Il tempo delle fiabe non ha fine. Semplicemente non potrà mai esaurirsi. Non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per questo genere di storie che, nel loro voler essere didascaliche divertendo, ci lasciano sempre con un sorriso sulle labbra e un poco di amaro in bocca, perché in fondo vorremmo non finissero mai. Nelle fiabe, come anche quelle che ci raccontavano i nostri nonni, ci si perde, ci si lascia trascinare come da una dolce corrente fino a naufragare in posti bellissimi e spaventosi allo stesso tempo. E quando facciamo ritorno da quei posti, abbiamo imparato qualcosa in più su noi stessi e sugli altri che prima non conoscevamo o che, forse, avevamo dimenticato.
Pat McHale e Cartoon Network ci hanno regalato, in questo senso, un piccolo capolavoro in forma di mini serie animata. Over the Garden Wall (USA, 2014) è fatta di dieci piccoli gioielli di undici minuti ciascuno che volano via senza nemmeno accorgersene, in un perfetto connubio di meravigliosi disegni, musiche incalzanti e dialoghi intensi. Una fiaba che si inserisce in quella tradizione che dall’Ottocento arriva fino al genio visionario di Tim Burton e del suo Big Fish, e che sa mescolare assieme grandi classici come Alice nel Paese delle Meraviglie, Il Mago di Oz e Hansel e Gretel con atmosfere gotiche-horror in stile Labyrinth o grottesche come ne Le avventure del Barone di Münchhausen o, infine, solari alla Huckleberry Finn, il tutto condito da quel fascino per l’ignoto che fa tanto letteratura avventurosa. Già, l’ignoto. L’ambientazione in cui si muovono i personaggi di questa storia si chiama proprio così, The Unknown, l’Ignoto appunto: un luogo fisico – ma come vedremo anche mentale – di una consistenza palpabile e oppressiva, sia perché esso costituisce un territorio vasto e sconosciuto, sia perché sembra essere animato da qualcosa o qualcuno. Ma andiamo con ordine.
I protagonisti della storia sono due fratelli, Wirt e Greg, che si sono smarriti in un lugubre e fitto bosco e non sanno come tornare a casa. Wirt, il più grande, tenta in ogni modo di escogitare un sistema per uscire da questa situazione e di tenere sotto controllo il fratello più piccolo, Greg, e i suoi bizzarri comportamenti. Ma non è così semplice, tant’è che i due se la dovranno vedere con un vecchio taglialegna dai modi rozzi e indecifrabili, con inquietanti uomini-zucca non-morti, una maestrina insoddisfatta che insegna ad una classe di animali, un nobile strampalato (vera e propria citazione del Cappellaio Matto), cavalli parlanti, rane canterine, una strega cattiva e una novella Cenerentola posseduta da uno spirito maligno, ma soprattutto avranno alle calcagna la Bestia, un essere temibile e misterioso che li perseguita per tutto il viaggio. Al loro fianco ad aiutarli, una guida atipica ma dal nome che è tutto un programma: un uccellino parlante di nome Beatrice. Questa in sintesi la storia.
Ma c’è qualcosa che va oltre alla semplice trama e che rende questa serie animata adatta anche ad un pubblico adulto. Prima di tutto, si capisce fin da subito che qualcosa non quadra e che prima o poi una rivelazione dovrà esserci. E la vicenda è costellata di indizi, a volte difficili da cogliere, per permettere allo spettatore di formulare ipotesi su una possibile conclusione. In secondo luogo, in perfetto stile fantasy, abbiamo due “eroi” che diventano tali in maniera del tutto involontaria e in un luogo che non appartiene loro. Senza dubbio uno dei temi più ricorrenti in fiabe, miti e leggende di ogni epoca. Wirt e Greg però sono profondamente diversi, introverso e riflessivo il primo, spigliato e istintivo il secondo, e reagiscono in modo opposto alla situazione in cui si vedono invischiati: mentre il maggiore subisce impaurito gli avvenimenti e non vede altro scopo se non quello di ritornare a casa, il più piccolo sembra più a suo agio e si adatta facilmente alle avversità come se ciò che accade fosse tutto un grande gioco, l’avventura più divertente mai provata. I due fratelli si muovono all’interno di un ambiente ostile, l’Ignoto, un luogo misterioso in cui, come viene detto da un personaggio, “storie dimenticate da tempo vengono rivelate solamente a coloro che vagano nel bosco” e dove nulla è come sembra a prima vista. Ora, non sarò certo uno psicanalista, ma mi sento di dire con sufficiente cognizione di causa che i due protagonisti fanno la parte rispettivamente della ragione e dell’istinto che devono vedersela con l’inconscio. È un viaggio faticoso quello per ritrovare se stessi (trovare la via di casa) e l’ostacolo più arduo siamo proprio noi, con le nostre incertezze e le nostre paure. Vista la fiaba in questo senso, Wirt (la ragione) avrà una metamorfosi notevole e Greg (l’istinto) capirà qual è il suo vero ruolo. Guardare per credere. Ma anche l’analogia con il viaggio ultraterreno dantesco è evidente, considerato anche il fatto che la guida dei protagonisti si chiama, non a caso, Beatrice. Ma soprattutto nella quarta puntata Wirt viene chiamato “pellegrino”, “viandante in un solenne viaggio”, “il maestro del suo destino”, “l’eroe della propria storia”. E cos’è la Divina Commedia se non una enorme e meravigliosa metafora del viaggio che ognuno di noi deve compiere per trovare il proprio posto nel mondo dopo aver esorcizzato i propri demoni?
Una fiaba ormai già diventata di culto che, dietro alla magia dei fantastici disegni in movimento, nasconde molto di più di quello che ci si aspetta e che un bambino di certo non saprebbe cogliere. Proprio per questo consiglio la visione soprattutto ai meno giovani, perché con un andamento sempre più incalzante – fino ad un climax narrativo fatto di rivelazioni catartiche i cui i toni non hanno nulla da invidiare a quelli di opere ben più blasonate – e con una colonna sonora a dir poco preziosa – che sa mischiare Johnny Cash, Tom Waits e le musiche da film muto –, questa fiaba sa essere un viaggio della mente purificatore e chiarificatore, attraverso luoghi che non si esplorano mai a sufficienza.
– Michele Martinelli –
Over the Garden Wall – Recensione
Michele Martinelli
- La storia è davvero avvincente e mai banale;
- Disegni meravigliosi, colonna sonora azzeccatissima, dialoghi profondi;
- Un cartone animato adatto ad un pubblico giovane e meno giovane;
- Citazioni, prestiti e riutilizzo di fiabe della tradizione popolare;
- Il passaggio tra una puntata e l'altra non sempre è scorrevole come ci si aspetterebbe;