In Italia siamo abituati all’ingerenza della politica nel settore culturale, anche editoriale. All’estero sono convinta che questa realtà sia presente, ma mai in misura tale da finire su giornali esteri, quindi mai in modo davvero plateale. Invece, addirittura il Telegraph, noto quotidiano bretone, si è interessato della vicenda relativa ai pilotaggi delle nomination del Premio Hugo 2015. Quando sabato è stata rilasciata la lista dei candidati, si è diffuso il dissenso generale.
Il Premio Hugo è uno dei più importanti a livello mondiale, dato alle migliori opere fantascientifiche e fantasy dell’anno precedente. Viene assegnato durante la World Science Fiction Convention, dopo che i suoi soci sostenitori (quelli che pagano il tesseramento, per intenderci) hanno proposto le nomination. Durante il Worldcon gli spettatori sono poi chiamati a votare per i candidati restati in lizza dopo la prima scrematura.
A differenza del Premio Nebula, che viene assegnato da scrittori ad altri colleghi, lo Hugo è un premio “popolare”, perché a votare sono gli appassionati. Chi meglio di loro per individuare le nuove tendenze? Chi meglio di loro per scovare le opere davvero mainstream? Proprio per questo, qualsiasi genere di polemica riguardo al chi spetta quale premio è priva di senso: viene votato ciò che tira, e questo è quanto.
Ma la madre degli idioti è sempre incinta, e questi arrivano sempre a coppie di due (almeno): qualcuno è riuscito ad avere da ridire anche sull’assegnazione dello Hugo. Il motivo è di facilissima comprensione: “qualcuno” è stato scalzato dalle classifiche, e ora fa i capricci. Il peggio? Ci è quasi riuscito bene.
Lo scrittore statunitense Brad L. Torgersen ha rianimato il movimento dei Sad Puppies, che si prefigge lo scopo di sventolare la bandiera della “vera arte” (fantascientifica, perché per lo Hugo il fantasy è un accessorio). Poiché negli ultimi anni la quantità di scrittrici, autori/autrici di colore (o comunque non americani), e la preponderanza delle tematiche sociali è nettamente aumentata fra i prodotti vincitori, Torgersen si è sentito in dovere di affermare che:
“Negli ultimi dieci anni […] abbiamo visto la votazione dello Hugo propendere per l’ideologia, così come Worldcon e fandom hanno avuto la tendenza a utilizzare il Premio Hugo come azione di affermazione: dare lo Hugo perché uno scrittore o un artista è (inserire minoranza sottorappresentata o gruppo-vittima) o perché introduce personaggi (inserire qui una minoranza sottorappresentata o un gruppo-vittima).”
Poveraccio, lo capiamo: che aneli alla patente di perfetto idiota?
Ironia a parte, la verità è che la sua affermazione potrebbe anche avere una logica se il premio fosse dato da un gruppo di critici, i quali a volte compiono votazioni politiche per “integrare minoranze del settore e portarle alla ribalta”. Tuttavia, affermare che un’ampia fetta dei votanti del Worldcon abbia deviato dallo spirito originario del premio è… da applausi in faccia. Il pubblico vota quello che gli è piaciuto di più!
Oltretutto, desiderare di portare la fantascienza al solo intrattenimento e non bearsi del fatto che, nel XXI secolo, finalmente donne e autori di colore vincano un premio così importante, è davvero insensibilità ai temi di attualità più importanti degli ultimi decenni. Ma nessuna sorpresa: questi simpaticoni hanno anche un chiaro schieramento politico, l’estrema destra. Ognuno può avere le idee politiche che vuole, ma sottolineo che queste non dovrebbero rientrare nelle competizioni artistiche, né diventare motivo per screditare il lavoro di altri arrivando a pilotare nomination. Inoltre, nel XXI secolo misoginia e razzismo dovrebbero essere passati di moda da un pezzo, per accogliere polemiche più pesate, pensate e propositive. Le tre “P” magiche, eh?
L’arte è sempre stata influenzata dalla politica, e viceversa? È vero, ma se c’è un genere che ha sempre fatto tanta politica quanta denuncia sociale è proprio la fantascienza. Gli scrittori di questo genere mai si sono sognati di fare una cosa come quella promossa da Torgersen.
Cosa non si fa nel 2015 per attirare l’attenzione, mannaggia mannaggia.
E poi c’è un tale Vox Day, aka Theodore Beale, editor della finlandese Castalia House, e fondamentalista battista. Pensavate che il fondamentalismo fosse confinato in Medio Oriente e fra i mussulmani? E invece no, è ben presente e attivo anche in ambito letterario. Sì, perché Vox Day non ha mai lesinato attacchi di misoginia e razzismo, addirittura sostenendo che concedere il diritto di voto alle donne sia stato un errore. Meglio che non vi dica cosa circola sul suo blog… Come ultima nota riguardo a questo “signore”, aggiungo solo che proprio grazie al suo atteggiamento è stato estromesso dalla Science Fiction & Fantasy Writers of America (SFWA), un prestigioso collettivo di autori.
Vox Day, per altro candidato allo Hugo di quest’anno, ha immediatamente sostenuto la tesi di Torgersen e dei Sad Puppies, proponendo insieme ai suoi Rabid Puppies (ancora più estremisti) una lista parallela. Il risultato è stato che, per convenienza, molti candidati nominati erano presenti in entrambi gli elenchi – e quindi i finalisti di quest’anno, eccezion fatta per la sezione “Miglior Romanzo”, sono praticamente tutti sostenuti dai due gruppi di Puppies.
La cosa ha dell’allucinante, soprattutto se si pensa che sembra che i due movimenti abbiano pagato l’abbonamento come socio sostenitore a diverse persone, proprio per avere in cambio il favore del voto. Manco stessero eleggendo il Presidente del Mondo!
A questo punto, chi è che fa rientrare la politica nello Hugo? Chi vota a preferenza, o chi manipola le nomination? Eddai!
Diversi scrittori e opinionisti, fra i quali Jhon Scalzi e Charlie Jane Anders, hanno invitato a votare la meritevole Ann Leckie nella sezione Miglior Romanzo – quella che non è stata manipolata – e astenersi invece dal voto in tutte le altre sezioni del concorso. Nello Hugo, se non si arriva al quorum, il premio per la sezione non viene assegnato. Non avrei mai pensato di sostenere un’astensione, ma hanno ragione. I Puppies vogliono i premi? Con l’astensione dei votanti non li avranno.
Premi non assegnati non si sono mai verificati nella storia dello Hugo, e quindi sarebbe un fatto davvero importante e significativo. L’unica eventualità potrebbe essere che il Worldcon cambi il metodo di votazione e di scelta dei vincitori, ma farlo in corso d’opera non è più possibile. Spererei, inoltre, che non lo facciano mai, altrimenti lo Hugo perderebbe davvero di senso.
Mi auguro anche che questa sia l’unica volta in cui si verifichi una bravata del genere: l’augurio è che dopo la batosta mediatica di quest’anno, il prossimo sia migliore e più nel vero spirito di questo premio.
– Lucrezia S. Franzon –