La Storia Medievale vi annoia e vi spaventa? Tutti a lezione dal buon Martin allora! Continua il viaggio di Isola Illyon alle radici del successo de “Il Trono di Spade”!
Dite la verità, a scuola la Storia con la S maiuscola non riscuoteva le vostre simpatie, soprattutto quella medievale e rinascimentale: i più fortunati finivano quindi per passare la lezione a fissare la compagna (o il compagno) di classe carina/o e i meno fortunati semplicemente si abbandonavano dolcemente tra le braccia di Morfeo; il tutto mentre la Prof disquisiva di complicatissime diplomazie tra casate nobili, matrimoni, tradimenti, incesti, stupri, assassinii politici e follie di Re, Lord, Baroni, Ducaconti di fantozziana memoria e chi più ne ha più ne metta …vi fa venire in mente qualcosa? Bravi, parliamo de “Il Trono di Spade”.
Historia Magistra Vitae
È proprio vero, e per fortuna c’è il fantasy (e Isola Illyon) a coprire queste lacune. Non è una novità che scrittori ed inventori di mondi, all’atto della creazione dei propri Universi Espansi, peschino a piene braccia dagli eventi passati del nostro pianeta per modellare le proprie creazioni. Non c’è epoca né latitudine che non siano state prese come “negativo” per costruire realtà immaginarie, dall’Impero romano ai Regni della Cina, dal Giappone dello Shogunato alle civiltà precolombiane.

Storia, medioevo, leggende e fantasy.
Il perché è molto intuitivo: nulla regala a un mondo immaginario sostanza come la ricostruzione di una verosimiglianza storica riferita alla realtà del lettore e, soprattutto, la Storia rimane una fonte inesauribile di idee letterarie. Mai come in questo caso si può dire che la realtà (storica) superi la fantasia. Tolkien stesso disse più volte che la Terra di Mezzo non solo assomigliava, ma che per quanto lo riguardasse era l’Europa, circa 5000 anni prima della nostra era. E se la Terra di Mezzo è in fondo un’allegoria dell’Europa e della sua storia, ma senza precisi riferimenti geografici o politici, Martin dal canto suo porta tutta l’operazione ad un altro livello nel creare il mondo immaginario che ospita le vicende delle “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” e, di riflesso, della serie televisiva. Vediamo come.
Aprite il libro a pagina…
Piaccia o non piaccia la saga del Trono, molti sono concordi nel ritenere che la peculiarità e il successo riscosso dal ciclo di romanzi risieda nell’estrema aura di realismo che emanano. In parte dovuta a tecniche di scrittura come la POV che sono state sviscerate in altri articoli, ma soprattutto alla verosimiglianza storica. In fondo, sembra di leggere un romanzo storico come Ivanhoe condito con draghi, non morti ed esseri sovrannaturali dalla pelle blu, ovvero sapienti spruzzate di fantasy qua e là. E se è fin troppo evidente citare la Guerra delle Due Rose inglese (anche se vedremo che in realtà Martin si è ispirato a un periodo della storia anglosassone antecedente), il dualismo Lannister/Lancaster vs Stark/York e il simbolo di Casa Tyrell (una rosa dorata appunto) quale uno dei simboli della nazione britannica, ci sono altre analogie magari un po’ meno evidenti ma anche più significative.

La barriera.
In generale, possiamo dire che la storia del continente di Westeros ricalca quasi fedelmente quella inglese nell’arco di un migliaio di anni: da scrittore di lingua inglese è logico che Martin si riferisca alla storia anglosassone, anche se poi in senso lato ci si estende un po’ a tutta Europa. Agli inizi, apprendiamo quindi che Westeros era abitato esclusivamente dagli uomini dei boschi, popolazione seminomade con forti legami con la natura e le foreste, che possiamo far coincidere coi Celti che abitavano le isole britanniche in età preromana. Abbiamo poi la conquista da parte di un Impero, Valyria, socialmente, culturalmente e tecnologicamente molto avanzato (tanto che ci si riferisce più volte nella saga all’ “Acciaio di Valyria” come a esempi di vette di forgiatura mai più raggiunte nei secoli a venire) che ingloba gli uomini dei boschi, organizza città moderne e costruisce la rete stradale di Westeros.
Chi ha detto Impero Romano?!? Eccoci alla conquista romana della Britannia sotto Giulio Cesare, e in epoca imperiale alla costruzione del Vallo di Adriano ai confini con la Scozia, per difendersi dal barbarico Nord delle Highlands povero di risorse e abitato da popolazioni bellicose come i Pitti che non valeva la pena soggiogare. Anche qui, il parallelo con la Barriera di Ghiaccio presidiata dai Guardiani della Notte e posta a difesa contro l’estremo nord barbarico, soprannaturale e percorso da spiriti sembra più che calzante.

