È risaputo, ma non universalmente diffuso, che le pubblicazioni cartacee Disney differiscano notevolmente da nazione a nazione. I più giovani lettori si saranno infatti chiesti cosa ci facessero Roberto Baggio e Jovanotti tra le pagine di Topolino, settimanale ammiraglio del topastro internazionale noto anche e soprattutto per i giganteschi parchi tematici zeppi di attrazioni colorate; la spiegazione, disillusa e concreta, è che a ogni paese sia lasciata una certa quantità di libertà individuale, cosa che ha permesso al popolo italiano di farsi coinvolgere al punto da far divenire la suddetta rivista parte integrante dell’infanzia e dell’educazione di gran parte dei nostri bambini. Abbiamo iniziato addirittura nel 1932 a contribuire all’immaginario disneyano, con un abusivissimo giornalino curato da Paolo Lorenzini (meglio noto per essere il nipote di Collodi), incorrendo presto in problemi di diritti d’autore e decidendo infine di regolamentare la testata seguendo gli ortodossi procedimenti. Anche nel periodo del fascismo, quando tutte le pubblicazioni di radice americana erano proibite, Topolino ha resistito strenuamente prendendo in ostaggio il cuore dei figli di Mussolini e convincendo il Duce ad essere clemente almeno fino ai primi anni ’40.
Verso il 1948 ci siamo nuovamente rimboccati le maniche e abbiamo iniziato a ideare storie del tutto originali o a produrre trasposizioni di alta qualità (un celebre esempio è la versione disneyana della Divina Commedia, pubblicata proprio in quegli anni). Il veneziano quanto rimpianto Romano Scarpa ha passato molti anni di attività fumettistica creando coprotagonisti quali Trudy, la compagna di Gambadilegno, Brigitta, folle spasimante di Paperon de’ Paperoni, o la terribile Paperetta Yè Yè, incarnazione del femminismo anni ’60 il cui principale “talento” era l’essere più fastidiosamente saccente di Qui, Quo e Qua messi assieme. Il personaggio natio del Bel Paese che ha riscosso più successo su scala mondiale, tuttavia, risulta certamente essere Paperinik (Amelia, nonostante quanto si creda comunemente, è stata partorita dalla mente di Carl Barks)!
A proposito del noto papero mascherato, proprio in queste settimane sono girate voci sul suo ufficiale sdoganamento sul mercato USA. A ben vedere, la notizia pare aver colpito maggiormente noi italiani, più che la società oltreoceano; per quanto il nostro panorama sembri reclamizzare l’evento con un pizzico di orgoglio, infatti, l’unica evidenza effettiva della cosa sui siti internet stranieri parrebbe essere l’elenco delle uscite IDW (casa editrice prevalentemente conosciuta per i fumetti delle Tartarughe Ninja). È importante notare che stiamo parlando del “vero” Paperinik, del pennuto sociopatico che si traveste da ladro-gentiluomo per vendicare i torti subiti dall’imbranato Paolino Paperino, e non del PK moderno che, tra le altre, aveva già fatto una comparsata all’estero sotto il nome di Duck Avenger (appellativo che sarà mantenuto anche in quest’ennesima incarnazione). Che gli americani abbiano finalmente riscoperto il valore artistico delle pubblicazioni di 50 anni fa?
Non proprio. Facile che la scelta sia dovuta allo scopo più prettamente commerciale di introdurre il personaggio allo stesso pubblico che, ben presto, se lo troverà davanti leggendo la traduzione dell’italianissima saga “Alla ricerca della pietra zodiacale”, famosa sia per la sua lunghezza che per l’insolita peculiarità di mescolare in un’unica trama gli abitanti di Topolinia a quelli di Paperopoli. Tralasciando le cause effettive, comunque, questa risulta un’ottima occasione per indagare su come Paperinik sia visto al di fuori dei nostri confini. Visto che è già stato nominato, tanto vale partire dal Duck Avenger a stelle e strisce introdotto con la serie “The secret origin of the Duck Avenger” del 2000. Visto l’annata della pubblicazione, non sorprende scoprire che DA sia ispirato molto da vicino da PK, più che da Paperinik, introducendo una trama a base di battaglie aliene in salsa evroniana; quello che può sorprendere, semmai, è che a differenza della nostra versione, sia stato introdotto un personaggio di supporto nella battaglia intergalattica ed estrapolato dalla vasta libreria Disney. In maniera del tutto imprevedibile stiamo parlando di Spike l’ape, oscura macchietta presente in un numero esiguo di cortometraggi animati degli anni ’50.
Un destino ben più benevolo ha atteso Paperinik in Europa, sebbene ogni Paese lo conosca attraverso un nome diverso. Il Superduck della Gran Bretagna non ha contribuito in alcun modo ad ampliare il mito della leggenda piumata, ma ha perlomeno raccolto e tradotto un discreto numero di PK, permettendo a ogni anglofono di godere degli episodi più appaganti del papero, diffondendone di fatto il Verbo. Sorprendentemente incisivo risulta invece l’apporto danese che, con il suo Stalanden, ha proposto la saga “The Legacy” introducendo Fantomius, l’originale ladro gentiluomo da cui Paperinik ha ereditato la cappa, nel mondo contemporaneo. L’episodio, stereotipato e interessante in egual misura, si è dimostrato valido al punto di meritarsi un adattamento sia in diversi mercati del Vecchio Continente che nel selettivo mondo USA. In Italia, sebbene sia stato pubblicato, l’episodio ha subito una significativa variazione nella traduzione, riducendo l’attempato ladro a un mero scagnozzo al suo servizio; questa decisione è dovuta a una diversa visione del personaggio e, probabilmente, anche a un’eccessiva somiglianza fisica che questi dimostrava nei confronti dell’amata intelligenza artificiale nota come Uno.
Dulcis in fundo. Ovviamente abbiamo tenuto per ultimo il Sud-America e, più precisamente, quel Brasile scalmanato che ama alla follia i cartoni Disney al punto di meritarsi ben due lungometraggi, e che si arroga il diritto di aver introdotto diverse riconoscibilissime figure nel suo pantheon. Noto nella nazione come Superpato, Paperinik ha riscosso tanto successo da riuscire a formare negli anni ’80 un gruppo di supereroi (O Club dos Heròis) che ha largamente anticipato gli Ultraheroes formati da Eta Beta nel 2008 (sebbene personaggi come Superpippo e Paper-bat siano presenti in ambo le formazioni). I brasiliani hanno addirittura accolto positivamente Paperinika, controparte femminile del personaggio e alter ego di Paperina, arrivando a dedicarle buona parte delle vicende che la coinvolgono e che sono giunte anche nelle nostre edicole. Tra il Paperinik nostrano e quello sudamericano, tuttavia, vi è una sostanziale differenza: i colleghi stranieri hanno specificato esplicitamente che lo scopo del ladro-gentilpapero sia, al pari di un moderno Robin Hood, rubare ai ricchi per dare i poveri, mentre il nostro parrebbe essere motivato da obiettivi più egoistici. C’è da chiedersi se siano gli italiani ad essere assuefatti alle ruberie al punto di non trovare virtuosismi neppure nella finzione, o se siano i brasiliani così disperati da affidare un grido di disperazione al mondo fumettistico.
–Walter Ferri–