Nel 2002 ogni cellula del mio corpo vibrava d’amore al solo nominare la parola “GameCube”. Certo, la console Nintendo aveva un colore bizzarro e una forma ancora più insolita, ma i giochi che ne hanno accompagnato il lancio e la tacita promessa di un “The Legend of Zelda” con grafica mozzafiato bastavano a colmare le mie prospettive di rassicurante ottimismo; ottimismo ben presto rinforzato dall’uscita di “Super Smash Bros. Melee”, seguito di uno dei picchiaduro più sorprendenti e appaganti degli ultimi decenni – Pikachu che ne dà di santa ragione a Mario mentre Ganondorf sevizia Yoshi: il sogno ludico di ogni bambino dotato di più controller e di qualche amico. Tra i personaggi selezionabili presenziavano due insoliti sconosciuti, Roy e Marth, i quali erano riusciti a superare la diffidenza iniziale grazie al look epico-cavalleresco abbinato alla loro tendenza a sfilettare gli avversari in punta di spada. Evidentemente non devo essere stato l’unico a subire il loro ascendente, perché da li a breve la serie di cui erano protagonisti è stata sdoganata dal mercato nipponico dopo anni di “embargo” autoinflitto, dando il via alla crescita di quel “Fire Emblem” che ha oramai raggiunto la fama globale.
In effetti, “Fire Emblem” è un esempio eccellente dei classici giochi di ruolo tattici a turni incentrati sulle meccaniche di mappe a scacchiera che hanno trovato una grande resistenza prima di attecchire sul suolo europeo, ed è forse possibile riconoscerlo come il principale portavoce della categoria. Questo campo del mercato videoludico, volgarmente definito semplicemente come “tactics“, è in buona parte esplorato da spin-off di altisonanti serie o da titoli protetti da grandi publisher, ma col tempo e con la perseveranza anche studi minori sono riusciti a ricavarsi un proprio spazio, primi tra tutti gli sviluppatori Nippon Ichi e i loro “Disgaea”. Esclusiva minore di Sony (se si esclude un’incarnazione su DS), “Disgaea” è riuscita a garantire per 13 anni trame intricate e solide meccaniche di gioco capaci di attirare e consolidare un fedelissimo gruppo di seguaci, pronto a finanziare i 5 capitoli principali e i numerosi porting per console portatili. Qualora il titolo della saga non vi dicesse nulla, è ora di rimediare: a ottobre, infatti, vedremo sugli scaffali dei negozi il sesto episodio che, tra le altre, sarà il primo della serie a girare su una console di nuova generazione, “Disgaea 5: Alliance of Vengeance“.
Come suggerisce il sottotitolo, questa uscita PS4 sarà caratterizzata dal polo tematico della vendetta, orbitando attorno alle vicende di Killia, un potente demonietto che ambisce a pareggiare i conti con il malvagio imperatore dei demoni, Void Dark. Il despota in questione ha conquistato il potere con la pericolosa quanto gigantesca armata de I Perduti, soggiogando con la forza i Netherworlds (una forma di mondi paralleli) e i loro gerofanti, gli Overlords, ovviamente inimicandoseli quasi tutti. Tra chi pretende giustizia, chi vuole semplicemente dimostrare la propria forza e altri con piani decisamente più sibillini, in poco tempo si fondano le basi di un proprio battaglione composto da membri dalle origini più disparate, ma tutti pronti a dimostrare le proprie capacità su immensi campi di battaglia (si parla addirittura di 100 personaggi schierati in contemporanea).
Che i neofiti non temano, comunque: le pregresse esperienze sono assolutamente superflue e, al massimo, dovrebbero aiutare in minima parte esclusivamente a cogliere riferimenti e allusioni di secondaria importanza; in effetti i titoli “tactics” sono noti per il concentrarsi attorno ai personaggi e alle loro interazioni, dando maggiore spazio ai loro sentimenti e ai loro rapporti piuttosto che approfondendo in maniera ridondante trame iniziate in un passato remoto e inaccessibile ai più. I veterani, invece, noteranno di certo qualche differenza, prima tra tutte la neonata meccanica Revenge Mode che, come suggerisce il nome, viene sbloccata man mano che si ricevono danni o qualora i compagni di squadra finissero col cadere per mano nemica. Una volta toccato il culmine della furia si raggiungerà il picco della propria forza combattiva, aumentando temporaneamente le proprie statistiche e aprendo la strada alle devastanti tecniche di sovraccarico (Overload), mosse finali capaci di fare invidia a qualsiasi cartone animato shonen.
Il tutto sarà condito dalla possibilità di formare squadre riminiscenti dei club di “Disgaea 3”, causare danni ingenti collaborando in temibili Team Attack o sbizzarrirsi nella loro variante più devastante e scenografica, gli Alliance Attack, evidenziando ulteriormente il come sarà dato massimo spazio alla collaborazione tra combattenti. Innovazioni minori, ma ben accolte, si scoprono nella versatile possibilità di equipaggiare due armi per prepararsi ad ogni evenienza e nella aggiornata gestione dei reclutamenti all’interno del proprio plotone. Sarà infatti possibile arruolare e addestrare i propri uomini previo finanziamento economico (al posto di doverli trascinare sul campo di battaglia al costo di farli linciare da nemici ostici), ma sarà anche possibile inviare tutti coloro non direttamente schierati in prima linea a esplorare i confini dei Netherworlds alla ricerca di risorse utili o di prigionieri da convertire.
Ultima, ma non ultima, è la propensione del titolo alla naturale condivisione social della PlayStation 4 (grazie al pulsante “share” ben evidente sul controller); lo streaming delle partire sulla rete, infatti, non servirà solamente a pavoneggiarsi col mondo delle proprie performance, ma concederà un numero maggiore di punti esperienza in relazione alle visualizzazioni ricevute, mentre i commenti si tradurranno in oggetti regalati alle gigantesche casse dell’armata controllata dal giocatore. Da bravo sociopatico che si ostina a non cedere al servizio PlayStation Plus, questo dettaglio mi lascia perplesso, ma non si può che ammettere che “Disgaea 5: Alliance of Vengeance” abbia tutte le carte in regola per strabiliare tutti gli appassionati di strategia.
–Walter Ferri–