Come avete trascorso gli ultimi dieci anni della vostra vita? La scrittrice romana Licia Troisi, ridefinita “la regina del fantasy italiano“, lo ha fatto sfornando storie, personaggi e saghe che hanno rivoluzionato la produzione del fantasy italiano più contemporaneo.
All’edizione 2014 del Lucca Comics and Games, la Troisi ha festeggiato i suoi dieci anni di carriera sotto lo stendardo (che è una cosa fantasy) della Mondadori.
In questa occasione ha presentato “Cronache del mondo emerso: Le storie perdute“, un libro che si collega a Nihal e ai personaggi della sua prima trilogia utilizzando tre strofe, che un menestrello misterioso intona e racconta in una taverna. Da quese partono tre storie su Nihal, dedicate al suo passato e ad altri dettagli della sua vita sconosciuti (e anche abbastanza sconvolgenti) mai scritti finora. Scopriamo nel dettaglio le varie anime che popolano questo libro.
LE TRE STROFE
La prima storia ci porta nella Terra del Mare, in un accampamento di mezzelfi che vivono di nomadismo pur di sfuggire al Tiranno, data l’inarrestabile caccia all’ultimo mezzelfo propugnata in gran parte del Mondo Emerso.
In questo accampamento vivono Makthar e Karna, genitori di una bambina dai capelli azzurri e gli occhi viola, che con facilità riconosciamo nella descrizione di Nihal. Dopo aver indagato il loro rapporto e la condizione di straniamento di vivere come profughi, si arriva allo scontro. Gli uomini del Tiranno, li raggiungono e fanno una strage ma la madre di Nihal, prima di morire riesce ad occultare il piccolo corpo della bambina, salvandole la vita. Poco dopo Soana, sorella di Livon la trova e decide di proteggere quella bambina, cosi fortunata. In un insieme di dispiacere, speranza e timore si consuma questo racconto fino al ricongiungimento di Soana con Livon che accetta di crescere Nihal tra fuliggine ed acciaio nella città-torre di Salazar.
Dopo una breve pausa il menestrello torna ad intonare la vita di Nihal narrando la seconda strofa. Lasciatasi alle spalle la Guerra, Nihal e Sennar, insieme al loro piccolo Tarik, si godono la serenità della loro piccola casa nelle Terre Ignote. La vita scorre tranquilla fin quando Sennar, studiando e meditando presso la Cascata degli Spiriti, un luogo sacro per il popolo degli huyé, non entra in contatto con uno spirito che si impossessa del suo corpo. Nihal cerca di fermarlo ma non è in grado di respingere lo spirito così gli amici huyé la indirizzano alla città elfica di Nelor, in cerca di un mago capace di contrastare il maleficio che attanaglia Sennar.
Si apre così una lunga parentesi sugli elfi, che continua anche nella storia successiva. Xenofobi, odiosi del diverso, chiusi, crudeli, spietati, isolati dal resto del mondo, malvagi e iracondi sono gli elfi di Nelor e delle Terre Emerse.
Entrata in città conosce un giovane mago, Klarath, ed insieme cercano di abbandonare Nelor, ma le guardie si accorgono che lei è una mezzelfa e le danno la caccia. Combattimenti, fughe rocambolesche, paura e rabbia, riescono a salvare i due che tornano nel villaggio degli Huyè. Dopo una serie di vicissitudini Klarath cura Sennar, e capisce che l’odio elfico verso tutto ciò che non appartiene alla sua razza è immotivato.
Passano pochi giorni e un manipolo di elfi si presenta a casa di Nihal e Sennar, che vengono catturati. Nihal, dinanzi una corte elfica, viene accusata per omicidi e violenze compiuti a Nelor. Il giudice decide che Nihal deve pagare e sta per emanare la sentenza di ergastolo per lei e di pena di morte per Sennar ma è a questo punto che la mezzelfa strappa una lancia dalla mano di una guardia e colpisce la pietra centrale del talismano che porta al collo, al quale era legata la sua vita, addormentandosi cosi in un sonno di morte. Gli elfi, soddisfatti per l’epilogo di questa storia, liberano Sennar e Tarik, Nihal è cosi morta, sacrificatasi per loro.
Dopo questa sconvolgente storia, il bardo passa alla terza strofa/storia, ambientata cento anni dopo la morte di Nihal. Scopriamo che al potente mago elfico, Lefthika, coadiuvato dal suo schiavo Ren viene chiesto da un capovillaggio huyé di evocare per lui un grande guerriero per contrastare le continue razzie elfiche nei villaggi huyè. Così Lefthika si mette all’opera ed evoca il più grande guerriero che conosca, che viene risvegliato dal sonno della morte. Si tratta di Nihal, che cento anni dopo aver spezzato il talismano torna in vita. Lo shock è tanto e con difficoltà l’eroina riesce ad ambientarsi in questo nuovo mondo, ma sceglie presto da che parte schierarsi e di aiutare gli huyè per fermare gli elfi, mettendo su un manipolo di giovani addestrati al combattimento lanciandosi in questa guerra dalla quale esce vincitrice. Il perfido Lefthika, non riuscendo a controllarla, impone su di lei un sigillo che non le permette di tornare nel regno dei morti, e con questo il menestrello chiude la storia nello stupore e la curiosità di tutti sul destino di Nihal.
