Eccoci arrivati alla nona parte del nostro speciale sulla saga di The Legend of Zelda. Accontentati i possessori GameCube/Wii con Twilight Princess, è il momento di dedicarsi al “fratello minore”, il Nintendo DS, che tra il 2007 e il 2009 vede la pubblicazione di due capitoli della serie: anche in questo caso non è andato tutto per il meglio, e adesso vi spiegherò il perché.
The Legend of Zelda: Phantom Hourglass (2007)
Per quanto, come già detto qui, The Wind Waker non sia stato di certo l’episodio della serie più atteso e amato, a causa probabilmente del suo stile grafico cartoonoso, Nintendo si è considerata sufficientemente soddisfatta dell’esperimento, e decide di riproporlo anche su Nintendo DS: è così che nasce Phantom Hourglass. La società giapponese, infatti, opta per un sequel diretto di The Wind Waker, ambientato un anno dopo, sempre nel Great Sea. Il filmato introduttivo ci mostra Link e Dazel in procinto di esplorare i mari a bordo della nave pirata della ragazza. Ad un certo punto, l’imbarcazione viene avvolta dalla nebbia, e i due si accorgono della presenza di un vascello misterioso, che Dazel decide di esplorare. Sentendo urlare la ragazza, Link si reca anch’egli a bordo della nave, cadendo però nell’oceano e perdendo conoscenza. Trascinato dalla corrente sull’isola Melka, viene risvegliato da una fata di nome Sceila, e scopre che per trovare di nuovo il vascello fantasma e salvare Dazel deve esplorare varie isole alla ricerca degli spiriti del Coraggio, della Forza e della Saggezza. Ad aiutarlo ci pensa Lineback, capitano fifone di un battello che il ragazzo può sfruttare per attraversare l’oceano.
Come sempre, ci troviamo di fronte alla formula classica di Zelda, composta da esplorazione e dungeon. La prima cosa che colpisce è come gli sviluppatori siano riusciti, nonostante i limiti hardware della console, a ricostruire una versione di Wind Waker in miniatura. Certo, il paragone con gli splendidi colori pastello del titolo GameCube risulta comunque infelice, ma il comparto cel-shading rende comunque in maniera convincente sui due piccoli schermi del DS. Ancora una volta, poi, Nintendo dimostra di saper gestire davvero nel migliore dei modi il proprio hardware: il touch screen non solo è sfruttato per i movimenti e gli attacchi di Link – e senza far rimpiangere la croce direzionale –, ma anche per prendere appunti sulla mappa (ad esempio, ci sono situazioni in cui ci si imbatte in simboli che vanno successivamente “ridisegnati” su muri o porte, oppure in cui c’è necessità di ricordarsi di attivare congegni in determinati ordini, e segnare tutto sullo schermo risulta decisamente comodo), tracciare la rotta del battello, e addirittura disegnare il percorso che deve compiere il boomerang una volta lanciato (tanti enigmi vanno risolti attivando interruttori raggiungibili soltanto tratteggiando sullo schermo i movimenti che l’oggetto deve compiere); anche il microfono va utilizzato in più di un’occasione (ricordo dei punti in cui bisogna urlare per farsi sentire da alcuni personaggi dietro una porta). Insomma, Nintendo riesce a sorprendere ancora una volta. Il gioco offre anche una modalità multiplayer 1 vs. 1, sia in locale che online, dove all’interno di un’arena un giocatore controlla Link con lo scopo di raccogliere delle gemme da portare alla sua base, e l’altro invece prende il comando di 3 guardiani nemici, che deve muovere sul campo da gioco per impedire che l’altro utente completi la sua missione. In tutta onestà, una modalità piuttosto semplice e senza troppe pretese, ma comunque aggiunta gradita, se non fosse che giocare online decentemente su Nintendo DS è da sempre un’impresa decisamente ardua. Ottime, comunque, sono state le vendite globali, che hanno superato ampiamente i quattro milioni.
