Non molto tempo addietro, avevamo parlato di Georges Méliès, il padre del cinema fantastico e fantascientifico. Con questo articolo, oggi, si vuole continuare l’approfondimento; l’intenzione, infatti, è quella di ripercorrere le tappe – fondamentali e non – del cinema dell’immaginario. Capire e approfondire, scoprire e ritrovare, osservare e poter apprezzare.
Ci troviamo sempre a Parigi, all’inizio del XX secolo, e qui c’è una persona che ha affrontato una vita artistica ricca di svariate esperienze, dall’illusionismo alle caricature, passando per la fotografia, fino ad arrivare al nascente mondo della produzione cinematografica. Sto parlando di Émile Cohl, al secolo Émile Eugene Jean Luois Courtet, conosciuto anche come il padre del cinema d’animazione, a cui si avvicinò in età avanzata, quasi a completare in divenire il suo percorso artistico ad ampio spettro.
Il nostro caro Émile, nato e cresciuto a Montmartre in una famiglia di umili origini, scopre ben presto la sua vocazione per l’arte, in particolare il disegno caricaturale. Infatti, a 20 anni, fa conoscenza di Andre Gill, uno dei più importanti disegnatori satirici parigini dell’epoca. La sua fama comincia a crescere, al pari dei suoi interessi, e non ci si potrebbe aspettare di meno da un uomo di fantasia che prende parte all’intensa vita culturale parigina di fine Ottocento. Frequenta, in particolare, due cerchie di artisti, che saranno fonte di ispirazione fondamentali per la sua futura produzione cinematografica: gli Hydropathes e gli Incohérent. Quest’ultimo gruppo in particolare, che predicava un’arte all’insegna del divertimento, della dissacrazione condita da una forte carica umoristica, anticiperà arti e attitudini che verranno riprese svariati decenni più tardi, nel Dadaismo prima e nel Surrealismo poi.
Verso il 1905 incomincia a lavorare per la Gaumont, casa cinematografica fondata dieci anni prima. Qui svolge i più svariati ruoli, fino ad arrivare, nel 1908, anno in cui realizza, completamente da solo il suo primo cortometraggio: Fantasmagorie è un disegno animato che gioca nella sua interezza con la metamorfosi di una linea, tracciata su uno sfondo nero. È il primo lavoro di animazione in assoluto del genere e, nonostante la breve durata, sono stati necessari ben 700 disegni per completarlo.
Tutti i suoi primi lavori si caratterizzano con l’assenza di scenografia e la completa libertà del tratto, che rimane infantile, dando ai suoi lavori un impronta originale e inconfondibile. Vi sono personaggi, come Fantoch, con cui Émile continua lo stile a flusso di coscienza, sempre con disegni in negativo, dando l’impressione che i disegni siano stati tracciati su di una lavagna, come detto sopra, da un bambino, che attentamente riporta tutto ciò che pensa. È il mutamento senza fine della realtà – o non realtà – il continuo mutare delle forme e delle cose.
I suoi esperimenti sono innumerevoli: come il collega George Méliès si muove nel campo dei trucchi inventando giorno dopo giorno una nuova finzione, così Cohl prova di volta in volta a creare nuovi mondi e nuovi orizzonti. Ora qui sarebbe difficile se non impossibile cercare di surrogare l’intera produzione di Émile Cohl, per questo vi lascio questo link, in modo che se interessanti avrete modo di approfondire l’immaginario di questo fantastico pioniere, artista, sognatore, “il più vecchio dei parigini”.
– Vittorio De Girolamo –