Raccoglie le offerte degli astanti e lascia la taverna. Anche un elfo, appena uscito dalla taverna si avvia nell’oscurità. Quello è Lefhtika, sconvolto dall’aver sentito una storia che lo riguardava così da vicino e chiedendosi come quel menestrello sapesse tutto, si allontana agitato. Poco dopo due figure gli si presentano dinanzi. Si tratta di Res, il suo ex schiavo e del menestrello, che toglie la maschera mostrando il suo vero viso. È Nihal.
Il finale è denso di emozioni, e si conclude con lo scioglimento del sigillo ed uno stravolgimento dei piani. “Thoolan, la guardiana del Tempo della Terra dei Giorni mi fece una proposta: se avessi smesso di cercare le pietre del talismano, lei mi avrebbe fatto vivere nel suo santuario, assieme a tutte le persone che avevo perduto.” spiega Nihal. Seguita dall’amico Res, si avvia quindi verso una nuova meta, che sarà la sua fine, o sancirà un nuovo inizio.
STILE E SCELTE NARRATIVE
L’idea di sviluppare questa narrazione con una storia di fondo, alternata a tre storie distinte che cominciano sulle note di un liuto funziona alla grande. Già dopo poche pagine si respira, nelle descrizione accurate e nei commenti degli astanti, l’ambientazione tipica che ci riporta nel Mondo Emerso.
Per i tanti lettori che come me sono rimasti molto affezionati a Nihal, è un piacere avventurarsi con la prima storia nel passato dell’eroina e nelle sue origini, nel suo essere una figura così speciale, un’eletta. Ci si abitua presto ai tempi narrativi e, piombati nella narrazione ci si dimentica della locanda, del menestrello, e di tutto il resto.
La prima storia è equilibrata, attenta, con un pizzico di tensione, ma ricolma di speranza, tra le tre è quella che mi è piaciuta sicuramente di più.
Come raccontato in una recente intervista (che trovate qui) la Nihal ritrovata è cresciuta, e riflette l’esperienza di mamma della scrittrice e la sua maturazione. Questo è ben visibile nella Nihal della seconda storia, ma il racconto è intriso di così tanti elementi negativi da divenire davvero troppo pesante in alcuni passi.
La situazione di serenità con cui comincia la storia è già turbata di suo da una Nihal pensierosa, agitata, costantemente tesa a pensare di perdere ciò che ha. Da questo incipit si parte senza pietà con: sofferenza e preoccupazione per Sennar, combattimento con Sennar, ricerca disperata di una cura, aiuti discreti ma mai efficienti dagli huyè, rabbia e razzismo degli elfi, negatività, paura, terrore, ansia, mancanza di fiducia verso Klarath. Poi, risoluzione della vicenda. Poco dopo, arrivo degli elfi, violenza, combattimento, processo, ingiustizia, torture orchesche fatte a danno di Klarath (unghie strappate, denti tirati via), morte di Nihal. Sicuramente una storia forte, ma forse troppo, appesantita all’eccesso da un excursus di negatività, paura e violenza. La storia è credibile e sta in piedi tutta, ma ci sarebbe stato maggior realismo con un alternanza di emozioni diverse e non unilaterali.
La terza storia mostra invece come Nihal torna in vita e combatte al fianco dei deboli offrendo la sua spada e la sua generosità in un tempo che non le appartiene più. Anche questo racconto tiene incollati i lettori alle pagine, a maggior ragione perche si condensa col finale. Tornare in vita, tra film e giochi di ruolo, ci ha sempre insegnato che i redividi non sono mai come erano prima, invece in questo caso, dopo pochi giorni di sbandamento, Nihal torna in forma ed è perfettamente cosciente di sé. Fare un respawn dopo un secolo è una cosa abbastanza sconvolgente, specie perché sia Sennar che Tarik sono morti quando lei ritorna e forse con un po’ troppa facilità lei si lancia in questa nuova avventura. Sarebbe stato più interessante mostrarci maggiormente i pensieri e le insicurezze del personaggio, per rendere più credibile una cosa così imprevedibile come il ritorno in vita.
Il finale, ben scritto e colmo di sorprese, apre una porta sul futuro di Nihal, che può finire romanticamente alla ricerca della sua fine, o vivere altre avventure in questo mondo in cui cammina, del quale non fa più parte, ma che le deve davvero molto.
– Luca Scelza –
Cronache del Mondo Emerso: Le Storie Perdute – Recensione
Luca Scelza
+Personaggi ben caratterizzati
+Scrittura fluida e appassionante
+Nihal
-Emozioni troppo pesanti in alcuni passaggi
-L'ultima storia risulta a tratti poco credibile