Come già abbiamo scritto più volte sulle nostre pagine, il fantasy come genere è andato a braccetto con la violenza fin dall’alba dei tempi. Pensiamo all’Iliade, colonna portante di tutta la letteratura occidentale: per protagonista abbiamo uno psicotico con problemi di gestione della rabbia che scatena un massacro tale che un dio stesso deve intervenire per fermarlo, ed è subitamente preso a calci nel divino deretano. Gregor Clegane? Novedita il Sanguinario? Al Pelide Achille avrebbero fatto (nel migliore dei casi) da pezze per i piedi.
Stilare una classifica dei sette atti più brutali e viscerali del fantasy è dunque un compito improbo e a tratti impossibile. A noi di Illyon però l’impossibile non spaventa, e pertanto vi offro una (proposta di) classifica dei sette atti di peggior violenza dell’universo fantasy, selezionati in base al livello di sofferenza della vittime (fisica e psicologica) e per intrinseca malvagità dell’atto. Attenzione! Poiché i momenti di tensione e violenza solitamente si collocano in snodi rilevanti della trama, inevitabilmente alcuni dettagli fondamentali saranno rivelati nelle voci successive: pertanto, se accanto alla posizione leggerete il titolo di un’opera che non avete ancora ultimato e proseguite, sappiate di farlo a vostro rischio e pericolo.
7 – Il fato di Hurin (Il Silmarillion, I Figli di Hùrin)
Di tutte le imprese belliche compiute dai Padri degli Uomini, nessuna è più celebrata dell’estrema resistenza degli uomini del Dor-lòmin, l’epica e commovente conclusione della quinta grande battaglia del Beleriand, durante la quale Hurin della Casa di Haldor finisce a tenere la retroguardia da solo. Purtroppo per lui, Morgoth non la prende bene e maledice lui e tutta la sua stirpe, costringendolo a stare seduto guardando i casini che combina suo figlio Turin, inclusi: assassinare il proprio migliore amico, causare la caduta di uno degli ultimi regni elfici, e sbattersi (inconsapevolmente) sua sorella Nienor. Neppure Martin è stato così sadico da far vedere a Tywin i sordidi segreti di Jaime e Cersei.
6 – Nulla si oppone al Fuoco Malefico (La Ruota del Tempo 12, Le Torri di Mezzanotte)
Il mondo de “La Ruota del Tempo” è un posto pieno di modi orrendi per morire. Tra gli altri c’è il Fuoco Malefico, potere che cancella dal tessuto dell’esistenza, togliendo la possibilità di reincarnarsi: è un’uccisione elevata all’ennesima potenza. Rand al’Thor vi fa ricorso in svariate occasioni, ma è contro la reietta Semirhage che il tutto assume un tono particolarmente drammatico. Rand contravviene alla pietra di volta di tutto il suo impianto morale, il non fare del male a una donna. Questo è il suo punto di non ritorno: qui la violenza riguarda l’atto in sé, ma anche le implicazioni per il protagonista; ci fa capire che genere di tortura debba essere l’esistenza quotidiana di Rand in quanto Drago Rinato, per spingerlo a un gesto simile.
5 – Il welfare del Lordaeron (Warcraft III: Reign of Chaos)
Arthas Menthill, figlio di Terenas, principe del Lordaeron e Re dei Lich, ne ha fatte di cose discutibili nel corso della propria esistenza: sacrificare il suo amico Muradin, assassinare il padre, provare a eradicare ogni forma di vita da Azeroth. Tuttavia, il momento di svolta nel corso della sua ascesa a primo Cavaliere della Morte è l’epurazione di Stratholme. Temendo che in una delle città del regno si stesse per diffondere un’epidemia zombieficante (ghoulificante?), il cavalleresco paladino Arthas, che fino a quel momento si era battuto per il bene della sua gente, manda in ferie la propria bussola morale e ordina al suo esercito di massacrare ogni singolo abitante senza controllare chi fosse infetto e chi no. Certo, c’è chi dirà che il fine giustifica i mezzi, ma secondo questa logica dovremmo bruciare scuole elementari ogni inverno, al primo accenno di influenza…
4 – Primo Mago, Primo Mostro (La Prima Legge, L’ultima Ragione dei Re)
Il fatto che uno dei protagonisti della Prima Legge (di Joe Abercrombie) sia uno zelante torturatore, la dice lunga sulla quantità di sangue che gronda dalle pagine della trilogia. Tuttavia, San dan Glotka e Logen Novedita, se paragonati a Bayaz, il Primo Mago, sembrano al più criceti dal cattivo temperamento a confronto di un cane idrofobo. Qui abbiamo a che fare con un megalomane sociopatico che non si fa problemi a servirsi di Divoratori di carne umana, a coinvolgere un intero regno per dirimere una faida con un suo ex-compagno di scuola, e a truccare un incontro di scherma. Il suo atto peggiore? Torturare con i propri poteri Jezal dan Luthar in risposta alla richiesta (peraltro legittima) di poter decidere e regnare con la propria testa, solamente per provare un punto. È come se Silente usasse la Maledizione Cruciatus ogni volta che Harry si ritrovasse a fare qualcosa di stupido (cioè ogni tre pagine circa).
