Labirinti, castelli e sciabole: un resoconto sulla capitale ungherese come non ne troverete mai su una guida turistica (per fortuna).
L’Illyonista non fa turismo. Dopo aver letto tutti quei libri col solito gruppo di disgraziati che vaga da una parte all’altra del mondo, non può accettare l’idea di essere un turista. L’Illyonista viaggia, erroneamente fiducioso nella resistenza delle proprie gambette poco allenate. Egli è consapevole che camminare sino alla meta è l’unico modo per: distruggere l’anello del potere, uccidere il tiranno, salvare la principessa, trovare la spada magica, fare gare di indovinelli con draghi e sgorbi mutati e passare di livello, così non dovrà preoccuparsi del viaggio di ritorno, tanto a quel punto avrà duemilaquattrocentoventisette punti vita e chi l’ammazza più.
Desideroso di onorare la giusta tradizione, sono montato in sella e mi sono avviato verso la mia destinazione. Il cavallo però me l’hanno sequestrato all’imbocco dell’autostrada, la spada e la balestra alla dogana. Così ho preso l’aereo. Ah, andavo a Budapest. Forse se avessi preso lo svincolo per Mordor tutto questo non sarebbe successo.
L’Illyonese, ossessionato dal bisogno di trovare una leggenda che dia una spiegazione poco plausibile ad ogni minima scempiaggine, studia la storia. Per tale ragione sia io che voi sappiamo che Buda e Pest una volta erano due città diverse e separate, ognuna su una sponda del Danubio. In più sappiamo anche che ci sono i palazzi degli Asburgo, la residenza ungherese (sì, Budapest è in Ungheria) della principessa Sissi, stazioni ferroviarie in stile Art Nouveau e via dicendo. Di questo, ovviamente, non ce ne può fregar di meno. Lo spericolato viaggiatore isolano va in cerca di ben altri tesori e, scoperto improvvisamente che sulla collina di Buda c’è un castello, sa già dove deve andare per trovarli.
Poi scopre che del castello medievale è rimasto giusto un torrione scalcinato. Ma guardandosi intorno cosa vede? Arcieri e aquile. Trappole per turisti, insomma. Però lui ci casca volentieri: è lì per quello, alla fine. Per cui, se per cominciare la vostra vacanza, il vostro epico viaggio, volete farvi fotografare con un rapace grosso quanto voi su un braccio, siete già nel posto giusto. C’è da dire che Budapest è economica, eh. Vi chiederanno appeeeena due euro. Stessa tariffa per fare qualche tiro con un originale arco composito fatto a mano, e scoprire che non siete capaci di prendere un bersaglio a 7 metri. Dopo che l’avrete fatto, nessun arciere capace di colpire l’ala sinistra di un’allodola in volo vi sembrerà così tanto sfigato. E ricomincerete tutte le vostre partite scegliendo l’arco come arma di base.
Ora, le associazioni contradaiole di Siena, Arezzo, Pisa, Venezia, Asti, Alessandria, Barletta, Monteriggioni, Castelnuovo, Castelvecchio, Castelmarcio, Castelcosìcosì, Genova Quarto, Genova Quinto, Genova Brignole, Genova Piazza Principe, Genova Forza Samp, il Palio dei Micci di Pozzi, quello dei Barocci di Gatteo e il signor Marcello Nanni vulgo “Calcagno” (il mio salumiere) si sono indignati dicendo che anche loro offrono spettacoli di falconeria e di tiro con l’arco, e che io starei cercando di dirottare i lettori lontano dal Bel Paese, con grave danno per l’economia e l’immagine del fangoso stivale italico. Nulla di più falso! Ma leggete sotto e vedrete che a Budapest c’è dell’altro. È scritto in maiuscolo, proprio qui sotto. Sì, sì, saltate pure qualche riga e l’immagine, tanto che mi cambia?
L’Illyonaro non curiosa in giro. L’Illyonaro esplora, per tutti gli Dèi. E qui trova pane per i suoi denti. Sìììì, perché a Budapest c’è il DUNGEON. Un labirinto medievale sotterraneo con poca illuminazione che è stato usato come prigione per secoli ed è stato aperto al pubblico solo da pochi anni. Mica pizza e fichi. Roccia, ragni e umidità vi attendono in un percorso lungo – per ora – un chilometro e mezzo. Con buone probabilità, nelle sezioni ancora chiuse ci stanno le tribù dei Goblin, altrimenti perché chiuderle? E ora beccatevi il meglio: in questo luogo ameno ha svernato per qualcosa come dieci anni nientemeno che il buon vecchio Vlad Tepes, in arte Dracula, che avrebbe fatto incavolare una volta di troppo il Re d’Ungheria sposando sua figlia di nascosto, la stessa che poi si sarebbe buttata nel fiume dall’alto del castello. Sì, come nel film (lascio stare il romanzo perché quella roba fa schifo). La mia speranza che da qualche parte ci fosse anche la Bellucci con le sue due amichette che spuntavano nel letto di Keanu Reeves è stata delusa, ma a voi potrebbe andare meglio. Ad ogni modo è un tantino improbabile che il nostro principe delle tenebre abbia trascorso seriamente dieci anni qui dentro. Io ci sopravviverei sì e no una settimana, e l’ho ammazzato in almeno un paio di videogiochi. In più non si capisce dove avrebbe trovato il tempo di impalare tutta quella gente. Comunque che sia, il Labirintus vale il vostro tempo. Tra fontane gotiche, cripte, nicchie e gabbie di ferro battuto è un parco giochi per balordi poco cresciuti, quindi direi che va bene.
