Nonostante la generazione attuale sia ormai al tramonto, forse vi siete persi alcuni dei giochi di ruolo meno conosciuti apparsi su Xbox 360: uno di questi è Infinite Undiscovery.
Se non ti chiami Final Fantasy o Dragon Quest, farti spazio nell’universo dei videogiochi di ruolo fantasy, specialmente in Occidente, è molto difficile. Lo era prima e lo è stato durante questa generazione appena conclusasi, ma speriamo che durante la prossima non sia così. Xbox 360, nonostante sia stata una console estremamente americanocentrica (vi basti guardare tutta la serie di servizi “extra giochi” che sono disponibili solo negli USA), ha ospitato tutta una serie di interessanti RPG il quale scopo principale doveva essere quello di rendere la macchina Microsoft appetibile anche per il pubblico giapponese, che ha sempre ampiamente favorito soltanto Sony e Nintendo. La missione alla fine è fallita, ma gli appassionati si sono ritrovati comunque con tutti questi giochi di ruolo che, seppure non eccelsi, meritano comunque di essere giocati. Purtroppo buona parte di essi sono passati in sordina a causa della scarsa pubblicità ricevuta: è il caso di Infinite Undiscovery, un prodotto con molti più pregi che difetti, e che molti di voi probabilmente sentono nominare per la prima volta.
Sviluppato tra il 2006 e il 2008 da tri-Ace, team piuttosto esperto nel campo dei giochi di ruolo (le saghe di Star Ocean e Valkyrie Profile appartengono a loro), e pubblicato da Square Enix, il titolo racconta dell’Ordine, un gruppo di malvagi che ha deciso di incatenare letteralmente la Luna alla Terra per sfruttarne il potere. A voi spetta il controllo di Capell, giovane musicista un po’ codardo, che viene imprigionato a causa della sua incredibile somiglianza con Sigmund, il capo dei “ribelli”, che con i suoi amici ha intrapreso un viaggio per cercare di spezzare tutte le catene e sconfiggere l’Ordine. Dopo le prime vicissitudini, il ragazzo si unisce al gruppo per aiutarlo nella difficile impresa. La trama inizialmente sembra piuttosto banale, ma col passare delle ore riesce ad appassionare, specialmente dopo la metà dell’avventura, quando vengono svelati colpi di scena che molti potrebbero non aspettarsi (me compreso, lo ammetto).
Ma che tipo di gioco di ruolo vi trovate davanti? Niente combattimenti a turni in stile Final Fantasy VIII: si può muovere liberamente Capell per il mondo di gioco in compagnia di altri 3 membri, gestiti completamente dalla CPU, e ingaggiare le battaglie contro i nemici in tempo reale, utilizzando i tasti del controller in varie combinazioni per incatenare combo e attacchi speciali. L’Intelligenza Artificiale fortunatamente funziona molto bene, tanto da non far rimpiangere l’aggiunta di elementi tattici più approfonditi o la possibilità di gestire il party in multiplayer (cosa che sarebbe comunque stata gradita).
Non che il titolo sia esente da difetti: quello che più pesa su tutti è la scarsa durata dell’avventura. Se solitamente chi compra giochi può rivolgersi agli RPG aspettandosi di rimanerci attaccato per non meno di una settantina di ore, con Infinite Undiscovery dovrà accontentarsi di un quantitativo di tempo ben più modesto (20-25 ore, considerando le missioni principali e buona parte di quelle secondarie – una media decisamente bassa, lo so). Un’altra cosa che potrebbe dare fastidio a molti è la mole di personaggi che finirete con l’avere nel vostro gruppetto: verso la fine dell’avventura vi ritroverete tra i piedi 18 diversi protagonisti, col risultato che non avrete mai un’idea chiara di abilità e debolezze di ognuno di essi, senza contare che i loro background praticamente sono solo abbozzati o del tutto inesistenti.
Quindi? Lo si compra o no questo gioco? Personalmente, vi dico di sì: non date troppo peso alle recensioni negative delle testate giornalistiche di settore, che troppo spesso si basano su fattori troppo oggettivi. In più, ormai è reperibile in rete per due soldi, e si tratta comunque di un buon gioco di ruolo; considerando, poi, che di prodotti prettamente fantasy non ce ne sono mai troppi, è bene approfittarne. Tra l’altro anche graficamente parlando il titolo si difende bene, e pure la colonna sonora è veramente bella. Doppiaggio e sottotitoli sono disponibili solo in inglese, ma ormai dovreste esservi abituati al trattamento che viene riservato, tranne qualche raro caso, agli appassionati nostrani di GdR che vogliono giocarsi un titolo meno conosciuto.
Chi di voi ha dato fiducia ad Infinite Undiscovery, come l’ha trovato?
– Mario Ferrentino –