Concerto, spettacolo, assurdo strip… sospendete l’incredulità e godetevi un viaggio nella evocativa fantasia dei Tri Yann!
Talvolta quando si è innocenti fanciulle ci si ritrova a concerti di gente (quasi) sconosciuta, almeno in Italia, ignorando in realtà cosa si possa trovare. Così capita di assistere all’unica performance italiana (in quarant’anni di carriera!) di tre pimpanti vecchietti dalle croccanti giunture, vestiti come dei carri allegorici, che prima della fine della serata si ritroveranno in canottiera e calzoncini.
No, non è un serata di burlesque, ma un tipico concerto dei Tri Yann, i “tre Gianni” di Nantes, un gruppo nato nel 1970 quasi per caso, dall’ amicizia di tre (allora giovani) musicisti con la passione per la tradizione bretone che proprio in quegli anni stava godendo di una notevole riscoperta, soprattutto grazie all’ attività dell’arpista Alan Stivell (ma questa è un’altra storia).
Sta di fatto che nel giro di pochi anni i Tri Yann an Naoned (i tre Gianni di Nantes, appunto, definiti così in lingua bretone dallo sparuto pubblico dei primi strimpellamenti), Jean Chocun, Jean-Louis Jossic e Jean Paul Corbineau, diventano professionisti. L’originale trio si allarga e cominciano ad elaborare la componente teatrale dei loro concerti e soprattutto i loro tipici ed esagerati costumi di scena, degni di Renato Zero dei tempi d’oro (in effetti sono dello stesso periodo a ben pensarci). I tre pescano a piene mani nella più classica tradizione fiabesca, dai racconti, dai romanzi cavallereschi, dai canti marinareschi e chi più ne ha più ne metta. L’idea di fondo è quella di condensare tutte le suggestioni possibili, dal passato al presente, dalla Scozia alla Bretagna e dall’Irlanda: un mix abbacinante di culture e di tradizioni fantastiche, tutte tradotte in stoffa e musica!
E così nella quarantennale storia di questo gruppo sfilano sul palco castelli di cristallo, fari di Bretagna, bizzarri gabbiani, meduse giganti e assurdi galli con kilt di piume argentate.
I costumi sono in realtà la rappresentazione visiva (mascherata, esagerata, imbellettata) delle loro canzoni, dove i legami con la tradizione letteraria e con la storia della Bretagna si trovano accanto a tematiche pacifiste, ecologiste e pure culinarie.
Sulle note delle ballate si può finire tanto sul ponte del Lancastria, (affondato durante la Seconda Guerra Mondiale), quanto negli abissi marini, ad incontrare la sirena Morgana e le perdute rovine della inabissata isola di Ys(Lorc’hentez Kêr Is) o a deprimersi per la triste storia d’amore tra due pesci(La solette et le limandin) o ancora si può assistere all’incontro tra la bella Koridwen e le rouge de Kenholl. Sono piccoli riferimenti di tradizioni e leggende minori, come Naïk ar bihan, fille folette, (a parte la più famosa leggenda di Ys, ma questa è un’altra storia) e districarsi tra gli spunti che possono aver dato origine ai singoli brani significa addentrarsi tra le pieghe della “piccola” e della “grande” storia, più o meno inventata e più o meno fantastica (significa anche maledirli per la mancanza di qualsivoglia traduzione in una lingua conosciuta di molti brani, ma su questo sorvolerò). Del resto è proprio dalla storia e dall’ impossibilità di conoscere i fatti così come sono realmente accaduti che si inizia a fantasticare: non seguono un’unica linea di riferimenti mitologici o in genere tradizionali, né tantomeno hanno creato un proprio mondo fantastico. Si limitano ad evocare atmosfere che pure si ritrovano nei ricordi d’infanzia, stratificati da centinaia di favole e fiabe più o meno antiche e più o meno cristianizzate.
Detto questo definire fantasy la loro musica è una forzatura perché non è puramente fantasy, almeno non nel senso comune del termine. Non mancano nobili cavalieri, certo, e nemmeno epici scontri di grandi (e inutili) battaglie (Le Retour de la croisade), e pure razzie dei cattivi (Ar vikinged). Ma possiamo dire che è quel tipo di fantasy (o così mi piace pensare) che il vecchio Michael Ende avrebbe potuto apprezzare: liberamente folle e zeppo di riferimenti storici e mitologici attorcigliati e confusi dalla fantasia.
Prima di salutarvi definitivamente, vi lascio con il video del concerto organizzato per festeggiare i 30 anni di questo fantastico gruppo:
–Chiara Boem–