In Italia, le sale giochi di stampo classico sono una razza in via d’estinzione. Innumerevoli hanno chiuso i battenti, alcune si sono riconvertite alle slot machine e una minoranza si trascina faticosamente con cabinati reduci dagli anni ’90 che mostrano ormai il peso degli anni. Siamo soliti vedere i videogame come un vezzo infantile e la graduale diffusione delle console domestiche ha annichilito le risorse dei gestori di queste attività, ma altrove le cose sono ben diverse. In Giappone, infatti, l’intrattenimento digitale ricopre un ruolo ben diverso nella società e interi quartieri sono dedicati all’esplorazione di questa passione. Mentre noi siamo afflitti da periferiche sempre più consunte e da schermi i cui cristalli liquidi sono bruciati anni addietro, i giapponesi hanno saputo differenziare e sfruttare questa particolare fetta del mercato, ampliando l’offerta con titoli che per scelta o per questioni tecniche non sono trasferiti nell’ambito domestico. Tra le gigantesche capsule dalle quali controllare i Gundam in gloriose battaglie, e i popolarissimi giochi di carte in realtà aumentata, tuttavia, presenziano gli intramontabili picchiaduro con cui sfidare sconosciuti, protetti da una sagace collocazione delle macchine che garantisce una forma di anonimato.
L’amore per questo genere è tangibile. Titoli vecchi di dieci anni sono affiancati da una proposta sempre aggiornata di ambiziose nuove leve il cui scopo è proporre qualcosa di abbastanza originale da ricavarsi un angolo nel pantheon dei videogiocatori. È proprio in questo contesto che si è inserito originariamente Under Night In-Birth Exe: Late che, rilasciato recentemente anche sulle PS3 europee, ha sgomitato nella folla dei fighting game a due dimensioni fino a carpire l’attenzione della Sony, ditta notoriamente attenta alle tendenze del mercato orientale. Sviluppato da Ecole Software e da French-Bread, Under Night può definirsi il discendente spirituale del loro precedente Melty Blood, ereditando dal progenitore l’alternanza tra incontri di combattimento e scene di fotoromanzo (o visual novel, se preferite), che consentono il dipanamento dell’astrusa trama.
In diverse zone del Giappone si protrae un evento centenario con cadenza mensile: la Hollow Night. Una vera e propria”notte delle streghe” in cui degli esseri inumani chiamati Void possono manifestarsi nel nostro piano dimensionale per attaccare degli individui dotati di grande Existence (abbreviata EXS), potere da cui traggono nutrimento. I portatori inconsapevoli di existence che sopravvivono agli assalti delle carature mostruose possono, a seconda della loro forza interiore, accedere per intero al loro potenziale, manifestando talenti di varia natura e divenendo in tutto e per tutto degli “In-Birth“. Parallelamente all’assalto dei voids, gli in-birth devono badare alle feroci guerre intestine in corso tra varie associazioni, ma anche al desiderio di onnipotenza di una pericolosissima minoranza che ha sviluppato al massimo le proprie capacità divenendo Re-Birth.
La trama, alquanto complessa se si considera sia un gioco coin-up, si percepisce superficialmente solamente grazie ai già citati intermezzi composti da fotogrammi e sottotitoli, ricavando qualche dettaglio minore anche da minuscoli testi che compaiono brevemente durante le presentazioni dei match, quasi a voler offrire delle sintetiche biografie da leggere nella frazione di secondo antecedente allo scontro. Prima di poter effettivamente delineare qualche dettaglio nelle relazioni tra personaggi, insomma, sarà necessario finire numerose volte la modalità storia, “premiati” da dei sintetici epiloghi accompagnati da un’unica immagine fissa che va a illustrare il destino del proprio combattente. A conti fatti, le encomiabili intenzioni di profondità remano parzialmente contro l’opera stessa che, per esempio, si dimentica quasi completamente del pretesto iniziale del suo intreccio, mettendo a disposizione dei giocatori un solo void con cui poter giocare.
Ovviamente non ci si aspetta mai grandi cose dal comparto narrativo di un picchiaduro, quello che importa è la giocabilità. Qui Under Night In-Birth eccelle, garantendo un sistema degno di sfide professionali all’ultimo sangue. Certo, noi che non abbiamo avuto il tempo di padroneggiare completamente il titolo abbiamo notato che alcuni combattenti tendono a essere maggiormente accessibili ed efficaci dei loro avversari, ma il gioco riceve continui aggiornamenti atti a riequilibrare ogni forma di vantaggio, garantendo l’equità delle sfide. Vero incentivo per prestare attenzione al gioco è la Grind Grid, una barra valutativa posizionata a fondo schermo e contesa tra i due sfidanti; il segnalatore si riempie in base alle capacità dei giocatori, premiando strategie aggressive e parate oculate con lo stato Vorpal, un sensibile bonus ai danni che, in aggiunta, permette di cancellare i normali assalti per poterli concatenare con attacchi maggiormente molesti.
Sul piano tecnico è evidente la crescita degli sviluppatori che, partendo dal grezzo Melty Blood, sono stati in grado di raffinare un prodotto in piena sintonia con lo stile anime. Musiche j-rock, combattenti in alta definizione e sfondi molto curati garantiscono uno standard qualitativo molto ambizioso che, a parte qualche occasionale caduta di stile, riesce a reggere per tutta la durata dell’esperienze. In aggiunta al gioco effettivo troviamo le classiche modalità che ci si aspetta dal genere (dal combattimento tra giocatori alla sezione di allenamento), ma anche la piacevolezza di poter spendere i crediti di gioco per sbloccare delle personalizzazioni minori, quali l’intervenire sulla tavolozza dei colori dei combattenti. Si tratta sicuramente di un aspetto secondario, ma visto l’abitudine recente di far pagare queste inezie come extra non possiamo che apprezzare il gesto.
Esteticamente gradevole e solido nelle meccaniche di gioco, sembrerebbe l’acquisto ideale per ogni amante dei picchiaduro, eppure qualcosa non funziona nell’alchimia di Under Night. Nonostante tutti i tentativi di acquisire carattere e originalità, il design che accompagna il prodotto risulta tremendamente scialbo e insipido, con un cast di adolescenti cartooneschi dotati di uniformi scolastiche e katane di varie lunghezze. Certo, vi sono un paio di eccezioni, ma è anomalo essere colpiti immediatamente da un combattente piuttosto che un altro, patendo di indifferenza nelle sorti della propria pedina. Considerando il forte carattere di titoli quali Darkstalkers, Skullgirls o Persona 4 Arena, Under Night sbiadisce nell’anonimato e nella dimenticanza.
-Walter Ferri-
Under Night In-Birth: botte horror in oriente
Isola Illyon
- Ottima giocabilità
- Dinamico e appagante
- Poco carismatico
- Innovazione modesta