Il vallo di Adriano.
Risaliamo la cronologia di Westeros e, dopo il crollo di Valyria (da notare, crollo avvenuto per autoimplosione come l’Impero Romano), troviamo l’invasione degli Andali, popolazioni chiare di pelle e capelli che daranno vita ai Sette regni e alle Case, provenienti da Essos (il continente a Est, controparte del continente europeo anche se presenta elementi asiatici nella saga) e che possiamo far coincidere con l’ondata degli invasori Angli e Sassoni, popolazioni di ceppo germanico che invasero la Britannia dopo la caduta di Roma.
Gli Andali si dividono in sette regni, che vengono conquistati e riuniti sotto il Trono di Spade dalla Casa Targaryen. Casa differente dalle restanti e che si può assimilare alle popolazioni gaeliche dell’Inghilterra: ha ascendenze valyriane più che andale, come i gallesi sono gallo-romani più che anglosassoni, il nome della Casa stessa ha sonorità gaeliche diversamente dalle altre Case, e conquista i Sette Regni grazie a tre draghi, drago che spicca anche sul loro vessillo; il Drago spicca anche sulla bandiera nazionale del Galles, così come sulle maglie dei giocatori della nazionale gallese di rugby (giocatori detti appunto “dragoni”). A completare il quadro, i Dothraki, popolazione nomade allevatrice di cavalli di Essos, guerriera e razziatrice, che fa subito pensare alle orde nomadi delle steppe euroasiatiche quali gli Unni, protagoniste della seconda ondata di invasione barbarica dell’Europa. Erano grandi cavalieri ed arcieri a cavallo, non portavano armature esattamente come i Dothraki e l’assonanza Khal/Khan è fin troppo evidente.
Chi viene alla cattedra?
Scendendo più nel dettaglio della situazione “fantastorica” nella quale si svolge la trama dei romanzi e della serie tv, i rimandi alla storia inglese si moltiplicano. La lotta tra le Grandi Case di Westeros per il Trono di Spade ricorda molto da vicino un periodo della storia anglosassone detto dell’Eptarchia (“Sette Regni”, appunto) datato tra la caduta dell’Impero Romano e l’800 d.c. circa, quando invasioni di popolazioni scandinave misero in crisi la dominazione anglosassone, sostituita definitivamente intorno al 1000 dai Normanni di Guglielmo il Conquistatore. Durante l’Eptarchia, la Gran Bretagna era divisa in sette regni (ma dai?!): Essex, Sussex, Wessex, Kent, Northumbria, East Anglia e Mercia. Come nei romanzi di Martin, uno di questi regni inglobò progressivamente gli altri sei, formando un’unica nazione e fondando la corona inglese.
Il regno in questione era il Wessex: che aveva come stendardo, guarda caso, un drago. Questo periodo ha ispirato un altro ciclo mitico, molto più antico: il Ciclo Arturiano codificato da Chretièn de Troyes. Il leggendario Artù ricevette il regno, già unito, da suo padre re Uther Pendragon che aveva come vessillo, indovinate? Un drago. Per non parlare del Leone Rampante dei Lannister, identico a quello dei Plantageneti di re Riccardo Cuor di Leone, della Rosa dei Tyrell (rosa bianca, York; rosa rossa, Lancaster; sintetizzate poi dai Tudor), e gli intrighi della corte di Approdo del Re ricordano molto quelli che ebbero come protagoniste queste quattro famiglie, tutte dinastie reali d’Inghilterra.
Mi fermo per non farmi odiare troppo, ma è incredibile quanta Storia ci possa essere in un fantasy e quanto grossolanamente si sbagli chi, non conoscendo il genere, ancora sostiene che sia troppo disancorato dalla realtà. Voi che cosa ne pensate? Vi vengono in mente altre analogie? E studiate mi raccomando, che domani la Prof interroga!
-Luca Tersigni-