Il 13 novembre 2009 arrivò sui Wii europei Tales of Symphonia: Dawn of the New World, capitolo che segnò il debutto sulla bianca console Nintendo della saga GdR fantasy di Bandai Namco. Da appassionato, me ne procurai subito una copia, ma rimasi piuttosto deluso dal risultato finale: era facile notare come il gioco fosse stato sviluppato frettolosamente, senza l’aggiunta di meccaniche particolari, con un comparto tecnico abbastanza scadente, pochi personaggi degni di nota e una storia che non si sforzava di allontanarsi dall’essere semplicemente accettabile.
Mi ero rassegnato a pensare che su Wii non avrei mai visto episodi della saga che potessero divertirmi come era accaduto col primo Tales of Symphonia su GameCube, con Tales of Vesperia su Xbox 360 e con Tales of the Abyss su PlayStation 2, e invece il capitolo successivo, ovvero Tales of Graces (2009), sempre in arrivo come esclusiva Wii, sembrava pronto a smentirmi. Bandai Namco, purtroppo, decise che il gioco non avrebbe lasciato i confini nipponici, o almeno non attraverso la macchina Nintendo, perché quasi tre anni dopo la sua uscita (ovvero ad agosto del 2012), la società giapponese lo fece giungere anche in Europa, su PlayStation 3, sotto forma di porting in alta definizione: è così che anche noi, con le lacrime agli occhi, abbiamo potuto mettere le mani su Tales of Graces ƒ (la ƒ sta per “future”, poi vi spiegherò perché).
Come vi illustravo in un mio articolo di presentazione della saga pubblicato qualche settimana fa, ci sono dei punti di forza (trama, sistema di combattimento, caratterizzazione dei personaggi) ai quali gli appassionati fanno da sempre riferimento per giudicare ogni nuovo “Tales of” pubblicato, e completando questo Graces ƒ vi posso assicurare che dopo le circa 60 ore necessarie a risolvere i vari inghippi della quest principale (che raddoppiano tranquillamente nel caso decidiate di completare anche le missioni secondarie, e rischiano addirittura di triplicare se vi cimentate nella raccolta del Trofeo di Platino), si resta decisamente soddisfatti. Parto parlando della storia: il protagonista principale è Asbel, primogenito di Aston Lhant, lord di una piccola cittadina al confine tra Windor e Fendel, due delle principali zone di Ephinea, il mondo dove si svolge l’avventura. Ribelle e un po’ canaglia, un giorno il giovane si avventura col fratello su una collina poco distante dalla sua casa, nonostante gli fosse stato vietato, dove incontra una ragazza misteriosa affetta da una strana forma di amnesia, che decide di potare con sé in città. Poco dopo fa anche la conoscenza di Richard, l’erede al trono di Windor, col quale stringe un forte rapporto di amicizia. A partire da questo punto accadono diversi eventi che preferisco non svelarvi, ma sappiate che la storia, per quanto comunque non al livello di altri capitoli della saga – Tales of the Abyss, penso sempre a te –, è abbastanza piacevole da seguire, e riesce a mantenere la giusta coerenza anche nel finale.
Ciò che onestamente non mi aspettavo è stata la cura nel comparto tecnico: dopo aver visto il mezzo disastro di Dawn of the New World, sono rimasto sorpreso da ciò che gli sviluppatori sono riusciti a ottenere su Wii (lo ricordo, questa versione PS3 è un semplice porting in alta definizione – a parte alcuni effetti speciali e una “ripulita” all’immagine, non sono state fatte modifiche al motore grafico): i modelli poligonali di personaggi e ambienti sono veramente buoni, così come le espressioni facciali dei vari protagonisti e le loro animazioni. Peccato che l’esplorazione sia piuttosto limitata: si può viaggiare per le strade che dividono i vari punti di interesse (città, villaggi, dungeon, ecc…) in pochi minuti, spesso ridotti ulteriormente dal fatto che per raggiungere una città sia richiesto l’utilizzo di una nave (tradotto: la navigazione è un semplice filmato). Molto valida è anche la colonna sonora, con gli immancabili brani delle battaglie (che vi si fisseranno in testa a furia di ascoltarli), e le evocative musiche delle città più importanti. Proprio parlando di battaglie, in questo “Tales of” si è scelto di fare un’importante modifica: non c’è più una divisione tra attacchi semplici e attacchi speciali, o meglio c’è, ma è stata nettamente assottigliata.