The Legend of Zelda: Spirit Tracks (2009)
Nel 2009 Nintendo si trova in una situazione particolare: sia Wii che DS sono console incredibilmente popolari presso quella categoria di giocatori cosiddetta “casual” (ovvero quelli che si divertono con giochi “leggeri” come Wii Fit, Nintendogs e Wii Sports). Lo zoccolo duro dei fan non è molto felice di questa situazione, e chiede a gran voce qualche videogame “più serio”. Così la società giapponese, per come ho percepito io la situazione, si è dovuta sbrigare in fretta e furia a rilasciare qualcosa per cercare di tenere buoni questi appassionati: è così che sul mercato arriva The Legend of Zelda: Spirit Tracks. La storia è ambientata alcuni anni dopo Phantom Hourglass, anche se il protagonista non è lo stesso Link, ma una sua reincarnazione. Il nostro eroe è in quest’avventura un apprendista macchinista, e un giorno si reca presso la principessa Zelda per ricevere il certificato che lo autorizzerebbe a guidare ufficialmente il treno per le rotaie del regno. La cerimonia procede senza problemi, ma la ragazza ha un cattivo presagio riguardo la Torre degli Dei, una gigantesca struttura costruita al centro di Hyrule. I due si recano così sul luogo, ma durante il viaggio le rotaie misteriosamente spariscono e i giovani vengono attaccati da Mirona, primo ministro di Hyrule, che strappa l’anima dal corpo della principessa e la sostituisce con quella di Mallard, antica entità malvagia che l’uomo intende risvegliare. I cattivoni a questo punto vanno via, e Link scopre che Zelda in realtà è ancora viva, e il suo spirito può seguirlo e aiutarlo a restaurare le rotaie del regno, sconfiggendo ovviamente il nemico.
Nonostante le premesse e l’ottimo successo di critica e pubblico del predecessore, considero questo gioco un mezzo flop. Un po’ tutto all’interno del titolo non funziona: l’ambientazione è piuttosto piatta e poco stimolante, e non vengono offerte novità degne di nota nel gameplay (la soddisfazione e la sorpresa data dall’uso intelligente del touch screen si era esaurita con Phantom Hourglass) se non il fatto che è possibile risolvere enigmi controllando lo spirito di Zelda all’interno del Phantom Guardian, uno dei nemici, tracciando il percorso che deve compiere direttamente sullo schermo (grazie all’armatura, infatti, il Guardian può attraversare spuntoni o fiamme per attivare interruttori, raggiungere zone normalmente inaccessibili, ecc…). Questa volta niente nave: trovandoci fondamentalmente sulla terraferma, ci possiamo spostare da un luogo all’altro solo grazie ad un treno, e nonostante tutta la varietà che una situazione del genere possa offrire (e che Nintendo si sforza di sfruttare con numerose missioni secondarie), ci si stanca piuttosto velocemente – probabilmente, come me, abbandonerete il gioco prima di completarlo del tutto. Un peccato ma, ripeto, a me onestamente questo Spirit Tracks è sembrato un titolo sviluppato in maniera frettolosa e per tentare di lanciare una fetta di carne ai fan affamati di titoli decenti. Le vendite direi che più o meno hanno confermato la mia impressione, per quanto comunque restino tutt’altro che scadenti: il gioco ha infatti piazzato circa 2,6 milioni di copie in tutto il mondo.
Come recuperare oggi questi due titoli? L’unico sistema è quello di reperire le cartucce originali, ancora facilmente scovabili, specialmente in rete (tra l’altro ci potete tranquillamente giocare anche su Nintendo 3DS). Intanto vi saluto e vi do appuntamento alla decima parte dello speciale su The Legend of Zelda, dove tratteremo dell’ultimo episodio “esclusivo” apparso su home console, Skyward Sword, sempre su Wii.
– Mario Ferrentino –