3 – La Gratitudine dell’Incredulo (Le Cronache di Thomas Covenant l’Incredulo)
Ok, riconosco che qui si va un po’ sull’esoterico: il riferimento è a una trilogia risalente alla fine degli anni ’70 di Stephen Donaldson (citata persino in “To Live Is To Die” dei Metallica). Protagonista della serie è Thomas Covenant, scrittore lebbroso dei nostri giorni che, in seguito a un incidente automobilistico, si trova catapultato nel mondo di Landa, di cui è destinato a diventare il salvatore (sebbene lui pensi che sia tutto un sogno, da qui l’epiteto). Uno dei temi portanti dell’opera è appunto il valore della moralità in un mondo non considerato reale. Subito dopo il suo arrivo a Landa, Thomas è accolto in casa da Lena, una ragazza che tramite qualche magica medicina fantasy lo guarisce dalla lebbra. Assieme all’alleviamento dei sintomi, Thomas riacquista la propria funzionalità erettile. Come celebra l’accaduto? Violentando la propria guaritrice. Per gettare del sale sulla ferita, inoltre, la famiglia e gli amici di Lena hanno stretto un giuramento di non-violenza, e pertanto, pur essendo perfettamente consapevoli di ciò che Thomas ha fatto, nessuno può intraprendere alcuna azione di vendetta nei suoi confronti. Anzi, la madre di Lena finisce persino per fargli da guida.
2 – Matrimonio a Westeros (Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco)
Credevate che Martin non sarebbe passato a fare un saluto nella nostra classifica? A essere onesti, probabilmente dovremmo fare una Top 7 a parte solo per le sette scene più violente de “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”. Tra gente costretta a nutrirsi delle proprie estremità (amputate o meno) e ragazzine violentate da cani per divertimento, è difficile trovare il fondo del fondo di quel circo degli orrori a cielo aperto che sono i Sette Regni. Tra le scene descritte io punto il dito contro il fato della prima moglie di Tyrion, Tysha (violentata da una caserma di guardie Lannister e poi da Tyrion). Si tratta di un gesto gratuito, nei confronti di una persona innocente (il crimine peggiore di Tysha sembra essere il sentirsi attratta dai nani), e traumatizza profondamente anche un diretto familiare dell’ideatore. C’è veramente di che congratularsi con Tywin Lannister, che vince il titolo di persona peggiore in un continente che include sia Joffrey Baratheon e che Ramsay Snow.
1 – La Mano di Dio (Berserk)
Non esistono mezzi termini per definire il mondo di Berserk (di Kentaro Miura): un posto orrendo, dove praticamente chiunque prima o poi fa una fine sanguinosa per poi andarsene all’Inferno. Lo zenit della brutalità lo raggiungiamo però al momento della trasformazione di Grifis, comandante della Squadra dei Falchi, nell’arci-demone Phemt, trasformazione che vede prima l’annientamento di quasi tutta la sua compagnia mercenaria (smembrata e divorata da una schiera di orrori accorsi per l’occasione), e poi lo stupro di Caska, donna di Gatsu (il protagonista), e incinta di suo figlio, davanti agli occhi dello stesso (che, per inciso, si ritrova così a rivivere un abuso subito durante l’infanzia).
Anche sforzandomi in tal senso, non sono riuscito a pescare nulla di più violento nell’universo del fantasy, ma voi, che ne pensate? Siete d’accordo con la mia top 7, o avete visto qualcosa di peggio?
– Federico Brajda –