È ora di cena. No, non mi importa un accidente se sono ancora le undici di mattina, è ora di cena. E l’Illyonante non cerca ristorantini: vuole un posto dove mangiare come l’animale che è. Quindi va al Sir Lancelot, che diavolo! Ristorante-taverna in stile medievale, con tavolacci di legno, birra in boccali di terracotta e l’obbligo (non la possibilità) di mangiare con le mani, come avreste sempre voluto fare. E intanto che vi abbuffate con le porzioni titaniche che fanno qua dentro potrete assistere a spettacoli di giocoleria, acrobazia, danza del ventre, duelli e ogni qualsivoglia stupidaggine che somigli a una rievocazione storica.
Tutto questo con un delicato sottofondo di folk metal assordante, mentre le cameriere vi servono vestite – o spogliate – in abiti… diciamo tradizionali. Quando poi la musica cessa, non temete: le cameriere non se ne vanno e alla musica ci pensano gli ungheresi, ormai in buona parte ubriachi, intonando simpatici cori. Voi potrete rispondere recitando i soavi versi della “cantina-buia-dove-noi-respiravamo-piano” o cantare il Nabucco ruttando. E nessuno vi dirà niente! Anzi, qualcuno vi sorriderà pure. A quel punto sarà in ogni caso opportuno chiedersi chi è più ubriaco lì dentro, se voi o loro.
Giunto a questo punto, l’Illyonico, assurto al rango di cavaliere, può anche dar prova di animo sensibile e riflessivo. Quindi, dopo essersi interrogato sul senso della vita, comincia a pensare a dove trascorrere l’eternità e a progettare il proprio sepolcro. Quindi porta le proprie stanche membra al cimitero monumentale di Kerepesi. Ora, Hollywood ci ha insegnato un mucchio di cose su quanto debba essere sinistro, romantico e profondamente figo un cimitero, ma non ci ha preparato a questo. Se siete gente che si veste solo di nero, se avete quella che si può definire una concezione tutta vostra del macabro o se siete una di quelle virtuose giovincelle che leggono romanzetti spazzatura coi vampiri infoiati, contate di perdere almeno un pomeriggio qui dentro. Dolore, disperazione e tragica bellezza vi attendono. E piante d’edera. Non so voi, ma per me l’edera incide.
Se le vostre amiche modelle volessero fare un servizio fotografico che non preveda necessariamente delle tombe c’è anche il castello di Vajdahunyad (si pronuncia proprio così, serrando le labbra, chiudendo un occhio e infilandovi un cucchiaino da caffè in un orecchio), che è un po’ una commistione di tutti i generi architettonici che vi aspettereste di trovare in un castello: romanico, gotico, barocco, rococò, cincillà e didgeridoo. Se vi è piaciuta, l’edera c’è anche qui. Insomma, se siete giardinieri fate domanda di lavoro in Ungheria, ce n’è un gran bisogno.
L’Illyonotto, non necessariamente ugonotto, è anche appassionato di tutto ciò che è antico. Perché, notoriamente, ciò che è antico POTREBBE essere magico. E se può esserlo, lo diventa automaticamente. Budapest è strapiena di musei. L’Illyonotto deve cercare di guardarli tutti – ovviamente! – anche se i suoi piedi imploreranno pietà, sanguineranno e infine lo abbandoneranno, costringendolo a tornare a casa propria sui gomiti. In qualsiasi museo troverete spade, sciabole, martelli da guerra e armature: ognuno di questi oggetti vale di più del vostro condominio, perché bombardati di pietre preziose in maniera oscena. Roba che l’armeria reale dei Savoia a confronto è il mercatino dell’usato. Quindi, se cercate un’arma magica è per forza qui. PER FORZA. Se non è lì, non esiste. Siccome voi tutti volete che esista, siamo d’accordo su come stiano le cose.
Insomma, io a Praga non ci sono stato, ma anche qui di robaccia ce n’è. Si spende poco, il goulash ve lo tirano praticamente dietro, non c’è verso di riuscire a vedere tutto e anche a quel punto ci sarà comunque qualcos’altro a nutrire la vostra fantasia perversa. Ci vedrei bene un raduno per i fanatici del GdR dal vivo, costretti altrimenti a ritrovarsi in una palestra dopo la scuola, nel giardino di qualcuno o nel parco cittadino. Tanto se girate nel quartiere del castello agghindati da cavalieri e dame vi rifate del viaggio chiedendo spiccioli ai turisti in cambio di una fotografia.
E poi ci sono gli strip club a basso prezzo. Toh, alla faccia di Amsterdam.
-Luca Sigali-