Se ricordate, nei precedenti capitoli per eseguire le Artes era necessario consumare i Punti Tecnica dell’apposita barra blu, mentre in Graces ƒ questa è stata sostituita da un semplice indicatore numerico: ora tutti gli attacchi (semplici, ovvero A-Artes, e speciali, B-Artes) richiedono un certo numero di punti di quell’indicatore, e solo se ne abbiamo a sufficienza tra un attacco e l’altro possiamo incatenare le combo. All’inizio, quasi certamente odierete questo cambiamento, lo troverete scomodo, e vi farà più volte imprecare, ma col tempo si acquisisce dimestichezza col sistema e con le decine di varianti che si sbloccano aumentando di livello, e dopo un paio di ore di gioco ci si fa fortunatamente l’abitudine. Molta importanza è stata data anche ai Titoli: se nei precedenti episodi si limitavano spesso a essere soltanto un fattore estetico, ora ognuno di essi porta con sé cinque abilità speciali da imparare, che restano “assegnate” al personaggio anche una volta che il Titolo viene sostituito. Per apprenderle bisogna accumulare degli Special Points che si ottengono insieme ai Punti Esperienza, alla fine di ogni battaglia, o anche completando delle Missioni Request presso le locande di ogni città. Altre aggiunte importanti all’inventario sono l’Eleth Mixer, una macchina che può cucinare delle pietanze autonomamente durante e dopo le battaglie (donandoci vari effetti benefici, come il recupero di punti vita, il potenziamento temporaneo di una statistica o la rinascita in caso di morte) e generare scorte aggiuntive di oggetti in nostro possesso, e la possibilità di effettuare il Dualize, ovvero la fusione di appositi frammenti (ottenuti alla fine di alcune battaglie) con armi, oggetti e armature, per creare versioni potenziate delle stesse – e il sistema funziona talmente bene che, pensate, in alcuni casi si può continuare di volta in volta a potenziare uno strumento senza necessità di acquistarne una versione più “aggiornata” nei negozi. L’unica cosa che personalmente mi sento di criticare è la caratterizzazione dei personaggi: durante la prima parte dell’avventura ci sono alcuni comprimari che sembrano poter offrire spunti caratteriali interessanti, ma ben presto le loro storie personali vengono messe da parte, oppure si rivelano con l’essere più semplici e stereotipate di quanto non si potesse immaginare all’inizio, complici anche scelte narrative discutibili e pochi veri colpi di scena all’interno della trama. Diciamo che gli appassionati sentiranno la mancanza di personalità forti come Jade di Abyss o Regal di Symphonia.
In ogni caso, alla fine di tutto posso ritenermi soddisfatto, e consiglio agli appassionati che ancora hanno dubbi sull’effettiva bontà del gioco di rivolgersi tranquillamente a Graces ƒ. Tra l’altro la versione PS3 offre anche una storyline principale estesa, con oltre 10 ore di gioco aggiuntive che si svolgono sei mesi dopo la fine della trama regolare (quindi nel futuro – da qui la ƒ del nome), e che fanno luce su alcuni aspetti forse un po’ trascurati in precedenza. Niente che cambi radicalmente il giudizio sulla storia, ma è sempre cosa gradita poter giocare di più senza dover sborsare miliardi per i DLC a pagamento (che in ogni caso ci sono, ma sono del tutto accessori). Ne approfitto per darvi un’altra buona notizia: oltre a Xillia 2 e Symphonia: Chronicles, PlayStation 3 ospiterà un altro titolo principale della serie Tales of, annunciato proprio in questi giorni, ovvero Tales of Zestiria, in uscita nel 2015… ma voi sentite veramente il bisogno di passare alla next-gen?
– Mario Ferrentino –