I viaggi sono il pane quotidiano di un avventuriero, la sua Patria una terra straniera.
Per chi ha il civico da qualche parte al di là delle insenature rocciose dell’Isola, coperte d’alghe e dei doni scintillanti delle mareggiate, ogni brezza di mare è un invito al viaggio, non fosse che con la fantasia.
Se quello che conta non è la meta, ma il viaggio stesso che ci attende, ancora di più stavolta l’esplorazione stessa è il tesoro. Allora armi e bagagli, belle indigene, curiosi forestieri! Scopriamo insieme questo forziere di tesori che è la visual art di Catherine Nelson.
Australiana, classe ’70, la Nelson è pittrice, in Australia prima ed in Inghilterra poi, creatrice di effetti visivi per film come Moulin Rouge, Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban e 300. Mica robetta.Epperò nel 2008 lascia questi mondi (meglio, li usa a mo’ si trampolino) e si tuffa nella nuova avventura della fotografia.
Ma come a Cyrano de Bergerac, viaggiando tanto quanto hanno fatto loro, (Catherine ha lavorato in giro per tutta l’Europa e l’Australia) le sono rimasti addosso polvere di stelle e ritagli di nebulose, scivolando trafelata sulla musica degli astri. Quando, rientrando nel suo studio con l’intenzione di restare e creare una sua propria arte, aprì il suo vaso di Pandora pieno di venti e di ricordi dei continenti che aveva solcato con gli occhi e il cuore, il risultato fu subito incanto.
“A painter with a camera”, Catherine ha congiunto la fotografia con un’ emozionata interpretazione degli effetti visivi, figlia degli anni di studio come pittrice. Così sono nati i suoi Imaginary Landscapes, e le Future Memories, gli Other Worlds e le altre fantastiche serie di lavori.
Lavori che sono stati in mostra in Cina, Corea, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti ed Europa, e che hanno riscosso grande successo e letteralmente conquistato l’attenzione dei collezionisti d’arte in città come Sydney, Parigi, Los Angeles, Pechino e Seoul. Le terre di Catherine Nelson sono mondi in miniatura, suggestive evasioni che tanto ricordano gli asteroidi del Piccolo Principe, realizzate giustapponendo centinaia di fotografie.
Solo che qui l’attenzione si focalizza di volta in volta su un tema emozionale diverso, aprendo una porta sempre nuova su un cuore pulsante di colore. Vivido, rorido, distopico, eppure incredibilmente rasserenante nella raffigurazione di queste realtà impossibili.
Perché se nessuno di questi mondi esiste, è tuttavia assolutamente reale, per quanto implausibile, nella mente di chi guarda. E ciò perché ognuno di essi richiama da subito nello spettatore una precisa sensazione.
Un giugno esploso nel calore del primo crepuscolo, crepitante di tonalità rossicce, di petali e ciuffi di felci, ninfee, s’insinua in una spiaggia oceanica, vergine e bruna, svettante di palme dinoccolate contro il cielo di un rosa tenero. È una terra benedetta, dove si potrebbe finire nel finale di Onda su Onda, o alla fine di un amore finalmente dimenticato.
Una notte fredda e tersa si riflette in un lago con tutte le sue luci, le chiome appena smosse dal vento della sera, suggerisce un’attesa di novità, di stimoli che spengano la malinconia e la tenebra. E ci sono di paesaggi sognanti, un respingente frattale scomposto di ali gabbiano, mondi lugubri, paradisi di primo autunno e inferni paludosi.
L’addensarsi delle nuvole l’attimo prima della tempesta, il limitare della foresta come una schiera di verdi e silenti soldati, sullo spazio aperto di uno sconfinato acquitrino, dove muore improvviso l’ultimo giorno d’inverno.
Scegliete pure da voi la vostra terra incantata, o anche non lasciatene nessuna inesplorata, l’opera omnia la trovate sul suo Sito Ufficiale .
Dall’Isola è tutto, noi instancabili cacciatori di bellezze naturali vi salutiamo con le parole di Agostino, che di viaggi dello spirito ne sapeva qualcosina. “Da dove, dunque, e per dove entrarono queste cose nella mia memoria? Non lo so. Le appresi non già affidandomi a un’intelligenza altrui, ma nella mia riconoscendole e apprezzandone la verità, per poi affidarle ad essa come a un deposito, da cui estrarle a mio piacere. Dunque là erano anche prima che le apprendessi; ma non erano nella memoria.”