
Lo ricorderemo sempre con questo sorrisetto beffardo e il sopracciglio assassino.
Che onore, e che onere, poter parlare di Leonard Nimoy e del signor Spock! E che difficoltà non parlarne senza un po’ di commozione, visto che per me – come per tanti altri – l’attore e il personaggio, quasi sovrapposti in una stessa persona, sono stati un’icona dell’infanzia. Grazie a genitori o parenti particolarmente legati a Star Trek o alle repliche mandate in onda in vari tempi e su vari canali, molti si sono appassionati alle avventure dell’Enterprise soltanto in “epoca postuma”, quando ormai la serializzazione della serie classica era conclusa da tempo. Penso che tanti serbino ricordi simili ai miei: come dimenticare le estati in montagna, i ritorni dalle passeggiate, le docce di corsa per potersi mettere davanti ad un’emittente secondaria…solo per vedere il vulcaniano. Insomma, chi se ne frega di quel farfallone del capitano Kirk, il signor Spock per me è sempre stato meglio su tutta la linea.
A distanza di anni, soprattutto ora che Leonard Nimoy ci ha resi orfani delle sue comparsate, mi rendo conto di quanto il signor Spock sia stato iconico per il mondo della fantascienza. E non solo, poiché soffriremo anche le sue assenze nelle serie di Futurama e dei Simpson, in Fringe, alla regia, alla sceneggiatura, al doppiaggio. Nimoy ha dato tanto e lasciato tanto, ma il suo contributo più significativo è a Star Trek ed è stato anche grazie a lui, oltre che a tutta la truppa della serie classica, se questa serie tv ha raggiunto una fama intergalattica. Lo ha fatto rompendo le barriere del genere e arrivando anche a chi non è mai stato molto interessato alla fantascienza, affrontando anche il tema dell’integrazione razziale e portando a termine la missione della nave stellare Enterprise: giungere coraggiosamente dove nessun uomo è mai stato prima.

Fra le varie collaborazioni di Nimoy, anche quella con Big Bang Theory, dove nel centesimo episodio l’attore prestò la voce ad un pupazzo con le sembianze del signor Spock.
Leonard Nimoy, nato nel 1931, non ha contribuito al mondo della fiction solo con il personaggio del signor Spock. Prima di venir arruolato a bordo dell’Enterprise come ufficiale scientifico, ha recitato una quantità smisurata di film e serie tv, fra le quali figura anche un episodio di Ai confini della realtà. Fra tutto quello che ha fatto, è stato anche un fotografo, un attore di teatro, un doppiatore (a lui dobbiamo, per esempio, la voce di originale di Xehanort di Kingdom Hearts).
Eppure, il ruolo del mezzo-vulcaniano è stato quello che i fan gli hanno cucito addosso… o quello che si è rassegnato a lasciarsi cucire addosso. Nel 1975 in effetti pubblicò un libro dal significativo titolo I am not Spock, ma nel 1995 (a distanza di vent’anni di lavoro a Star Trek) ne scrisse un altro, intitolandolo I am Spock. Come è facile intuire, i due libri evidenziano uno le differenze che Nimoy ha sentito esistere fra sé e il fittizio Spock, e l’altro i punti di somiglianza e contatto che, invece, sapeva accomunarli. E che, dopo vent’anni, era ovvio fossero stati maturati fino a diventare parte della sua vita. Mi chiedo quanto della passione dei fan ci sia nel feeling creatosi fra l’attore e il personaggio o se sia stato Leonard Nimoy a creare quel particolare rapporto che esiste fra un attore e il suo “main character”.

Il signor Spock, mezzo vulcaniano, ufficiale scientifico dell’Enterprise e icona di Star Trek.
C’è stato anche chi ha deciso di rendere qualcosa più di un dimenticabile omaggio a Leonard Nimoy. Star Trek Online, MMORPG incentrato sugli eventi e l’ambientazione di questa serie, ha infatti introdotto due statue che raffigurano l’attore nella classica posa del saluto vulcaniano. La prima, collocata nella fontana centrale di Vulcan, recita semplicemente “Lunga vita e prosperità”. La seconda, situata su New Romulus, “Le necessità dei molti superano i bisogni dei pochi”.
Fra una lacrima e l’altra, una puntata e l’altra delle maratone di Star Trek che sono partite attraverso i vari appassionati, è nostro dovere ringraziare anche gli incapaci. Quelli che hanno invaso i giornali con castronate del tipo “dottor Spock” o “morto l’interprete del signor Spock di Star Wars”. Dobbiamo tutto il nostro ringraziamento a questi esseri, perché altrimenti non saprei definirli, per averci pugnalato al cuore una seconda volta. Come accade spesso, di nuovo il giornalismo italiano ha dimostrato la sua incompetenza e superficialità, alla quale poteva riparare semplicemente con una ricerca sul web. Ma, forti della loro arroganza, hanno preferito scrivere di una notizia dotata di una certa risonanza con menefreghismo, perché la cosa più importante, in fondo, sono le copie vendute, no? A chi importa riconoscere i giusti meriti ad un grande attore? E a chi, dopotutto, importa della sua famiglia, dei suoi amici… dei suoi fan?
Questo, purtroppo, dimostra che il percorso di integrazione di un certi generi nell’ambito della realtà culturale quotidiana è ancora lungo e tortuoso. Di sicuro, non volevamo che questo si sottolineasse davanti ad una perdita così grande.
– Lucrezia S. Franzon –