Se siete dei nostri fedelissimi lettori – e dovreste esserlo – saprete che ci siamo imbarcati mesi fa nell’analisi approfondita di un manga che ha fatto la storia dell’intrattenimento giapponese. Dall’horror all’epico, dall’investigativo al drammatico, negli anni ha sperimentato tante alternative da finire irrimediabilmente col perdere di vista quel tema strettamente generazionale che ne caratterizzava le origini. Vento Aureo ha infatti preso un percorso parallelo alle ortodosse vicende della famiglia Joestar, percorso che esauritosi con l’avvento del nuovo millennio ha spinto Hiroiko Araki a tornare sui suoi passi, riportando la sua creatura in pista e preparandosi a chiudere la saga con un epico finale che ammicca alla sedicente fine del mondo profetizzata dai Maya. Stone Ocean è il primo e unico episodio de Le Bizzarre Avventure di JoJo a essere ambientato in un periodo successivo alla data della sua pubblicazione, ma non si tratta di certo dell’unica novità proposta; essendo l’ultimo tassello del mosaico, l’autore decide di togliersi un ultimo capriccio e formare un cast quasi interamente composto da ragazze adolescenti, mettendo per l’ennesima volta alla prova le sue capacità narrative e il suo talento di fumettista.
Jolyne Kujo, figlia dell’ormai noto Jotaro, si trova rinchiusa nel carcere di massima sicurezza Green Dolphin, un edificio costruito nel mezzo della paludosa Florida e protetto da acquitrini infestati da famelici alligatori. La diciannovenne, riconosciuta colpevole di omicidio volontario, è stata incastrata da un misterioso nemico con l’intento di sfruttarla come esca per trascinare il cauto padre in trappola mortale. Non appena l’uomo si presenta con l’intenzione di fare evadere Jolyne, l’avversario colpisce duramente usando i suoi poteri per privarlo sia dello stand che della memoria, infierendogli danni capaci di farlo sprofondare in uno stato comatoso prossimo alla morte. Nonostante la situazione disperata, la nuova Jojo – che, per la cronaca, odia essere chiamata con tale appellativo – sacrifica la sua unica possibilità di fuga per mettere in salvo le spoglie paterne e prepararsi a una impari battaglia atta a riconquistare il maltolto.
Benedetta dallo strabiliante potere di tessere un filo mistico, la giovane inizia a scoprire sulla propria pelle la dura realtà carceraria, ribellandosi ai diversi soprusi e gettando le fondamenta per le prime alleanze. Hermes Costello, sua prima vera amica, insegna lei tutte le regole che dettano il traffico di beni e informazioni in prigione, riuscendo ben presto a rintracciare l’oggetto al cui interno è sigillato il potere dello stand sottratto ai Kujo. A grande sorpresa di Jolyne, lo sconosciuto avversario non intendeva appropriarsi di quello strabiliante talento, bensì desiderava carpire dei ricordi che gli permettessero di ricostruire il contenuto del diario del suo maestro, manoscritto letto da Jotaro poco dopo gli avvenimenti di Stardust Crusaders e distrutto perché nessuno potesse avervi accesso.
Nella speranza di riuscire a salvare il padre, Jojo organizza uno scambio con l’organizzazione che conserva le spoglie genitoriali in modo che vi possano restituire parte delle facoltà e fomentare in lui un barlume di vita; l’urgenza della procedura spinge ad adottare una strategia rocambolesca che espone pericolosamente la ragazza e rivela ai lettori l’identità dell’antagonista. Riconosciuta finalmente come potenziale minaccia, Jolyne viene trasferita nell’ala ove risiedono i criminali più efferati e sottoposta a trattamenti umilianti che, però, non riescono a fiaccarne l’animo nobile e coriaceo tipico dei Joestar. Qui la trama prende pieghe impreviste, accelerando gradualmente il ritmo fino a raggiungere cadenze insostenibili combacianti con la fuga dal carcere e il susseguente scioccante scontro finale.
Stone Ocean è una fine adeguata per l’epopea pluridecennale de Le Bizzarre Avventure; l’atmosfera, più vicina ai primi tre capitoli, ricalca ampiamente dettagli minori colmi di reminiscenze come il carattere della protagonista, il quale mostra similitudini non indifferenti con gli eroi della trilogia originale. Questo sesto episodio risulta essere un omaggio che l’autore dedica alla sua stessa creazione, quasi un tentativo di creare un’esperienza ciclica che abbracci uniformemente l’universo da lui partorito ricollegandone tutti i temi trattati in un climax memorabile sia sul piano grafico che su quello espositivo.
