del gioco è costituita dal sistema Reflex (liberamente disattivabile dalle Opzioni), che offre qualche secondo, a velocità rallentata, per eliminare una guardia prima che possa dare l’allarme, risparmiandoci così intense sessioni di sparatoria-fuga-sparatoria per concentrarci sulla missione che stiamo svolgendo. Prima di eseguire un’infiltrazione in una base nemica, poi, sarà possibile marcare, utilizzando il binocolo, tutti i nemici di pattuglia, in modo da poter procedere ad un’eliminazione chirurgica delle sentinelle e favorire un approccio più tattico. In mezzo a tutto questo, il nostro Snake potrà condurre una vasta gamma di mezzi di trasporto, dal cavallo alle jeep, dai furgoni a uno strano camminatore bipede, vagamente ispirato ai più piccoli Metal Gear visti nel corso della saga. Con questi potrà muoversi rapidamente attraverso l’apparente solitudine delle vaste mappe di gioco, di quando in quando accompagnato da un NPC, appositamente per determinate quest. L’hub delle missioni sarà la base dei Diamond Dogs, dove di quando in quando dovremo fare ritorno sia per ragioni di trama, sia per reclutare soldati ed implementare nuove strutture e caratteristiche.
Ovviamente, la sfida principale che Kojima e il suo team hanno dovuto affrontare – e solo una prova su strada potrà dirci se siano riusciti nell’impresa – è stata quella di far coesistere l’innovativa anima open world con la classica impostazione cinematografica della serie. Anche qui pare esserci stata qualche innovazione rispetto al passato: non tutto sarà narrato con le cutscene di durata quasi biblica già viste nel terzo e nel quarto capitolo della serie; il lore del gioco troverà sfogo anche nei dialoghi in-game fra i personaggi, oppure raccogliendo informazioni sparse qua e là fra i diversi scenari. Per ora, le prime recensioni internazionali sono entusiastiche e non hanno mancato di esprimere, in diversi casi, degli sbalorditivi total score. Per i comuni mortali, invece, mancano solo poche ore per poter testare con mano il prodotto della mente un po’ pazzerella di Hideo Kojima: e voi, Isolani? Programmate di acquistare il gioco al day-one? Per ingannare l’attesa, vi lasciamo con il trailer di lancio di ‘The Phantom Pain’, sospeso tra passato e futuro della saga!
– Stefano Marras –