Una lettura imprescindibile per gli appassionati del popolo dalle orecchie a punta: i destini intrecciati di uomini ed elfi, in 158 splendide tavole.
In materia di fumetti, fantasy e non, ci sono due scuole: chi cerca storie appassionanti, chi viaggia tra le pagine sotto l’egida di tratto e colore. Il primo volume di Elfi, edito da Panini –di cui vi avevamo già anticipato qualcosa– onora entrambi gli intenti, con immagini suggestive capaci già esse sole di descrivere e narrare, e storie tentacolari e chiaroscurate.
Storie diverse ed autonome, ma che si sfiorano scorrendo lungo le millenarie vite delle belle Lanawyn e Vaalan (Il cristallo degli Elfi Blu), dell’impavido Yfass (L’onore degli Elfi Silvani), del dannato Fall (Elfo Bianco, cuore nero), e quelle,ben più brevi, degli umani che entrano in contatto con loro.
Gli Elfi Blu vivono in simbiosi con l’Acqua dell’oceano, loro elemento. Nei suoi abissi è custodito un cristallo (blu) che, se portato alla luce, permette al suo possessore di riunire tutte le tribù dell’acqua sotto un unico clan, conducendo gli Elfi Blu a una nuova età di splendore, ma che, in mani indegne, è in grado di portare alla rovina. E fin qui siamo immersi nel cliché. E nel blu. Poi però, la vicenda prede una piega tra giallo e noir, con una manciata di colpi di scena tra profezie disattese e morti che parlano, e uno smascheramento finale stile Scooby-Doo, ma d’effetto. Forse per via del copioso spargimento di rosso sangue, che sul blu spicca a meraviglia.
Più debole si presenta “L’onore degli Elfi Silvani”, storia di frustrante vagabondaggio della coppia Llali-Yfass (umana-felj, discendente di druidi, lei, elfo silvano lui), nel tentativo di intraprendere una sfiancante meditazione che l’avrebbe forse, chissà, guidata a percepire il Canto della Terra, e magari a quel punto le città umane le avrebbero dato retta e si sarebbero riconciliate tra loro.
Un bel po’ di variabili e di forse, poi soffocate dal sacrificio dei coraggiosi protagonisti, giovani intenti a smuovere i propri padri dalle loro stantie trincee, sacrificio che non vale comunque a dare ritmo alla vicenda, degna di uno Shakespeare fiacco, spruzzato di new age.
Delle tre storie, è “Elfo Bianco, cuore nero” la punta di diamante del volume. Fall, giovane elfo cresciuto nelle Isole Bianche, all’oscuro delle proprie origini, impara dal padre adottivo l’arte della caccia, inseguendo uno degli ultimi esemplari esistenti di drago bianco.
La narrazione è incalzante, torrentizia, anche grazie a scene sospese tra cielo e terra, tra stelle e ponti, al contempo brune e luminose, restituendo l’estrema costanza di una ricerca letteralmente secolare, che sembra condurre alla realizzazione di una grande impresa, e che invece porterà al compimento del tragico destino di Fall e della sua gente adottiva, consegnandoli entrambi al mito e alle leggende dei sopravvissuti Elfi Bianchi.
Il mondo di Istin&co. non è governato che da un fato cieco e beffardo, dove i personaggi, non impeccabili né invincibili, scelgono liberamente, liberamente sbagliano e scontano i propri errori, a volte quelli altrui, e la giustizia è lasciata ai buoni intenti di uomini e –più spesso– elfi.
Complessivamente, vale tutto il successo che ha riscosso oltralpe. Da leggere d’ un fiato, e poi magari ancora, immagine per immagine.
Ma su questo, avventurieri dell’Isola, attendiamo vostre opinioni! Fateci sapere cosa pensate di questa novità made-in-France, e se questi magici arcipelaghi attirano anche voi trascinandovi fino all’ultima tavola.
—Maria Lorena Di Somma—