Lo stile di Araki è oramai indissolubilmente legato a rappresentazioni efebiche, non sorprende quindi scoprire che anche il gruppo di Jolyne subisca lo stesso trattamento caricandosi di una mascolinità ambigua che ha fatto piovere critiche sulle effettive capacità tecniche del mangaka. L’autore, in risposta a queste osservazioni, pare abbia sollecitato i fan a concentrarsi sull’aspetto emotivo e psicologico dei personaggi, piuttosto che fissarsi sul loro aspetto esteriore, e ha parzialmente canzonato i suoi detrattori modificando la sessualità di un coprotagonista a fumetto già inoltrato. Il fatto di aver scelto un team femminile permette altresì all’artista di sbizzarrirsi in una interminabile creazione di costumi e vestiti, sfogando la sua nota passione per la moda anche sostituendo molti dei classici riferimenti musicali con altrettante citazioni rimandanti a stilisti e brand di lusso.
Non si pensi che il capitolo in questione sia esente da problemi, anzi! Stone Ocean è considerato da molti come l’episodio più debole dell’intera opera a causa di un intreccio troppo rimaneggiato che è afflitto da una notevole incapacità nel mantenere una parvenza di coerenza. Successivamente all’ottima prima metà, caratterizzata da una buona struttura e da un’atmosfera che molto deve ai film hollywoodiani, si sprofonda in una serie di accadimenti alternati in rapida successione che si susseguono in maniera fragile e traballante, lasciando trasparire che molti dei colpi di scena secondari siano stati gestiti sommariamente e senza troppo criterio. Tra gli esempi più marcati menzioniamo l’alterazione repentina del principale avversario che, senza troppe giustificazioni, cambia carattere con la leggerezza tipica dei ninja esiliati di Naruto, ma altrettanto grave è lo scoprire le potenzialità completamente folli collegate al controllo climatico inserite quasi esclusivamente per destabilizzare il pubblico. Il crescendo che precede il duello finale, di fatto, è intervallato da avvenimenti superflui e ridondanti, soprattutto nel momento in cui l’autore cerca di guadagnare tempo scomodando tre fratellastri dai poteri strampalati che mai erano stati nominati e che a nulla contribuiscono all’evolversi della vicenda.
La sesta parte delle avventure dei Joestar, sebbene non si sia ricavata uno spazio nel cuore dei fan comparabile ai capitoli precedenti, ha innegabilmente ammaliato per l’estrema cura riposta nel disegnare protagonista e capi di abbigliamento, permettendo al manga di espandere le proprie frontiere nel mondo delle illustrazioni di moda al punto da essere associato direttamente alle grandi marche. I seguaci più tradizionalisti, invece, hanno trovato appagamento nel discutere ampiamente della relazione tra la nemesi dell’episodio e il suo popolare mentore (che non menzioneremo per non fare spoiler), scalpitando al punto da convincere la casa editrice a pubblicare ben due romanzi che, seppur non riconosciuti nel canone, sono stati in grado di fornire risposte e indiscrezioni. Dopo molti anni, inoltre, la Capcom ha deciso di attingere nuovamente alle immagini inchiostrate da Hirohiko per ampliare il rooster del gioco Street Fighter 4, facendo combattere una lottatrice che, come accaduto in precedenza, deve a lui molta dell’ispirazione nel design.
Tutto sommato Stone Ocean è una lettura indispensabile per ogni aficionado “arakiano”, garantendo un’esperienza graziata da idee brillanti che ogni tanto spintonano per farsi notare nel marasma del senza-senso e accompagnata da un’ambientazione penitenziaria caratterizzata divinamente. Ulteriore, ma principale, giustificazione per resistere fino alle ultime pagine è la giusta conclusione di un manga iniziato tanto di quel tempo fa che il suo disegnatore ha fatto in tempo a cambiare stile e a scordarsi la tecnica adoperata agli albori.
Si tratta di un epilogo commovente, definitivo e che non permette in alcun modo un possibile seguito… pertanto si è optato di proseguire le pubblicazioni con una serie interamente spogliata del nome de Le Bizzarre Avventure di JoJo che andasse a rivedere il passato della saga: Steel Ball Run.
-Walter Ferri-