I tempi sono cambiati, e se prima era tradizione che i film di Star Wars uscissero sempre di maggio (May the fourth be with you, ricordate?) ora con la nuova conduzione targata “Disney-JJ” la data di uscita è diventata un più canonico dicembre, mese che, grazie anche alle festività natalizie, vede un grande incremento di pubblico nei cinema e che quindi viene scelto da molte case per la distribuzione dei loro nuovi film. La logica conseguenza, però, è anche che in quel periodo ci sia una sovrabbondanza di offerte cinematografiche e magari film di un certo tipo ne potrebbero essere danneggiati, soprattutto in un paese come il nostro, così legato alla tradizione della commedia di Natale, il tutto nostrano “cine-panettone”. Questo deve essere stato, più o meno, il discorso fatto dalla Walt Disney Company Italia nel momento di decidere uno slittamento dell’uscita del settimo episodio della saga di Star Wars nel nostro paese, precisamente dal 18 dicembre 2015, data in cui i fan di tutto il mondo potranno finalmente vedere il film in contemporanea, al 5 gennaio 2016, a ridosso della befana, quando i cinema congestionati di altre pellicole inizieranno a liberarsi, permettendo così la giusta visibilità al lavoro di J. J. Abrams. Nella stessa situazione si era trovato anche il fantascientifico Avatar di Cameron; questi ritardi, insomma, non sono una novità in Italia, e fin qui il discorso è abbastanza chiaro e anche comprensibile.
Non si può distribuire un film quando si sa già che non avrà visibilità, sopraffatto da altre produzioni che vendono meglio e che quindi avranno la precedenza nelle sale cinematografiche. Soprattutto nelle piccole salette dove viene proiettato un solo film alla volta e che, a prescindere dalla data ufficiale data dalla Disney, avrebbe posticipato l’uscita di un film come Star Wars. Certo, nelle grandi multisala il problema non sarebbe sorto, direte voi, ma non è proprio così. La famiglia italiana, nel momento di decidere se comprare il biglietto per la solita commedia o per un film di fantascienza sceglierebbe, nella maggioranza dei casi (si tratta di statistiche, e i numeri purtroppo sono impietosi e indiscutibili) la prima, e certo non tornerebbe il giorno dopo a rispendere soldi per vedere anche un altro film. Ma è ancor più difficile discutere una tale scelta della Disney, quando l’avversario con cui avrebbe dovuto scontrarsi Star Wars è Checco Zalone, il comico pugliese che con i suoi film ha battuto ogni record di incassi, superando in Italia anche lo storico Titanic (colosso difficile da buttare giù). Medusa, che distribuirà il film di Zalone, si vocifera che metterà in campo qualcosa come 1500 copie distribuite in tutta la nazione, vale a dire un record assoluto.
«Questo è il mercato, baby» potremmo dire, ma il discorso non può essere chiuso così banalmente, perché qui siamo di fronte non solo ad un prodotto, che come tale deve essere venduto nel modo migliore possibile. Star Wars, nella sua interezza, a mio avviso è anche dei fan, di tutte quelle persone che lo hanno seguito lungo i tanti anni, episodio dopo episodio, persone che hanno sostenuto la loro saga preferita il più delle volte in modo passivo, ma anche attivamente spesso, con folte schiere di appassionati che hanno creato convention, associazioni culturali, gruppi cosplayer (basti ricordare la Rebel Legion, molto presente allo scorso Lucca Comics & Games), per non parlare delle fanart, delle fan fiction e di tutto ciò che è stato realizzato da fan e che è arrivato ad essere inserito ufficialmente nell’Universo Espanso. Star Wars si è retto a lungo sul sostegno incondizionato di queste persone, che sono le stesse che si sono subito mobilitate per protestare sulla scelta della Disney, grazie anche all’iniziativa di guerre stellari.net, portale tutto dedicato al tema starwarsiano, di cui abbiamo parlato in questa intervista a Carlo Porciatti, membro della sua redazione.
«L’Italia ha ritenuto corretto posticipare l’uscita del film al 5 Gennaio 2016, senza motivare tale scelta. Noi fan ci riuniamo quindi per chiedere a Disney Italia di valutare la possibilità di far uscire la pellicola nella data originaria, o in alternativa di giustificarne un eventuale rinvio nelle sale cinematografiche» troviamo scritto nell’appello online degli appassionati, e la loro agitazione può essere facilmente giustificata. Viviamo in una realtà dominata dall’informazione, dai social network, in cui siamo perennemente connessi con l’intero pianeta, ed è impensabile rimanere al sicuro, in un mondo che ha già visto il film, da anticipazioni sulla trama (i famigerati “spoiler”) o da immagini, video, commenti che inevitabilmente rovineranno le aspettative di coloro che, presi in ostaggio dal successo dei cine-panettoni, sono costretti ad attendere.
Cosa fare dunque? Da una parte abbiamo una compagnia (una delle più grandi multinazionali del mondo, è bene ricordarlo) che deve vendere un prodotto, dall’altra un esercito di agguerriti fan per i quali Star Wars non è solo una merce, ma “un’opera”, nel senso più ampio del termine, qualcosa che li riguarda dal punto di vista emozionale, e giustamente chiedono rispetto verso la loro passione. Ma, ahimè, vedo nei due piatti della bilancia un’incolmabile disparità e tutte le motivazioni elevate che possono essere trovate andranno inevitabilmente a scontrarsi contro il muro del guadagno. La colpa quindi è della Disney? Delle richieste insensate degli appassionati (qualcuno penserà che in fondo è solo un film e che certa gente dovrebbe pensare ad altre faccende. La stessa persona, magari, che sarebbe capace di scendere con il machete in mano se gli toccano la partita di calcio, ma tantè)? La colpa è solamente di un popolo, quello italiano, che stenta a dare la giusta importanza alla fantasia, in ogni suo aspetto, relegandola sempre a qualcosa per l’infanzia, di poco conto, che non merita più di tanto spazio. Che sia sotto forma di un libro, di un film, o di qualsiasi altra cosa, il genere fantastico in Italia verrà sempre ghettizzato tra le faccende di poco conto, e finché la fantasia non troverà una sua strada anche da noi, saremo sempre in ritardo rispetto al mondo, non solo al cinema.
– Davide Carnevale –